Roma. Gli alpini impegnati nell’operazione «Strade sicure» sul lungomare di Ostia
C’è un alpino che tutti i giorni fa la spola sul lungomare di Ostia. Lo vedi passare dalle stazioni Lido e Stella Polare, poi procedere a passo lento sul suo mezzo Lince nelle viuzze a forte rischio microcriminalità. Del resto l’intera zona è a rischio, anche il Municipio locale è stato sciolto e poi commissariato […]
C’è un alpino che tutti i giorni fa la spola sul lungomare di Ostia. Lo vedi passare dalle stazioni Lido e Stella Polare, poi procedere a passo lento sul suo mezzo Lince nelle viuzze a forte rischio microcriminalità. Del resto l’intera zona è a rischio, anche il Municipio locale è stato sciolto e poi commissariato per mafia. L’alpino in questione in realtà è un’alpina, si chiama Serena Natolini, ha 28 anni ed è tenente del 2° reggimento trasmissioni di Bolzano. Biondissima e sorridente con i romani del litorale e con i bagnanti pendolari che scappano da Roma in cerca di una tregua dall’afa. Ma rigorosa e preparata nello svolgere la missione assegnata, la sicurezza di Ostia. «Siamo tenuti a presentarci come agenti di pubblica sicurezza — spiega — E le persone hanno capito che siamo qui per loro. Ci cercano per segnalarci scippi o incidenti, spesso se fa caldo ci portano l’acqua. Ormai ci hanno accolti». Ed era questo, il contatto, il primo obiettivo dell’operazione «Strade sicure» che oggi compie il suo nono anniversario. Non era facile con i mitra a tracolla e antiproiettile addosso tra materassini e ombrelloni con «Despacito» in sottofondo, in mezzo alle persone che cercano al mare una pausa dalla vita e dai tg. L’obiettivo primario è quello di garantire la sicurezza al territorio in tempi non proprio tranquilli di migranti, terrorismo, incendi e siccità. «In un posto di mare facciamo attenzione a tutti gli atteggiamenti sospetti — aggiunge l’alpina — ma soprattutto al modi di vestire: se qualcuno è troppo coperto, può essere già un segnale di cui tener conto». Ma le situazioni potenzialmente a rischio sono molto diverse tra loro: «Una volta abbiamo notato una valigia in un parcheggio — racconta la tenente — Abbiamo creato una bolla di sicurezza e chiamato le forze di polizia con cui siamo sempre in contatto tramite Prefettura. Poi è arrivato il proprietario e ci ha chiesto scusa in ginocchio, ridevano tutti. Meglio così». Procedura rispettata, questo conta. Il format è rigido e vale per le due pattuglie che vigilano su Ostia con sei uomini a bordo, giorno e notte in turni di sei ore. Così come per tutti i 158 punti sensibili di Roma che hanno un presidio fisso dell’Esercito. Charlie, Delta, Echo, Foxtrot, sono dislocati tra ambasciate e siti archeologici (104), due aeroporti (Fiumicino e Ciampino) e un porto, stazioni della metro (37) e delle ferrovie (13). Tutti in linea con la centrale operativa nella Caserma Gandin in via di Pietralata, periferia est della Capitale, attraverso webcam e chat, oltre che radio e telefoni. «Abbiamo il quadro in tempo reale di quello che succede in tutta la zona», dice con orgoglio il generale Paolo Raudino, comandante della Brigata Granatieri di Sardegna. I soldati impegnati sul territorio tra Lazio, Umbria e Abruzzo sono circa 2.000, in Italia sono in tutto 7.000, ma ce ne sono altrettanti in «prontezza», come si dice in caserma. Tutti preparati usando lo stesso protocollo che «vale dal deserto afgano a piazza Farnese», spiegano i militari. Un modello pure per la Nato: sedute di combattimento militare sia fisico sia virtuale, nella realtà «pixelata» di una gigantesca play-station in mimetica; più corsi di psicologia, sociologia e lingue, istruzioni di primo soccorso, e ore e ore al poligono di tiro. Per quasi tutto il contingente vale pure l’esperienza delle missioni all’estero, teatri di guerra come Afghanistan e Iraq dove ha pesato molto l’approccio culturale. I numeri dei nove anni raccontano infatti di un’Italia più sicura: più di 15.000 arresti, quasi 3 milioni di persone identificate e più di due tonnellate di droga sequestrate, inclusi i due chili di marijuana confiscati i primi di luglio da Renato e Giuseppe, due granatieri in pattuglia a Pigneto. E poi ci sono le migliaia di interventi di soccorso, dagli incendi fino alle emergenze come il caldo di questi giorni. A ottobre dello scorso anno Francesco e Mariagrazia, due granatieri di «Strade sicure» che presidiavano il Tempio ebraico dei giovani sul Lungotevere all’altezza dell’Isola Tiberina, hanno fatto nascere una bambina in strada. «Dobbiamo essere pronti a tutto». (Corriere della Sera)