Udine. Strangola la fidanzata e guida per ore con il corpo di lei a fianco. Litigavano per la differenza di età

2 agosto 2017 | 18:05
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Udine. Strangola la fidanzata e guida per ore con il corpo di lei a fianco. Litigavano per la differenza di età

Udine. «Temo di aver ucciso la mia ragazza, andate nella piazzola di sosta dove ho parcheggiato la mia auto e la troverete nel sedile del passeggero». Sono le 9.15 di ieri quando l’incredulo agente del distaccamento di polizia stradale di Palmanova (Udine) riceve la segnalazione e dà subito l’allarme. L’uomo che aveva appena citofonato si […]

Udine. «Temo di aver ucciso la mia ragazza, andate nella piazzola di sosta dove ho parcheggiato la mia auto e la troverete nel sedile del passeggero». Sono le 9.15 di ieri quando l’incredulo agente del distaccamento di polizia stradale di Palmanova (Udine) riceve la segnalazione e dà subito l’allarme. L’uomo che aveva appena citofonato si chiama Francesco Mazzega, udinese di 35 anni, è stravolto e stanco. Dopo aver ucciso la sua ragazza, ha vagato per tutta la notte con la sua utilitaria lungo le strade statali del Friuli con accanto il corpo di Nadia Orlando. Una 21enne di Vidulis di Dignano (Udine) che mancava da casa dalle 20 di lunedì quando, secondo gli inquirenti, aveva detto al padre di uscire per chiarirsi con Francesco dopo un litigio avvenuto sabato sera. I due stavano insieme da circa un anno e si erano conosciuti nell’azienda di materiale sanitario di San Daniele del Friuli dove lavoravano. «La differenza di età all’interno della coppia — dice Massimiliano Ortolan, capo della Mobile di Udine che indaga sull’omicidio con il coordinamento del pm Letizia Puppo — sembra che creasse qualche conflitto fra i due ma nulla che fosse degenerato in gesti di violenza». Sempre per gli inquirenti, la coppia sarebbe salita sull’auto di Francesco per dirigersi verso il fiume Tagliamento, un luogo frequentato da chi cerca un po’ di tranquillità. Sarebbero scesi dalla macchina, incrociando altre persone, e si sarebbero fermati a parlare su un muretto. Poi, una volta risaliti in auto la discussione sarebbe degenerata. È a quel punto, secondo la ricostruzione di Mazzega, che lui le avrebbe messo le mani al collo ma lei sarebbe riuscita ad allontanarlo. Francesco quindi avrebbe mollato la presa ma subito dopo l’avrebbe sentita tossire e lamentarsi. «Portami in ospedale — sarebbero state le ultime parole di Nadia — non respiro bene». Così l’uomo si sarebbe diretto verso il Pronto soccorso ma, poco dopo, la ragazza non rispondeva più. Secondo le prime valutazioni del medico legale, il femminicidio sarebbe avvenuto fra le 21 e le 23. «Non pensavo l’avessi uccisa ma speravo si fosse solo assopita — avrebbe aggiunto durante l’interrogatorio — ma poi, preso dal panico, ho girato la macchina e ho iniziato a vagare». Un viaggio sino al confine con la Slovenia, poi la decisione di tornare indietro e di costituirsi al comando della Stradale di Palmanova. Intanto, di primo mattino, i genitori di Nadia, non avendola vista rincasare, dopo aver cercato di contattarla sul telefonino (trovato spento accanto al cadavere), ne avevano denunciato la scomparsa ai carabinieri. Un’attesa durata poco perché la Stradale li ha subito avvertiti della confessione del fidanzato. «La mia vita è finita, mi vergogno di ciò che ho fatto e non voglio incontrare i miei genitori — ha detto Francesco alla notizia che i suoi erano arrivati al comando — non sopporterei il loro sguardo». Fuori dai cancelli della Stradale Antonietta Mazzega, zia di Francesco, non riesce a darsi pace: «Non so proprio spiegarmi come possa essere accaduto a mio nipote che è educato, mai una volta che abbia litigato, si era laureato in economia a Trieste e aveva trovato lavoro, poi con Nadia mi sembrava felice». Mazzega, difeso dall’avvocato d’ufficio Anna Leda Galluccio, ieri notte è stato portato in carcere a Udine con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi. A Dignano, il femminicidio ha lasciato il segno. «Era la figlia che tutti vorremmo avere — spiega il sindaco Riccardo Zuccolo — una ragazza impegnata nel sociale e in parrocchia. Sono andato a casa dei suoi genitori e loro erano comprensibilmente distrutti». Alcuni familiari hanno detto che in casa Orlando c’era apprensione per la differenza d’età fra i due ragazzi. Eppure la coppia la scorsa settimana era andata in vacanza e le amiche d’infanzia la ricordano felice. Nessuno poteva prevedere una simile tragedia. (Corriere della Sera)