La boxe piange Mimmo Brillantino, maestro di sport e di vita. A Marcianise creò un modello, simbolo del Sud migliore

30 gennaio 2018 | 11:00
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La boxe piange Mimmo Brillantino, maestro di sport e di vita. A Marcianise creò un modello, simbolo del Sud migliore

La sua prima palestra Mimmo Brillantino, “il maestro”, l’aprì a Capodrise, comune confinante con Marcianise, e a chi gli chiedeva il perché di quella scelta “fuori le mura” della sua cittadina, rispondeva che l’aveva fatto per rispetto alla Pugilistica Zinzi di Salvatore Bizzarro, il suo antico maestro, quello che in realtà accese la fiammella della boxe a Marcianise nell’immediato dopoguerra, quando la presenza degli americani in zona incentivò questo sport promuovendo incontri anche nelle piazze, e il premio per i vincitori era qualche stecca di sigarette o barrette di cioccolato. Lui, Mimmo, di Bizzarro era stato allievo, con poca fortuna sul ring, ma la boxe gli era entrata nel sangue come un virus. Ecco perché appena ne ebbe la possibilità l’ormai in pensione sottufficiale dell’aeronautica radunò alcuni amici e fondò l’Excelsior, nome ambizioso già nel suo significato latino. E la fondò non a Marcianise ma a Capodrise, perché il rispetto è stato sempre la stella polare della sua attività di maestro. «Costruiamo prima l’uomo, poi l’atleta e quindi il pugile» ripeteva a tutti, come un mantra, perché la boxe per lui era il mezzo – non il fine – attraverso il quale sottrarre tanti ragazzi alle brutte tentazioni per dare loro innanzitutto un’educazione sociale e poi magari farne un campione, se c’era la stoffa. E la stoffa c’era spesso e volentieri, «perché – spiegava ancora lui – a Marcianise nei giovani c’è un tasso di litigiosità molto alto. Il nostro compito è quello di trasformare in positivo quello che potrebbe sfociare nel negativo». Chiara, insomma, la filosofia della sua didattica, quella che ha portato Marcianise ad essere definita negli anni«la capitale pugilistica d’Italia». L’Excelsior nacque nel 1978, ma la consacrazione definitiva come «scuola di campioni» arrivò nel 1984, alle Olimpiadi di Los Angeles, con il bronzo nei pesi massimi di Angelo Musone e il suo pianto, in diretta tivù, per la plateale ingiustizia della giuria che gli negò la finale a beneficio dello statunitense Tillman, idolo di casa, vincitore nientemeno che di Mike Tyson nei Trials. Le lacrime di Musone commossero il mondo, e non solo sportivo: Geraldine Ferraro, prima donna candidata alla vicepresidenza dei democratici degli Stati Uniti, originaria di Marcianise, volle premiare pubblicamente il suo concittadino. Quel bronzo, insomma, ebbe conseguenze benefiche superiori all’eventuale oro perché Musone fu accolto a Marcianise come un eroe e la Excelsior di Mimmo Brillantino registrò in pochi giorni centinaia di iscrizioni di ragazzi che volevano praticare la boxe. Non solo, ma le istituzioni si accorsero finalmente della Excelsior e le assegnarono una palestra a Marcianise, all’interno della scuola Mazzini, dove tuttora ha sede. E dopo Musone furono decine e decine i ragazzi (e poi anche le ragazze) che raggiunsero podi sui ring, nazionali e internazionali, seguendo la strada maestra tracciata da Mimmo Brillantino. Una strada che portava dritta, senza sbavature, alla costruzione dell’uomo, poi dell’atleta e magari del campione. E spesso anche alla sistemazione per la vita, perché molti di questi ragazzi, grazie al loro talento e quindi ai risultati, venivano (e vengono) assorbiti dai gruppi sportivi militari. Non a caso qualche anno fa le Fiamme Oro hanno aperto una palestra proprio a Marcianise, dove Antonio Brillantino (junior) fa il maestro seguendo le direttive paterne, sperimentate peraltro sulla propria pelle. Perché a lui, da ragazzo, piaceva giocare al calcio, ma papà Mimmo gli disse: «Se vuoi giocare al calcio vieni prima ad allenarti in palestra». La boxe, insomma, come sport propedeutico. Inutile dire che col tempo Antonio ha lasciato il calcio e praticato il ring ed anche con risultati importanti. E ora, con il fratello Enzo, trasmette ai giovani la passione e l’insegnamento paterno. Antonio Brillantino e Clemente Russo erano compagni di palestra, due pesi massimi, quasi in competizione all’inizio delle rispettive carriere da pugili. Poi ciascuno ha preso la sua strada e Clemente ha messo in bacheca due argenti olimpici e due ori mondiali, mentre si avvia a conquistare la sua quinta (record dei record) partecipazione olimpica. La “capitale” della boxe italiana intanto ha continuato a sfornare campioni. Da Musone a Russo e poi Mangiacapre, bronzo a Londra 2012, e Rossano, Munno, Arecchia, Di Serio, Di Lernia, Maietta, tanto per citare le ultime “stelle” dell’Excelsior. E poi le ragazze, le sorelle Concetta e Giovanna Marchese, Annunziata Patti, Francesca Martusciello. Una lista interminabile, frutti di una tradizione che ormai è una scuola, che è diventata anche una grande risorsa sociale prim’ancora che sportiva. Tutto questo è riconducibile ad un nome, a Mimmo Brillantino, che ci mancherà, anche per la sua garbata quanto decisa vis polemica, sempre in nome e per conto della «boxe a Marcianise». La traccia del suo operato però rimarrà incancellabile, non solo a Marcianise, ma nella storia del pugilato italiano. Un impegno pubblicamente riconosciuto anche dal presidente del Coni, Malagò, che nella palestra delle Fiamme Oro fece un inchino al maestro. I funerali di Brillantino, ricordato con commozione dal sindaco Antonello Velardi e da tutta la comunità di Marcianise, si terranno oggi alle ore 15 presso la Chiesa di San Giovanni Paolo II in via Clanio. (Adriano Cisternino – Il Mattino)