Positano nubifragio un miliardo di euro di danni, ecco cosa è successo secondo Ortolani. Ma non è finita qui
Positano nubifragio un miliardo di euro di danni, ecco cosa è successo secondo Ortolani. Ma non è finita qui . La perla della Costiera amalfitana è riuscita a risollevarsi ed ha ringraziato la Madonna con una messa per non aver contato vittime, la Madonna o chi per essa ha evitato un disastro per le vite […]
Positano nubifragio un miliardo di euro di danni, ecco cosa è successo secondo Ortolani. Ma non è finita qui . La perla della Costiera amalfitana è riuscita a risollevarsi ed ha ringraziato la Madonna con una messa per non aver contato vittime, la Madonna o chi per essa ha evitato un disastro per le vite umane, qui il conto poteva essere terribile. Il sei novembre 2017 è una data che non possiamo dimenticarci, non devono essere solo le perdite di vite umane a far segnare una data nella memoria collettiva di un paese per far si che da questo evento ci si possa guardare nel futuro. Un futuro che potrebbe essere anche prossimo perchè le condizioni affinchè si ripeta un disastro ci sono ancora, la montagna scoperta alle spalle a causa degli incendi devastanti di questa estate a Montepertuso e i valloni che sono da bonificare, mentre occorre riorganizzarsi con la prevenzione e la protezione civile, quello che andava bene prima oggi , dopo il sei novembre, non può andare più bene. I pescatori lo hanno detto a Positanonews, in spiaggia va lasciato sempre un escavatore ad ogni annuncio di possibile allerta meteo, come faceva pare Roberto Lucibello, all’epoca responsabile previdente dell’ufficio tecnico e della protezione civile, le strade vanno o chiuse o vanno messi segnali di pericolo ad ogni allerta meteo, chiedere anche la collaborazione dei comuni vicini a Piano di Sorrento ed Amalfi e ANAS sia per apporre la segnaletica sia per interventi di aiuto dalle locali protezioni civili. Poi la Regione Campania e la protezione civile anche nazionale, non possiamo farcela da soli e bene ha fatto il sindaco Michele De Lucia a lanciare appelli e a fare una delibera la numero 136 del 6.11.2017 con la quale chiede la dichiarzione dello stato di calamità, rispetto alla quale ancora non sappiamo se la Regione e il Governo abbiano deliberato. Perchè non è finita, almeno 1.500 metri cubi arrivati a valle, c’è un lavoro enorme da fare , i danni sono incalcolabili , non solo la distruzione della Cascata con il parco macchine comunali, case allagate, la Via di Montepertuso ridotta a un colabrodo, ma di sicuro arriviamo, fra danni diretti e indiretti, che si protraranno nell’arco degli anni a venire , ad un miliardo di euro . Una bella analisi la ha fatta, sentendo il geologo Ortolani, la collega Maria Rosaria Sannino su E’ Costiera che riportiamo . “Positano, il disastro idrogeologico del 6 novembre 2017 che si è verificato nel comune della Costiera amalfitana è stato innescato da un nubifragio di circa 50 mm – spiega il geologo Franco Ortolani che da anni segue costantemente i territori, in passato in qualità di professore dell’Università Federico II di Napoli, ed ora che è in pensione, da esperto appassionato e competente – ed è stato “preparato” dagli incendi estivi, dalla non adeguata sistemazione idraulica e da una stratificata “disinvolta” antropizzazione”. Questa sintesi non coglie certo di sorpresa le associazioni ambientaliste che si stanno mobilitando da mesi affinché le amministrazioni comunali guardino alla fragilità del territorio con maggiore attenzione e non solo dopo che il disastro è avvenuto.
LA DEVASTAZIONE DEGLI INCENDI BOSCHI
“Purtroppo è accaduto quanto preannunciato subito dopo le devastazioni dei versanti boscati causati da incendi estivi criminali probabilmente ispirati e attivati da una economia parassitaria e sempre criminale – pone l’accento Ortolani – Anni e anni di lavoro serio e professionale per lanciare Positano nel mondo e poi, bastano alcune decine di minuti per infangarne l’immagine di luogo bello e sicuro dove passare vacanze rilassanti in un ambiente paradisiaco”. Ma come è stato possibile che fango e detriti arrivassero fin sopra la spiaggia, devastando locali a pian terreno, portando via barche e materiali dei pescatori che hanno subito per primi dei forti danni?
IL VALLONE DEI MULINI “MODIFICATO” DALL’UOMO
“Positano è attraversata dal profondo Vallone dei Mulini – spiega il geologo che quotidianamente studia ogni singolo fenomeno che accade soprattutto in Campania – in alcuni punti è interessato da alcuni viadotti e verso la foce è stato modificato e “adattato” ai bisogni dell’uomo, come sempre avviene in un territorio di fondovalle dove la superficie utilizzabile per realizzare manufatti vari è poca. Il Vallone dei Mulini drena un ampio bacino montano con versanti molto ripidi in parte ricoperti da suolo e sedimenti vulcanici sciolti che hanno favorito lo sviluppo della vegetazione.
Le spiagge di Positano sono state costruite dai sedimenti erosi e trasportati fino a mare dai torrenti interessati da flussi rapidi fangoso detritici in seguito ad eventi piovosi tipo nubifragio”.
IL DEFLUSSO OSTACOLATO
Ortolani spiega anche come la foce e l’alveo non sono adeguatamente sistemati: “In corrispondenza del deposito di autoveicoli dell’igiene urbana lungo la strada per Amalfi e verso la foce e l’alveo non è adeguatamente sistemato per garantire il deflusso dei veloci e potenti flussi fangoso detritici che si innescano dopo i nubifragi specialmente quando i versanti boscati sono stati devastati da incendi”.
