Parte un nuovo cantiere a Pompei. Osanna: «Il più grande intervento nell’area non scavata dal dopoguerra»
Parte un nuovo cantiere a Pompei. Si tratta «del più grande intervento nell’area non scavata dal dopoguerra» dice il direttore generale Massimo Osanna. I lavori, che dureranno due anni, hanno come obiettivo la messa in sicurezza dei fronti di scavo – ovvero la porzione di terreno che circonda l’area non scavata di Pompei, di circa […]
Parte un nuovo cantiere a Pompei. Si tratta «del più grande intervento nell’area non scavata dal dopoguerra» dice il direttore generale Massimo Osanna. I lavori, che dureranno due anni, hanno come obiettivo la messa in sicurezza dei fronti di scavo – ovvero la porzione di terreno che circonda l’area non scavata di Pompei, di circa 22 ettari – e la ripresa dei cantieri della Regio I, II e III precedentemente bloccati a causa di un ricorso al Tar. Oltre due chilometri di muri antichi saranno oggetto di messa in sicurezza, mentre nell’area non scavata nelle Regiones I-III-IV-VIX si procederà con un intervento di mitigazione del rischio idrogeologico, attraverso la creazione di un adeguato drenaggio del suolo che consentirà di ridurre la spinta del terreno sui muri antichi nel periodo delle piogge. In programma anche un nuovo e scavo nella Regio V, il cosiddetto «cuneo» particolarmente fragile (un’area di oltre 1000 m2 nella zona posta tra la casa delle Nozze d’Argento e gli edifici alla sinistra del vicolo di Lucrezio Frontone). Si prevede che scavo porterà in luce strutture e reperti di ambienti privati e pubblici che contribuiranno ad arricchire la conoscenza del sito con un avanzamento della ricerca. Contestualmente al cantiere, infatti, sarà allestito un laboratorio di studio archeologico dei reperti che saranno rinvenuti e un deposito per la loro conservazione temporanea. «Finora si era sempre proceduto per piccoli interventi di tamponamento sui fronti di scavo, nei punti più critici – dice il direttore generale Massimo Osanna – Adesso si procederà in maniera radicale al consolidamento dei fronti e a risolvere il problema dell’acqua che si accumula nei terreni esercitando pressione sulle pareti e sulle facciate delle domus portati alla luce, che hanno finito per costituire una sorta di argine di contenimento dei terreni che impregnati di acqua piovana vi esercitavano pressione esponendoli al pericolo di cedimento». I lavori procederanno per sottocantieri così da continuare a garantire la fruibilità del sito per i tanti turisti che quotidianamente ne affollano i percorsi diurni e notturni. (Corriere del Mezzogiorno)