Paestum. Torna la stazione del mito con marmi pregiati. Aprì nel 1936 per accogliere Mussolini e Vittorio Emanuele III
Da anni la stazione ferroviaria di Paestum, nel cuore dell’area archeologica, attende una riqualificazione e maggiori servizi per gli utenti. In questa direzione va il protocollo d’intesa firmato tra il Parco archeologico diretto da Gabriel Zuchtriegel, il Comune guidato dal sindaco Franco Palumbo e il pastificio Di Martino con sede a Gragnano. Nell’accordo è previsto […]
Da anni la stazione ferroviaria di Paestum, nel cuore dell’area archeologica, attende una riqualificazione e maggiori servizi per gli utenti. In questa direzione va il protocollo d’intesa firmato tra il Parco archeologico diretto da Gabriel Zuchtriegel, il Comune guidato dal sindaco Franco Palumbo e il pastificio Di Martino con sede a Gragnano. Nell’accordo è previsto anche l’utilizzo, attraverso un comodato d’uso, della sala buffet e della sala d’attesa, un piccolo capolavoro realizzato nel 1936. L’obiettivo è mettere in atto ogni attività utile alla valorizzazione dei beni culturali del Parco archeologico e al sistema culturale e turistico del Comune di Capaccio, anche alla luce del progetto “Acheotreno Campania”, che prevede l’attivazione di un nuovo itinerario di viaggio in treno storico Napoli-Pompei-Paestum, con cadenza mensile (la quarta domenica del mese) con ingresso a condizioni agevolate ai siti archeologici di Pompei e Paestum. Inoltre, di recente, sono state istituite delle fermate per treni lntercity da e per Roma. Da qui la priorità di attuare la riqualificazione della stazione ferroviaria di Paestum, mediante l’uso delle strutture presenti, tra cui i fabbricati dell’ex stazione, la sala buffet e la sala d’attesa che conserva ancora i mobili antichi, con i quali venne allestita nel 1936. Nel complesso immobiliare della stazione di Paestum si trova una delle più belle sala d’attesa italiane, chiusa al pubblico da oltre 70 anni. Marmi preziosi, alle pareti arredamento in stile liberty, velluti e tappezzerie di gran gusto. Un piccolo capolavoro realizzato nel 1936 in coincidenza con l’arrivo a Capaccio del re Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini. La sala fu chiusa al pubblico dopo la fine del secondo conflitto mondiale. E’ rivestita con i preziosi marmi di Calacatta, ed ha i mobili in ricercatissimo stile classico. E’ stata aperta solo ai viaggiatori di altissimo rango. Vi si sedettero Zanotti Bianco e la Zancani Montuoro che l’accompagnava. Così come il principino Umberto. «Nell’ampia ed ariosa sala del buffet della stazione di Paestum vengono servite “mense sibaritiche” a tariffa veramente ragionevole ed il viaggiatore, tra i discendenti dei Pestani che dirigono il Buffet, crederà di riconoscere la decantata ospitalità della Magna Graecia», si legge in una guida degli anni Trenta. Da anni si parla di azioni di riqualificazioni che, con questo protocollo, potrà essere possibile effettuare. «La riqualificazione della stazione ferroviaria rientra nell’ambito delle attività promozionali che già il Parco archeologico e la Fondazione Fs Italiane stanno portando avanti, con cui c’è la massima collaborazione – afferma il sindaco Franco Palumbo – Lungo questa strada dobbiamo muoverci per incrementare la qualità della fruizione oltre che per favorire l’accesso ai consumi culturali di un pubblico sempre più vasto e variegato, per quanto attiene ai musei, alle aree archeologiche, alle mostre e a tutti gli altri eventi culturali». Il Parco avrà in comodato d’uso il piano terra dei locali dell’ex stazione composti da tre locali, per realizzare un punto di accoglienza, di prima ospitalità ed un infopoint. Il Comune di Capaccio fornirà, sostenendone integralmente il costo, sia il personale per almeno nove mesi all’anno, soprattutto nel periodo di maggiore affluenza dei visitatori, nonché i servizi e le utenze, e consentirà l’uso al Parco degli uffici del primo piano per riunioni, dipendenti e collaboratori. Il Pastificio Di Martino avrà la disponibilità dell’immobile dell’ex punto di ristoro e degli spazi verdi pertinenti alla stazione ferroviaria, per un progetto di ristorazione sostenibile, «volto alla valorizzazione della cultura cilentana, quale culla della dieta mediterranea e delle tipicità locali». (La Città)