LA SPIAGGIA GRANDE NON CLASSIFICATA A RISCHIO IDROGELOGICO
“Le aree del lungomare e in parte della Spiaggia Grande interessate da scorrimento e accumulo di detriti – in seguito all’evento del 6 novembre – nelle carte ufficiali del PAI (Piano Assetto Idrogeologico, ndr) non risultano tra quelle che possono essere interessate da fenomeni idrogeologici. Non essendo classificata a rischio idrogeologico e non essendoci pericolo per i manufatti e i cittadini non sono stati realizzati interventi tesi a migliorare la sicurezza idrogeologica dell’alveo”.
100 ETTARI DEVASTATI DAGLI INCENDI
“Utilizzando le foto tematiche satellitari tratte da Copernicus Emergency Management Service (European Commission) – spiega Ortolani che in estate si è battuto accanto alle associazioni e cittadini affinché questo scempio cessasse- è possibile valutare in circa 100 ettari i versanti compresi nel bacino del Vallone dei Mulini che in estate 2017 sono stati devastati dagli incendi. Una superficie enorme in relazione alla presenza di strade e aree abitate a valle. Ricordo che a Montoro Superiore alcuni anni fa furono sufficienti 15 ettari di versante boscato a monte della frazione Aterrana per innescare un potente flusso detritico che devastò l’abitato nelle ore notturne, circa 30 minuti dopo che l’area era stata interessata da un nubifragio di circa 50 mm in alcune decine di minuti”.
LE ISTITUZIONI IMMOBILI
Ma dopo gli incendi cosa hanno fatto le amministrazioni comunali? “La immediata analisi del versante incendiato (appena spenti gli incendi) a monte di Positano avrebbe dovuto allarmare le istituzioni competenti in quanto era garantito che se un nubifragio avesse colpito i versanti si sarebbero innescati flussi fangoso detritici rapidi e potenti che per alcune decine di minuti avrebbero attraversato il Vallone dei Mulini riversandosi nella zona di foce dove più significative sono state le modificazioni antropiche – denuncia lo geologo che ha più di tutti esperienze sul campo – Preoccupazioni molto motivate come più volte ho scritto subito dopo gli incendi estivi. Preoccupazioni assolutamente non adeguatamente colte dai responsabili istituzionali nazionali e locali che hanno emanato ordinanze banalmente avulse dai reali problemi. In pratica dopo gli incendi estivi è aumentato il rischio idrogeologico a valle in quanto nubifragi di alcune decine di mm in alcune decine di minuti avrebbero innescato flussi fangoso detritici”.
NON SONO EVENTI ECCEZIONALI
“Non hanno niente a che vedere con gli oltre 500 mm di pioggia che provocarono la disastrosa alluvione del 1954 di Salerno, Vietri sul Mare, Maiori e Minori con alcune centinaia di vittime – è un elemento che non va sottovalutato – Ma sono sufficienti ad innescare rapidi e potenti flussi fangoso detritici che possono arrecare danni e lutti nelle aree urbane, in relazione all’ora in cui si verificano, dopo le devastazioni provocate dagli incendi lungo i versanti a monte. Purtroppo quanto accaduto il 6 novembre 2017 si può ripetere ancora se l’area verrà interessata da altri nubifragi”.
LE FOTO:
Nella prima figura, l’immagine 1 evidenzia il bacino idrografico del Vallone dei Mulini, la parte di versanti devastati dagli incendi estivi così come tratti da Copernicus e lo scorrimento dei flussi fangosi detritici. L’immagine 2 riporta la registrazione pluviografica del nubifragio del 6 novembre. E’ ben evidente la verticalizzazione della curva che segna l’inizio del nubifragio che complessivamente ha rilasciato circa 50 mm di pioggia in alcune decine di minuti. Il cerchietto marrone individua il deposito dei veicoli dell’igiene urbana che è stato devastato (immagini 3a, 3b, 3c) dai detriti ed ha funzionato come vasca di sedimentazione. Il cerchietto verde nella zona di foce del vallone individua l’area devastata dai detriti accumulati che hanno ostruito la foce con conseguente esondazione verso il lungo mare della Spiaggia Grande danneggiando vari manufatti e locali pubblici. L’immagine 4a evidenzia in rosso la zona interessata dall’accumulo di sedimenti. L’immagine 4b rappresenta la normale vita sul lungomare della Spiaggia Grande prima del disastroso evento. L’immagine 4c illustra la situazione dopo l’evento sul lungomare.
Nella seconda figura l’immagine a destra illustra la mappa ufficiale dell’Autorità di Bacino dalla quale si evince che le aree interessate da scorrimento e accumulo di detriti della Spiaggia Grande e del lungomare non erano completamente cartografate come aree a rischio idrogeologico. Nell’immagine al centro le frecce azzurre indicano lo scorrimento dei flussi fangoso detritici. Le immagini a sinistra evidenziano i disastrosi effetti dei flussi detritici nel deposito dei mezzi dell’igiene urbana, sulla Spiaggia Grande e sul lungomare.
La terza figura a sinistra evidenzia la parte terminale del corso del Vallone dei Mulini dove le attività umane sono state invasive modificando l’alveo originale con vari interventi laterali e di copertura parziale. Le immagini a destra evidenziano la normale situazione della Spiaggia Grande (in alto) e dopo il disastroso evento del 6 novembre.