Castellammare faida nel PD dietro cacciata di Pannullo. Di Nardo “Non sono capobastione”
Castellammare faida nel PD dietro cacciata di Pannullo. Di Nardo “Non sono capobastione” Il sindaco di Castellammare Antonio Pannullo avrebbe aggiunto un carattere irruento nel trattare con gli alleati diventati decisivi per reggere la maggioranza. Così, alla vigilia delle elezioni del 4 marzo il Pd perde il sindaco di una città importante, anche se l’Amministrazione vedeva l’apporto diretto del centrodestra. Subito dopo la sfiducia era arrivata la ferma presa di posizione del partito regionale. Invece ancora ieri solo silenzio dal segretario provinciale Massimo Costa, come scrive Fulvio Scarlata su Il Mattino di Napoli .
A contribuire a scompaginare gli equilibri e indirettamente a provocare lo scioglimento del consiglio comunale di Castellammare è stato un colpo a sorpresa del partito democratico: quello di schierare nell’uninominale al Senato, nel vasto collegio che comprende la città stabiese, Francesco Manniello. Il patron della Juve Stabia, infatti, non è come altri presidenti di squadre di calcio. Lui il seguito lo ha. Idolatrato dai tifosi, certo, ma anche apprezzato dagli elettori. Tanto da raggiungere 12mila preferenze quando si candidò con l’Udc nel 2010, quando i centristi erano alleati con Stefano Caldoro. Ora che Manniello è con il centrosinistra, gli equilibri si sono capovolti e nessuno è più certo, nel centrodestra, si sfondare in un collegio che doveva essere sicuro.
Neanche nel campo del centrosinistra, tuttavia, le acque sono calme visto che in molti aspiravano a un posto almeno nell’uninominale alla Camera. La scelta finale, invece, è caduta su Silvana Somma, due volte candidato sindaco a Gragnano e due volte bocciata al voto. Il premio di poter tentate di raggiungere il Parlamento non è piaciuto troppo a Castellammare provocando una serie di tensioni nel Pd. Se poi si aggiunge la scelta di Pannullo di silurare l’assessore al Bilancio, Casimiro Donnarumma, di Area Civica, che si era espressamente schierato per la candidatura di Aniello Di Nardo con Fi alla Camera il quadro si completa: l’esplosione delle tensioni è stata inevitabile. Anche perché il sindaco, per suo carattere, è poco propenso a intermediazioni ed era arrivato ad avere rapporti tesi perfino con il capogruppo Pd al Comune, Francesco Iovino.
Si è provato a interpretare la scelta di silurare il sindaco come un attacco a Mario Casillo. Il diretto interessato, come sua abitudine, non commenta. I suoi uomini, tuttavia, spiegano che «amici» del consigliere regionale ci sono tanto tra quanti sono restati con Pannullo che tra quanti si sono dimessi. Nelle stanze del Pd regionale si tende a ridimensionare l’accaduto a un problema del Comune, di una maggioranza che non è mai stata troppo stabile, anche perché le maggioranze, a Castellammare, ormai non sono stabili da un po’ di anni, sia con sindaci di centrosinistra che di centrodestra, affidate ad alleanze con liste civiche che non si collocano precisamente negli schieramenti, impegnate a garantire solo interessi particolari con chiunque. Sulla questione Castellammare si segnala il silenzio del segretario provinciale Pd, Massimo Costa, che pure aveva giurato più incisivi interventi del partito nella politica di Napoli e dell’area metropolitana.
Comunque si tornerà a votare tra pochi mesi. E tutti giurano che questa volta si eviteranno larghe intese per «svoltare» e «fare pulizia». Molto dipenderà anche dai risultati delle prossime elezioni politiche che ridefiniranno i rapporti di forza in campo.
