Sorrento/Castellammare. Cinquantatre giovani della diocesi al Cammino di Santiago
Sorrento/Castellammare di Stabia. “Sulle orme degli apostoli” è stato il leitmotiv che ha accompagnato i giovani del territorio in preparazione per il cammino di Santiago, vissuto dal 22 al 29 agosto 2017. Sono stati cinquantatre i pellegrini partiti dalle loro città verso l’aeroporto di Roma Fiumicino con l’aereo verso Santiago, che con cinque sacerdoti hanno vissuto […]
Sorrento/Castellammare di Stabia. “Sulle orme degli apostoli” è stato il leitmotiv che ha accompagnato i giovani del territorio in preparazione per il cammino di Santiago, vissuto dal 22 al 29 agosto 2017.
Sono stati cinquantatre i pellegrini partiti dalle loro città verso l’aeroporto di Roma Fiumicino con l’aereo verso Santiago, che con cinque sacerdoti hanno vissuto un “Cammino fatto di cammini”, divisi in quattro gruppi e seguendo quattro cammini diversi per poi ritrovarsi tutti insieme a Santiago:
– Cammino portoghese, variante spirituale, condotto da don Antonino Lazzazzara, Parroco di San Giovanni Evangelista a Bonea, Vico Equense e Responsabile della Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi;
– Cammino francese, guidato da don Maurizio Molino, vice parroco della concattedrale di Castellammare di Stabia insieme a don Alfonso De Gregorio, vice parroco e studente a Roma;
– Cammino inglese, condotto da don Emmanuel Miccio, vice parroco dei Santi Ciro e Giovanni di Vico Equense;
– Cammino del nord, guidato da don Paolo Anastasio, vice parroco di San Marco Evangelista a Castellammare di Stabia (e vice Responsabile PG) e al seminarista Antonino Gargiulo impegnato nella stessa parrocchia.
Una fantastica esperienza iniziata il 21 agosto sera: i pellegrini hanno vissuto una veglia di preghiera nell’antica Cattedrale di Vico Equense con l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia S.E. Mons. Francesco Alfano, il quale ha consegnato ad ognuno la carta del pellegrino, il diario di bordo e la maglia che ha contraddistinto il cammino.
Viaggiare, oggi, è diventato un fatto normalissimo. Anzi, viaggiare sta diventando tanto comune che chi non lo fa rischia di essere considerato una persona all’antica, ignorante, chiusa al mondo. Indubbiamente, viaggiare apre nuovi orizzonti (non solo geografici), suscita nuovi stimoli, permette di riposarsi, avvicina tra loro le diverse culture. Tuttavia, non tutti i viaggi e non tutti i viaggiatori sono uguali! Probabilmente, è questa una delle scoperte più importanti che ha fatto il gruppo di cinquantatre giovani della diocesi durante questa esperienza.
Però, fin dai primissimi passi, la strada verso Santiago de Compostela, sulle orme dell’apostolo Giacomo il maggiore, ha mostrato chiaramente che non sarebbe stata una passeggiata per turisti…un turista cerca comodità, relax, riposo, cose che, senza contare la fatica, il caldo e qualche vescica, difficilmente si possono trovare quando si decide di camminare a piedi per circa 130 e poco più km, adattandosi all’ospitalità di un ostello o di una palestra da condividere anche con compagni di viaggio improvvisati. Tuttavia, è proprio grazie a tutto questo che, in una maniera quasi naturale, si è reso possibile il cambiamento che, in soli cinque giorni, ha permesso ai pellegrini di abbandonare i panni del turista per indossare quelli del pellegrino: un bastone, uno zaino e una borraccia.
Tutto il mondo era lì a compiere le stesse cose con un obiettivo comune. Nel cammino si respira un’aria di reciproco rispetto: tutti siamo coscienti di compiere una cosa dura e difficile ma bellissima, che lascerà un segno dentro di noi. Un qualcosa da portare a casa nella mente e nell’anima, un qualcosa da sedimentare ed elaborare nel tempo.
Cosa li ha spinti a percorrere il Cammino? Se lo saranno chiesti spesso i tanti giovani partiti e la risposta non è stata sicuramente semplice. Ognuno però ha avuto i suoi giusti motivi per mettersi in cammino. Si cammina, sempre avanti, ci si procura cibo e acqua necessari per la giornata e nulla più, lo zaino pesa e non ci si può permettere di avere con sé nulla che non sia strettamente necessario, il superfluo non te lo puoi permettere, rischi di rimanere inchiodato lì e non riuscire più a proseguire!
Il cammino è davvero un incontro con se stessi. Attraverso la mente, quando si cammina soli (magari avanti al gruppo o un po’ indietro) e non c’è nulla intorno, emerge di tutto da dentro, ricordi, emozioni, interrogativi, sogni. Il confronto con gli altri diventa importante, con chi ci piace e con chi non ci piace; si condivide tutto, non esiste privacy, i rifugi per pellegrini ti offrono una sistemazione in camerata oppure nelle palestre, tutto è condiviso, camera, bagni, ogni spazio è di tutti, per l’incontro…e per lo scontro!
Questo è il Cammino….ti insegna che sei più forte di quello che credi, che rendere una cosa possibile o impossibile dipende da te.
Il saluto medioevale del Cammino è “Ultreya!” che significa “sempre avanti!” e il Cammino è così, si procede sempre in avanti, dall’inizio alla fine tutto è provvisorio, dalla terra sulla quale cammini alle persone che incontri, dai luoghi che attraversi a quelli in cui ti fermi per il meritato riposo. Tutto questo è adesso, domani non ci sarà più, ci sarà qualcos’altro, ma non si sa cosa….”Ultreya!”.
Il passato è passato, il futuro non lo conosciamo, c’è solo il presente ed è nel presente che dobbiamo cogliere i doni che ci vengono dati e avere fiducia che le nostre necessità saranno sempre soddisfatte. Chiedi e ti sarà dato…
Si cammina in luoghi bellissimi, in mezzo ad una natura meravigliosa, si incontrano persone speciali, si piange, si ride e ci si arrabbia, si sopportano disagi e si vivono momenti meravigliosi…
Per questo e per tanto altro si ringrazia il Cammino di Santiago, ce l’ha messa tutta per insegnare le sue lezioni e spero di essere altrettanto bravo personalmente da applicarle nella mia vita quotidiana. Buen Camino!