Nautilus UC3: il misterioso sottomarino privato e il giallo della scomparsa della giornalista.Arrestato il proprietario
«È la maledizione del Nautilus, fintanto che io sarò in vita non ci sarà calma attorno al Nautilus». Parole scritte due anni fa non da Capitan Nemo, ma da Peter Madsen, 48 anni, inventore danese e costruttore del mini-sommergibile UC3. E il destino maligno ha colpito ancora portandosi via Kim Wall, 30 anni, una giornalista […]
«È la maledizione del Nautilus, fintanto che io sarò in vita non ci sarà calma attorno al Nautilus». Parole scritte due anni fa non da Capitan Nemo, ma da Peter Madsen, 48 anni, inventore danese e costruttore del mini-sommergibile UC3. E il destino maligno ha colpito ancora portandosi via Kim Wall, 30 anni, una giornalista svedese svanita dopo essere salita a bordo del «vascello nero». Ma forse non c’entra nulla il fato perché la polizia ha arrestato l’uomo accusandolo di omicidio colposo, primo passo che potrebbe essere seguito da altro in quello che è un giallo del mare. Il 10 agosto l’inventore, noto per i suoi exploit creativi e il carattere spigoloso, ha lasciato il porto di Copenaghen. Al suo fianco Kim, brava reporter di 30 anni, autrice di numerosi articoli su giornali e siti famosi, dal “New York Times” a “Vice”. Hanno in programma un tour, lei deve scrivere una storia dedicata ad un personaggio senza dubbio particolare, capace di mettere a punto razzi e altre cose complicate. Che la donna sia a bordo non ci sono dubbi, perché è fotografata da un passante mentre è in torretta del sommergibile. Un piccolo «squalo», lungo circa 17 metri e in grado di portare 8 persone, spinto da motori diesel ed elettrico. È l’ultima traccia provata. Dopo, il mistero. Venerdì il fidanzato della giornalista, allarmato dalla sua assenza, chiama la polizia e ne denuncia la scomparsa. Partono le operazioni di ricerca e la Guardia Costiera non ci mette molto a individuare l’UC3 sempre nella zona di Copenaghen. Ma quando si avvicinano tutto prende una svolta inattesa. Madsen scende sotto coperta e poi risale, lanciandosi in mare mentre il battello affonda a una profondità di 7 metri, nei pressi dell’isolotto di Dragør. Lo «scienziato» è tratto in salvo, successivamente è recuperato il Nautilus. All’interno, dopo una prima verifica, tanta acqua ma non il corpo di Kim. Gli investigatori interrogano Madsen che se ne esce con una versione che pare davvero inventata o quasi: sostiene di aver lasciato la reporter, attorno alle 22.30, su un’isola nelle vicinanze della capitale, non ha idea che fine abbia fatto. Poi aggiunge che l’UC3 è affondato a causa di un’avaria, seguita a problemi emersi durante la navigazione. Lui pensava di affrontare la situazione, però è andata male. I poliziotti non gli credono. Per la semplice ragione che gli esperti, dopo aver esaminato il relitto, affermano che è stato colato a picco deliberatamente. Dunque non si sarebbe trattato di uno sciagurato incidente, bensì di una manovra dolosa e disperata, simile a quella adottata dai narco-trafficanti colombiani che portano la coca in Centro America a bordo di unità semisommergibili. Se li beccano sacrificano la «nave» e il carico. Gli investigatori hanno tre interrogativi da risolvere. Il primo: che fine ha fatto Kim Wall? Il secondo: che cosa è avvenuto a bordo? Il terzo: le ragioni o il movente alla base di questo intrigo danese. L’arresto è comunque in parte una risposta ed avranno 24 giorni di tempo per trovare prove per convalidarlo scavando tra passato e presente. Madsen, uomo di ingegno, è stato spesso al centro di situazioni intricate e polemiche. La sua famosa frase sulla «maledizione del Nautilus» è uscita dopo un contenzioso con un’associazione che lo aveva aiutato con una raccolta fondi per la sua costruzione. Ora, dopo aver esplorato il mare, progettava di andare nello spazio. Un uomo di passioni, lo ha definito un amico. Forse troppe e pericolose. (Corriere della Sera)