Proprio il tentativo del centrosinistra di vincere ad ogni costo, allargando le maglie della sua coalizione, viene messo sotto accusa da Luigi Cirillo: «Quello che sta avvenendo a Castellammare deve far riflettere – dice il consigliere regionale 5 Stelle – In due anni due Giunte targate Pd sono saltate nella stessa maniera, con le dimissioni dei consiglieri comunali. Castellammare è la prova dell’incapacità del Pd di garantire la governabilità, il Comune è lo specchio dell’Italia. Noi 5 Stelle, invece, corriamo da soli, senza intese e coalizioni, e quando andiamo al governo siamo compatti». I grillini non stanno a guardare a Castellammare e già sono pronti per selezionare con la base un candidato sindaco per rompere i giochi tra centrosinistra e centrodestra e presentarsi con una guida e un programma per chiedere la fiducia agli elettori di Castellammare. «Non sono un capobastone, trovo offensivo chiamarmi così. Sono intervenuto a difendere i miei amici. E non ho alcuna intenzione di fare il sindaco di Castellammare». Aniello Di Nardo la prende alla sua maniera, in modo democristiano. Orgoglioso delle sue origini politiche. E rintuzza le accuse di Antonio Pannullo: «L’ex sindaco parla di appalti e interessi della camorra: ma se c’era qualcuno colluso con la criminalità nella sua Giunta se ne accorge solo ora? Finché erano suoi assessori gli andava tutto bene?».
Dc, Ccd, Idv, consigliere di Bassolino e De Luca, ora candidato in Forza Italia. È accusato di essere uno che cambia sempre casacca.
«Io nasco consigliere comunale nella Dc. Poi dissolto il partito ho seguito Casini e Mastella, quando i due hanno litigato per il Governo D’Alema ero l’unico parlamentare ex Dc in Campania, sono rimasto nella maggioranza dove subivo solo insulti tipo vecchio democristiano. Con Di Pietro c’era un’amicizia ben prima che entrasse in politica, mi chiese di far parte dell’Italia dei Valori e lo ho seguito, ma anche questo partito si è dissolto. Mi sono sempre occupato di protezione civile, De Luca mi ha voluto come suo consigliere, ma in due anni non mi ha mai convocato né ascoltato, logico che litigassi con lui. Ora torno nella mia casa, nel centrodestra in cui sono stato eletto la prima volta. Questa è la mia storia».
Quale è il suo ruolo a Castellammare?
«Dopo Cuomo, Casillo e l’attuale capogruppo Pd Iovino mi chiesero di candidarmi a sindaco, loro sono i padroni del consenso, ma poi mi hanno fermato. Sono però stato corretto e ho contribuito a eleggere due consiglieri comunali. Quando c’è stata la prima crisi di Pannullo per quieto vivere ho indicato ai miei consiglieri di entrare in Giunta. Ma un sindaco che ha l’appoggio del centrodestra non può comportarsi con arroganza come se avesse solo i voti del Pd».
E quindi?
«Come fa Pannullo a cacciare un assessore solo perché aveva detto che mi votava? Dovevo intervenire a difendere i miei amici tanto più che sono candidato alle elezioni. Sarebbe stato logico rimandare i chiarimenti a dopo il voto, lui invece ha voluto dare una punizione su indicazione di Casillo e Iovino. Meglio così: tra tre mesi si vota e si farà pulizia a Castellammare».
Pannullo parla di appalti e camorra: cosa c’è di vero?
«Gli vorrei dire: ma come c’erano personaggi collusi nella tua Giunta e te ne accorgi ora? Finché facevi il sindaco andava tutto bene?».
Lei vuole fare il sindaco di Castellammare?
«Questo è un altro caso creato ad arte. Io farò il deputato, ho ottime possibilità di essere eletto, non ho interesse a fare il sindaco, sarebbe scorretto nei confronti dei consiglieri comunali che si sono dimessi. La verità è che, oltre al sindaco, dovrebbero essere imposti due mandati anche ai consiglieri comunali, in modo che si può fare un po’ di pulizia. Certo anche due mandati per i parlamentari come dicono i 5 Stelle, però abbiamo visto che al momento opportuno i grillini cambiano le regole a loro piacimento»