Trento. «Voglio suicidarmi», lei accorre ma il fidanzato le spara e si uccide. Si conoscevano fin dall’infanzia

1 agosto 2017 | 17:49
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Trento. «Voglio suicidarmi», lei accorre ma il fidanzato le spara e si uccide. Si conoscevano fin dall’infanzia

Sarebbero dovuti andare a convivere i primi di settembre, massimo ottobre, in un appartamento dei genitori di lei. Era tutto perfetto. Ma ieri l’incanto si è spezzato. Uno, due, tre, forse sei spari e le loro vite si sono spente a Tenno, in Trentino, dove tutti li credevano «una coppia inossidabile». L’ultima foto, postata su […]

Sarebbero dovuti andare a convivere i primi di settembre, massimo ottobre, in un appartamento dei genitori di lei. Era tutto perfetto. Ma ieri l’incanto si è spezzato. Uno, due, tre, forse sei spari e le loro vite si sono spente a Tenno, in Trentino, dove tutti li credevano «una coppia inossidabile». L’ultima foto, postata su Facebook pochi giorni fa, racconta tanto di Mattia Stanga, 24 anni, e Alba Chiara Baroni, 22 anni. Vicini l’uno all’altra, insieme al cane, due volti sorridenti giovani e belli. Un destino che li aveva legati fin da bambini, con vestiti di carnevale, piccoli volti innocenti, lui Zorro, lei con gli occhi curiosi rivolti a Mattia. Allora non poteva sapere che sarebbero stati uniti anche nella vita. «E poi sfogliando un album insieme alla tua fidanzata scopri che già molti anni prima il destino ci aveva uniti. Ti amo scricciolo». Così aveva scritto Mattia, l’8 ottobre 2013, su Facebook. È stato Mattia a esplodere i colpi di pistola. La Sdm, di marca cinese, una semiautomatica 9×21, è stata trovata nelle mani del ragazzo, operaio alle Cartiere di Riva del Garda. Il suo corpo, riverso per terra sul pavimento del bagno, al secondo piano della sua casa, è stato rinvenuto poco distante da quello della fidanzata Alba Chiara. È stato lui a uccidere, ma perché lo ha fatto? Mattia aveva una licenza per il porto d’armi per uso sportivo, ma quell’arma, quella pistola semiautomatica l’aveva acquistata solo ieri mattina. Voleva uccidere? Poi c’è quella telefonata, sulla quale i carabinieri della compagnia di Riva del Garda insieme ai colleghi del nucleo investigativo del comando provinciale stanno cercando di fare chiarezza, arrivata sul telefono di Alba Chiara che preannunciava la tragedia. «Voglio farla finita, voglio uccidermi » avrebbe detto Mattia. Parole che fanno gelare il sangue, parole senza senso perché non c’era nulla che apparentemente andava male in quella coppia, nulla avrebbe fatto pensare a una simile tragedia. Mancavano pochi minuti alle due del pomeriggio quando un vicino di casa, Giovanni Narducci, ha sentito gli spari e ha chiamato i carabinieri. Quando i militari e i soccorritori varcano la porta della grande casa bianca in via delle Cesure, dove vive la famiglia Stanga, imprenditori edili, e dove ci sono diversi appartamenti per le vacanze estive, si trovano di fronte ad una scena agghiacciante. I due corpi in un lago di sangue nel bagno al primo piano e alcuni bossoli trovato lungo il corridoio. Uno sparo sembra abbia oltrepassato il vetro della finestra del bagno e si è andato a conficcare nel muro di fronte, proprio dove si trovava una vicina. All’esterno della casa la Fiat Panda nera di Alba Chiara con la portiera ancora aperta, segno di una persona che ha fretta di scendere dalla macchina. Perché? È quello che stanno cercando di capire i carabinieri. Sembra che negli ultimi giorni i due giovani avessero avuto dei diverbi, ma nulla che potesse far pensare a tutto questo. Ieri però quella telefonata strana. Mattia sembra l’abbia fatta dopo aver finito il turno di notte alle Cartiere, così Alba Chiara è accorsa, forse preoccupata, appena ha finito di lavorare al bar Mirage di Riva dove era di turno la mattina. È uscita ed è corsa da Mattia. Cosa è successo poi resta un mistero. Forse lei voleva lasciarlo, forse non se la sentiva più di fare il grande passo, di andare a vivere insieme. «Erano così felici, perché?» si domandano due famiglie distrutte dal dolore. (Corriere della Sera)