Lavoro: +437 mila posti nel secondo trimestre, 329 mila a termine I dati di Inps, Istat e Ministero del Lavoro
Nel secondo trimestre “prosegue la tendenza all’aumento dell’occupazione”, con una crescita “ancora interamente determinata dalla componente del lavoro dipendente”. E’ quanto si legge nella nota congiunta Istat, Inps, Ministero del Lavoro, da cui emerge che le posizioni lavorative del periodo sono 437.000 in più rispetto al secondo trimestre 2016, di cui 329.000 contratti a tempo […]
Nel secondo trimestre “prosegue la tendenza all’aumento dell’occupazione”, con una crescita “ancora interamente determinata dalla componente del lavoro dipendente”. E’ quanto si legge nella nota congiunta Istat, Inps, Ministero del Lavoro, da cui emerge che le posizioni lavorative del periodo sono 437.000 in più rispetto al secondo trimestre 2016, di cui 329.000 contratti a tempo determinato e 108 mila a tempo indeterminato (compreso l’apprendistato).
Secondo i dati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro, su base annua, per il quinto trimestre consecutivo è continuato a ritmi crescenti l’aumento del lavoro dipendente a tempo determinato (rispettivamente +44 mila, +66 mila, +145 mila, +241 mila, +329 mila). Questi segnali, si legge nella nota, si rafforzano se si considerano le imprese industriali e dei servizi che mostrano, anche secondo la fonte Uniemens-Inps, un forte incremento del tempo determinato (+482 mila su base annua). “Contestualmente, per le posizioni lavorative a tempo indeterminato si osserva una sostanziale stabilizzazione della crescita in entrambe le fonti”, spiega il comunicato.
Secondo i dati Istat, si continua a registrare un aumento tendenziale dell’occupazione (+153 mila) a fronte della diminuzione sia delle persone in cerca di lavoro (-154 mila) sia degli inattivi (-76 mila). Significativo l’impatto dell’invecchiamento della popolazione sul mercato del lavoro che contribuisce a spiegare la crescita del numero degli occupati ultracinquantenni, indotta anche dall’allungamento dell’età pensionabile. I tassi di occupazione per età, che per definizione non risentono degli effetti demografici, crescono su base annua per le persone con più di 34 anni – e in particolare per gli ultracinquantenni – mentre permane debole la tendenza al recupero per i giovani fra i 15 e 34 anni
Boom del lavoro a chiamata o intermittente nel secondo trimestre. “Dopo 4 anni di calo ininterrotto e una prima inversione di tendenza nel quarto trimestre 2016 (+2,5%), nel primo del 2017 ha fatto registrare una significativa ripresa (+13,5%), in seguito anche all’abrogazione del lavoro accessorio (voucher), che si è accentuata notevolmente nel secondo trimestre (+73,7%).
“Estendere forme di decontribuzione dopo il periodo di maternità, come si fa per i giovani”: è la proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, per contrastare le difficoltà che hanno le donne che hanno appena avuto un figlio a rientrare nel mercato del lavoro. Boeri ha sottolineato che “la crescita delle famiglie dipende dal lavoro delle donne” e che in Italia chi lavora ha “alti costi legati alla genitorialità”. Nel complesso si perde un terzo del reddito dopo aver avuto figli ma se si guarda solo alle donne che rientrano al lavoro dopo la maternità la percentuale scende al 10″. “Questo vuol dire – spiega il presidente Inps – che il problema vero è il rientro nel mercato del lavoro”. Per questo potrebbe essere utile un incentivo come lo sgravio contributivo al momento previsto solo per i giovani. E comunque – ha aggiunto – deve cambiare anche la cultura. In Italia il lavoro di cura ricade prevalentemente sulle donne mentre gli uomini solo nel 3% dei casi utilizzano il congedo facoltativo dopo la nascita del figlio.
ANSA