Sorrento,chiusura del Centro di igiene mentale,una vergogna per le amministrazioni nel silenzio totale della Chiesa.
Ancora non si riesce a dare una seppur minima speranza per una concreta soluzione a quella che, in una terra ricca e benestante, non dovrebbe essere affatto una problematica. Per tante famiglie sfortunatamente costrette a convivere con un parente malato di mente, oltre a contestare la inefficacia degli amministratori locali, la delusione circa l’atteggiamento, al momento inerte, di Chi predica quotidianamente per l’accoglienza ma probabilmente non si accorge che l’indifferenza e l’emarginazione alberga da tempo anche sottocasa. Giovedì 15 ci sarà la manifestazione dei familiari durante la Festa di Sant’Antonino, noi ci saremo.
Sorrento – E’ diventata ormai imbarazzante la vicenda che vede la chiusura dell’unico centro di igiene mentale del territorio,che secondo quanto comunicato dai responsabili sanitari, cesserà di funzionare a partire dal prossimo 1 Marzo. Una struttura, già di per sè fatiscente e da anni abbandonata al proprio destino dalle amministrazioni comunali. Dove però i malati mentali ,oltre all’assistenza medica, trovano rifugio ed in un certo senso un punto di riferimento. Ora di fronte alla notizia dello sfratto del centro (per essere probabilmente trasformata in una ulteriore struttura extralberghiera) grande è la preoccupazione di tante famiglie sorrentine (circa 1200) per il destino dei loro parenti malati di mente. Purtroppo , come spesso accade, soltanto adesso a cose avvenute ci si confronta con quella che in effetti è una atavica problematica. A quella che dovrebbe essere una immediata soluzione si continua ad assistere ad un vergognoso rimpallo di responsabilità ,tra cui emerge la totale indifferenza dei vertici dell’Amministrazione comunale capeggiata dal Sindaco Cuomo. Oltre ad accantonare qualsiasi ipotesi di mettere a disposizione qualche altra struttura comunale dismessa (si era pensato all’ex Arips) avendo,la problematica del Centro di igiene mentale di via del Mare ,radici antiche ,non si è riusciti (maggioranza ed opposizione) nel tempo a farla emergere e casomai coinvolgere, per una adeguata soluzione ,i restanti comuni peninsulari. Una serie di promesse e dichiarazioni che soltanto adesso,di fronte alla concretezza del problema, vengono (senza nulla di fatto) vergognosamente rilasciate dai vari responsabili del settore, dai sindaci dei vari comuni, dagli assessori, nonché dai consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione. Come se costoro fino adesso avessero vissuto ed amministrato altrove. Eppure da anni ,oltre alla precarietà della struttura , l’intera cittadinanza, compreso chiaramente gli amministratori ,assistono al quotidiano vagare dei poveri pazienti per la città.
Chi “inopportunamente” entra in un bar e farfugliando chiede di essere pagato un caffè;chi vaga lungo i marciapiedi talvota in modo vistosamente indecente cerca conforto ed assistenza dai passanti; chi senza, l’opportunità di potersi esprimere, tenta invano l’attenzione di un interlocutore; chi lungo le nostre piazze,seppure in giovane età, andando sempre più spesso in escandescenza cerca di spiegare a modo suo le ragioni che l’hanno ridotto a tale stato. Ebbene di fronte a tali scenari tutti, cittadini, amministratori e sopratutto le autorità che dovrebbero offrire ordine ed assistenza continuano ad essere inermi,e sempre più spesso in modo scostante si evita addirittura il contatto. Come se costoro , una volta cittadini attivi e ragionanti ,ora fossero diversi poichè con il loro vagare senza meta, non offrono un degno spettacolo alle strade ed alle piazze della nostra rinomata città .Un atteggiamento che per una località “evoluta” e sempre all’apice del panorama turistico mondiale non dovrebbe esistere. Invece lo scostamento e la totale indiffenza, contina a prevaricare su quello che dovrebbe essere invece un atteggiamento di comprensione e contro qualsiasi pregiudizio. Non si riesce ad immaginare che determinate patologie , potrebbero colpire all’improvviso qualsiasi persona. In particolar modo in un’epoca compressa come quella attuale dove il suicidio , anche lungo il nostro territorio,sembrerebbe diventare una prassi; dove lo scervellarsi per mantenere o trovare un posto di lavoro e le difficoltà nel portare avanti una famiglia diventano imprese sempre più ardue; dove lo scoraggiamento e la depressione coinvolgono facilmente i nostri giovani che invano tentano di crearsi un futuro in un Paese le cui istituzioni continuano ad ignorarli. Talvolta basta un nonnulla per superare la cosidetta soglia della ragione ed essere catapultati in un mondo diverso, ed essere considerati alieni vaganti intrappolati in un corpo umano. Per poi elemosinare una sorta di comprensione che sempre più spesso viene negata.
Ora di fronte all’imminente chiusura della struttura che oltre a riversare tante famiglie nell’angoscia ed i pazienti, che probabilmente rifiuteranno di trasferirsi in altri centri extraterritoriali (poichè vagare per la città in ogni caso continua a rappresentare per le loro menti qualcosa di familiare) bisognerebbe concentrarsi nel trovare la soluzione sul territorio. Una problematica che oltre alle amministrazioni comunali dovrebbe vedere coinvolta anche la nostra Comunità Diocesana. Sempre attenta alle situazioni relative agli emarginati ma che nel caso specifico almeno ufficialmente non si è ancora pronunciata . Nonostante si è di fronte a quella che a tutti gli effetti rappresenta una problematica che dovrebbe interessare da vicino chi nella cattolicissima Sorrento quotidianamente si adopera per il prossimo. Ora senza entrare in particolari di una discussione che ci porterebbe lontani dall’argomento in questione , bisogna dire che negli utimi giorni molti cittadini fanno rilevare,come le amministrazioni comunali,anche la comunità diovesana,di fronte ad un tale preoccupante vicenda, tenti al lavarsene le mani. Dando la sensazione di mostrando maggiore attenzione al fenomeno immigratorio. Infatti ,nonostante le recenti polemiche, è ormai deciso che a fine mese la nostra Diocesi accoglierà una ventina di persone di nazionalità sud sudanese ed eritrea presso l’ex seminario arcivescovile. Dove da tempo era cosa nota che si stavano ristrutturando alcuni locali (tre camere matrimoniali e due singole) che per ordine del Vescovo saranno adibite a tale scopo. Il tutto chiaramente,come sta avvenendo da anni altrove ,a spese dello Stato e quindi della collettività. Ora di fronte alla immediata chiusura dell’unico centro di assistenza per i tanti malati mentali del territorio sorrentino, in molti si chiedono senon sarebbe stato più opportuno adibire i locali dell’ex seminario per tale scopo? Non sono costoro anch’essi da qualificare come fratelli più deboli? Non fuggono anch’essi in preda ad una disperazione,da un immaginario paese che continua a rifiutarli e che difficilmente le nostre menti sane riuscirebbero a localizzare? Probabilmente si è voluto dare un segnale importante relativo al fenomeno migratorio a cui Sorrento, nonostante le tante polemiche, non poteva assolutamente sottrarsi. Ignorando che ,anche in quella che appare una ricca e benstante città,l ‘indifferenza verso tanti emarginati e la disperazione che coinvolge tante famiglie non bisognerebbe cercarla altrove, ma bensì, come gli esclusi del Centro di Igiene Mentale di Via del Mare,… basterebbe guardare dietro l’angolo! – 12 febbraio 2018 – salvatorecaccaviello.