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 Agnelli, Moratti e il potere Cosi nacque il derby d’Italia 10 giugno 1961: Juve-Inter 9-1. Nerazzurri in campo – per protesta contro la Figc – con la “De Martino”: qui uno dei 6 gol di Sivori   Amici mai, per chi si sfida come noi. Da Meazza a Boninsegna, da Altobelli a Milito fino a […]

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     Agnelli, Moratti e il potere Cosi nacque il derby d’Italia
    10 giugno 1961: Juve-Inter 9-1. Nerazzurri
    in campo – per protesta contro la Figc – con la “De Martino”: qui uno dei 6 gol di Sivori
     
    Amici mai, per chi si sfida come noi. Da Meazza a Boninsegna, da Altobelli a Milito fino a Icardi. Da Sivori a Bettega, da Platini a Del Piero fino a Higuain. Campioni, partite storiche, emozioni. Scudetti vinti, persi, contestati, cuciti e ricuciti; scudetti di cartone e scudetti degli onesti, contabilità ufficiale e contabilità della passione. Agnelli, Moratti. Altri tempi, stessa storia. Dal bancone del bar ai social, dal do di gomito all’ultimo tweet. E poi c’è Juventus-Inter, la rappresentazione plastica della lotta per il potere nel calcio italiano, una lotta che sa essere terribile e lunghissima – il «Trono di Spade» al confronto è una riunione di scout timidoni – e si nutre della rivalità più accesa del nostro calcio, un antagonismo che dura da oltre un secolo e che ha aperto dibattiti, innescato polemiche, seminato sfottò e veleni, decretato schieramenti e si è «incartato» sulla contabilità degli scudetti. CHE STORIE. Il film di Juventus contro Inter racconta di una vita passata a cercare di primeggiare l’uno sull’altro. E’ il derby d’Italia perché all’epoca – quando Gianni Brera azzeccò la definizione era il 1967 – Juve e Inter avevano impilato più scudetti di chiunque ed erano governate da due famiglie storiche del capitalismo italiano, gli Agnelli e i Moratti. Se c’era un Potere, era lì che bisognava cercarlo. I derby cittadini mescolano il sangue nelle vene, si vivono «di pancia», frullando emozioni e rancori; il derby d’Italia invece è una questione più cerebrale, una violentissima partita a scacchi che dura da sempre. 9-1 per la Juve nel ’61, Inter in campo – per protesta con la Figc – con la De Martino, si chiamava così la squadra Primavera. L’addio di Boniperti, il debutto di Sandrino Mazzola. Però: nel ’54, 6-0 per l’Inter, Skoglund quel giorno avrebbe potuto calciare un cucchiaino dentro una tazza. Sarti – 1967 – che si lascia sfuggire il pallone dalle mani, scudetto alla Juve. Stesso film, il 5 maggio 2002. Squadre da poster. L’Inter di Herrera, la Juve dei «sudisti», Causio, Cuccureddu, Longobucco, Anastasi. La Juve del Trap, ma anche l’Inter dei record (del Trap). Mourinho e il Triplete, la Juve di Conte. Milito che espugna per la prima volta lo Juventus Stadium. Un 4-0 a San Siro, Bersellini in trionfo. Una magia di Platini, nel vecchio Comunale. ACQUISTI&CESSIONI. Intrighi di mercato, scambi: Anastasi, Tardelli, Ibra, Cannavaro, ma anche Fresi, Davids, Sartor. Il derby d’Italia racconta la storia del nostro aese. I tempi corrono, molti palloni sono finiti in corner, altri club si sono seduti al tavolo per spartirsi scudetti e trofei, ma Juventus e Inter sono rimaste fedeli alla loro idea di «diversità», perché entrambe sanno che il Potere non indietreggia in presenza di un altro potere. -Inter, a voi.
    fonte:corrieredellosport

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