Solo ieri la fidanzata di Luca Russo ha saputo che lui non c’è più. Con lei anche il padre del fidanzato ucciso
L’hanno protetta per più di un giorno all’Hospital del Mar, reparto «Urgenze». Piano meno 1. Al riparo dal tam tam mediatico, dai messaggi disperati degli amici. Le hanno sottratto il telefono per risparmiarla da una notizia feroce: la morte del fidanzato Luca, tre anni più di lei, con il quale condivideva la passione per i […]
L’hanno protetta per più di un giorno all’Hospital del Mar, reparto «Urgenze». Piano meno 1. Al riparo dal tam tam mediatico, dai messaggi disperati degli amici. Le hanno sottratto il telefono per risparmiarla da una notizia feroce: la morte del fidanzato Luca, tre anni più di lei, con il quale condivideva la passione per i viaggi e per il volontariato alla Croce Verde. Ieri mattina alle dieci si sono fatti forza. Tutti insieme: la mamma, la zia e lo zio materni. E il papà di Luca, che ha scelto di starle accanto per questo addio. «Ha pianto per diversi minuti, le mani nelle nostre mani», racconta lo zio, fratello della mamma. Marta è distesa sul letto, capelli ricci e folti. La stanza è piccola, ma confortevole. Ha riportato delle forti contusioni, ma sta bene. Una caviglia e un gomito fasciati. L’accoglienza qui all’ospedale è stata meravigliosa. Si occupa di lei un’infermiera che tradisce l’accento francese. «Ho sentito solo l’impatto e non ho più visto Luca accanto a me», racconta Marta, che studia Scienze politiche a Padova e aveva in programma di laurearsi ad ottobre. Sorride. Ci accoglie nella sua stanza grazie al lasciapassare dello zio, molto cordiale, che si scusa per l’intrusione: «Grazie sto bene, lei parla spagnolo? — chiede — sa, qui serve per farsi capire». Il suo angelo custode è stato per 24 ore, il caso vuole, un altro Luca. Insegnante di canto tra Torino e Barcellona. Amico della sua istruttrice a Bassano, che dirige l’associazione Bassano Incanto, conosciuta anche a livello internazionale. Marta ama cantare. Luca è stato al suo capezzale prima che arrivasse la sua famiglia. Marta ha avuto la forza di rassicurare tutti pochi secondi dopo l’attentato. Luca Russo, il suo fidanzato, era riverso a terra, inquadrato anche in un fotogramma di un video circolato sui media. Lei, quasi per riflesso condizionato, ha chiamato casa. Ha risposto la mamma: «Sto bene non ti preoccupare», le ha detto senza aggiungere molto. Era in chiaro stato di choc. Un’ambulanza l’ha caricata in fretta portandola qui, dove sono ricoverati molti dei feriti della Rambla. Da quel momento si è divisa da Luca, morto sul colpo. Portato all’Istituto di medicina legale per il riconoscimento. Simone, papà del fidanzato, e qui accanto a lei. È stato accompagnato venerdì dallo staff del consolato italiano alla Città della Giustizia, dove ha riconosciuto alcuni oggetti preziosi del figlio, senza però voler vedere il corpo. Non ha avuto la forza. «Come sto? Come uno che ha perso suo figlio». Sorseggia un bicchiere d’acqua. Si sforza di trasmettere serenità a tutti, soprattutto a Marta per attenuarle l’impatto emotivo della perdita. Gesto encomiabile, la famiglia di lei apprezza molto. Gli si stringe intorno. Neanche una parola di vendetta nei confronti del terrorista. Dell’Islam fondamentalista. Prevale la commozione. Passano pochi minuti e arrivano i reali di Spagna, annunciati dall’infermiera francese che ha chiesto a Marta se aveva voglia di incontrarli. Lei, disponibile come sempre, non si è negata. Parole di grande conforto da Felipe VI e da sua moglie Letizia che hanno deciso di incontrare uno per uno i feriti per trasmettere loro la forza della Spagna nell’accoglierli e nel considerarli come figli. La sera prima di qui era passata la sindaca di Barcellona, Ada Colau. «Mi ha parlato in italiano, mi ha detto che ha fatto l’Erasmus a Milano», racconta Marta. Ancora nessuno l’aveva avvertita della morte di Luca. Oggi verrà a trovarla il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Marta gli sorriderà come sempre. «Non sappiamo ancora quanto tempo staremo qui — racconta la mamma Roberta — però ci sentiamo in dovere di ringraziare tutti». Lo zio aggiunge che hanno pensato per una notte intera a come comunicarle la perdita di Luca. «Non sapevamo come potesse reagire, abbiamo chiesto degli psicologi, non sono serviti in realtà». Sul telefono che hanno ridato a Marta arrivano ora i messaggi degli amici. Quelli dei volontari della Croce Verde, qualche collega del Comune dove Marta ha fatto uno stage nel dipartimento ufficio stampa. «Grazie mille — dice Marta — grazie per essere qui». (Corriere della Sera)