Bollini, 4 punti nelle ultime 6 partite: è capro espiatorio di una Salernitana da centro-classifica

11 dicembre 2017 | 11:49
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Bollini, 4 punti nelle ultime 6 partite: è capro espiatorio di una Salernitana da centro-classifica

Una vittoria col Perugia sfumata sul fotofinish, la classifica che comincia a smarrire il fascino irresistibile acquisito nel sensazionale mese di ottobre. A pagare sarà Alberto Bollini, forse ingenerosamente. La Salernitana ha fatto stropicciare per un mese gli occhi estasiati dei suoi tifosi, ma lentamente sta rientrando nei ranghi imposti ad un complesso fondato su […]

Una vittoria col Perugia sfumata sul fotofinish, la classifica che comincia a smarrire il fascino irresistibile acquisito nel sensazionale mese di ottobre. A pagare sarà Alberto Bollini, forse ingenerosamente.

La Salernitana ha fatto stropicciare per un mese gli occhi estasiati dei suoi tifosi, ma lentamente sta rientrando nei ranghi imposti ad un complesso fondato su valori tecnici medi rispetto a quelli espressi del campionato. Il percorso della squadra (undicesima dopo diciotto match disputati), pertanto, resta sostanzialmente aderente alle attese ed ai programmi maturati in sede di campagna acquisti, però i quattro punti conquistati nelle ultime sei partite rappresentano l’occasione giusta per individuare il capro espiatorio della situazione (Bollini) e far passare in secondo piano l’unica ‘vera’ verità della stagione.

La squadra costruita dal duo Lotito-Mezzaroma e dal ds Fabiani è semplicemente una discreta compagine di categoria, che può strizzare l’occhio alla zona playoff solo grazie alla generosità del campionato che offre sei piazze (oltre alle due promozioni dirette) per accedervi. Chi parla di struttura complessiva in grado di competere con le prime della classe o di imporsi senza problemi tra quelle che occupano la seconda fascia, afferma una grossa eresia calcistica. Per alimentare discorsi realisticamente ambiziosi e indorarli con toni trionfalistici c’è bisogno di maggiore protagonismo in sede di mercato e della capacità di costruire squadre che siano complete a trecentosessanta gradi. Ossia organici affidabili sul piano tecnico-tattico, ma anche solidi dal punto di vista del carisma, dell’esperienza, della forza fisica, atletica e mentale, dell’abitudine a competere per obiettivi importanti ed a gestire le enormi pressioni che una piazza come Salerno esercita da sempre sui calciatori. I sogni aiutano a vivere meglio, d’accordo, ma la dimensione reale non va mai smarrita, altrimenti s’imbocca la strada dei voli pindarici con il rischio di crollare al suolo e farsi male.

Il campionato è ancora lungo e tutto da giocare, per cui al momento si mettano da parte velleitarismi e pressioni psicologiche che questa squadra non è nella condizione di poter sostenere, lasciando spazio alla concretezza dei punti da aggiungere alla classifica, alla consapevolezza e all’umiltà necessarie a comprendere di non essere ancora in grado di innalzarsi sull’equilibrio generale espresso dal torneo. Il passaggio nella sala multicolore delle fantasie vivide è strettamente legato alla volontà della società di migliorare l’organico a gennaio. Dovranno essere individuati tre/quattro profili dal valore tecnico superiore alla media, elementi di elevato spessore carismatico che potranno aiutare il resto della squadra ad esprimersi meglio e ad essere più sereno nella gestione dei momenti delicati di un match e della stagione. Se si vuol provare, ovviamente, a valicare un centroclassifica che è già alla portata dei calciatori attualmente presenti in organico. Ribadiamo un concetto già espresso in altre occasioni: la società deve rimarcare compiutamente (nel triennio cadetto non è mai avvenuto) la differenza tra la volontà di vincere il campionato e la speranza di riuscirci. La prima impone investimenti massicci ed onerosi ed anche una componente rischio che appartiene al mondo dell’impresa; la seconda affida le chance di ottenere risultati prestigiosi ad una sorta di miracolo calcistico in cui la compattezza del gruppo, le potenzialità tecniche individuali, la buona sorte e la genialità tattica dell’allenatore di turno si uniscono e danno vita ad una miscela esplosiva irresistibile. A volte accade, più spesso il miracolo si esaurisce strada facendo. La programmazione tecnica basata sulla volontà di primeggiare è l’opzione più prossima alle legittime aspirazioni calcistiche della tifoseria salernitana. La proprietà granata ed il direttore sportivo Fabiani lo capiscano in fretta. Prima che l’entusiasmo crescente e mai domo ritorni ad assumere dimensioni stancamente e drasticamente ridotte. Il calcio a Salerno è una ‘malattia’ e come tale va trattato, affidandosi a dosi massicce di farmaci sperimentati, non alle stregonerie di sciamani pallonari che lasciano il tempo che trovano. Il pilota è importante, la macchina ancor di più, come ampiamente dimostrato dai vincenti Alonso e Vettel divenuti improvvisamente ‘perdenti’ alla guida della ridimensionata Ferrari.

fonte salernonotizie.it