Gli alunni del  Liceo “Publio Virgilio Marone” di Meta hanno incontrato, Suor Rita Giaretta, fondatrice di “Casa Rut”

1 febbraio 2018 | 12:55
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Gli alunni del  Liceo “Publio Virgilio Marone” di Meta hanno incontrato, Suor Rita Giaretta, fondatrice di “Casa Rut”

Alcuni giorni fa, gruppi di alunni delle classi IIID, IIIE, IVE, IVG del  Liceo “ Publio Virgilio Marone” di Meta hanno incontrato, a Caserta, Suor Rita Giaretta, fondatrice,quasi per caso,di “Casa Rut”, una casa di accoglienza per dire No alla tratta di donne schiave,sfruttate dal mercato del sesso internazionale,soprattutto migranti,donne molto giovani se non minorenni, sole o con bambini piccoli. L’ attività è stata promossa e preparata dal progetto “ La consapevolezza della legalità”, sotto la guida delle Prof Carmela Sicignano e Angela De Rosa.

Suor Rita e due sue consorelle dell’ ordine delle Orsoline, arrivatea Casertanel 1995,resesi conto della triste realtà che le circondava,non riuscirono a “ stare al loro posto”, come fu loro detto da  un agente delle  forze dell’ Ordine,nel momento in cui andarono in strada, proprio dove tante donne,spesso minorenni, relegate ad un pezzetto di marciapiede, dietro un fuoco,come scarti umani  da buttare, erano costrette a prostituirsi. Sono andate,la prima volta,l’ 8 marzo di vent’anni fa,quattro donne: due suore e due volontarie,con la macchina piena di primule variopintee con messaggi in più lingue, per far fiorire la speranza del riscatto della  dignità e “ Il  coraggio della libertà”,come recita il titolo del libro, scritto da BlessingOkoedion ,uscita dall’ inferno della tratta. Da quel giorno,le ragazze, un po’ alla volta cominciano  a fidarsi di Suor Rita e delle donne che stavano con lei  e ogni mercoledì parlano con loro, proprio lì sulla strada. Ecco che  pian piano nasce  “Casa Rut”.Rut vuol dire amica ; la biblica Rut non abbandona la suocera Noemi al suo destino, Rut è una straniera moabita, è vedova e diventa la bisnonna di Davide , è artefice di salvezza e lo è anche  per tante donne “prostituite e non prostitute” ,come precisa Suor Rita, in quanto costrette da un mercimonio inquietante . Tutto ciòè una questione di mercato, di domanda: nove milioni di richieste di prestazioni sessuali al mese ; è una questione di clienti che acquistano il corpo di una ragazza,perché?Per Suor Rita è la relazione familiare,fondata sulla libertà, a spaventare e a far preferire

l’ “acquisto”;è troppo impegnativo amare perché implica sofferenze e rifiuti,  continua Suor Rita in modo toccante, spiegando ad una platea attenta di ragazzi che cosa è la tratta degli esseri umani . Con l’ inganno, queste donne vengono allontanate dal paese d’ origine o perché scappano da guerra e miseria, con il miraggio di una vita lontana dalla povertà,a volte vendute dagli stessi parenti, costrette,poi,a vendersi,anche con riti  voodoo, che le incatenano alla paura, costrette a  pagare il debito del viaggio,quantificato in cifre assurde  anche per il costo della disumana  “nuova” sopravvivenza; picchiate, violentate nell’ anima e nel corpo per 10, 15 euro a prestazione, ridotte alla fame, se ribelli, private del nome d’ origine,  dei documenti, annientate a scarto da buttare.Ecco che l’ accoglienza  si arricchisce della dignità riconquistata attraverso  specifici percorsi sanitari, con la concessione in tempi brevi di documenti, con la ricostruzione di un’ identità, con il lavoro. Ecco che,  nel 2004, nasce la Cooperativa Sociale “new Hope”: un laboratorio di sartoria etnica in condivisione anche con volontari  perché solidarietà significa rispetto dell’altro,legalità,giustizia.In questo modo vengono rimosse  graviforme lesive della dignità umana  con un  reale processo di liberazione e di integrazione .Una volta tornati a casa, ci siamo sentiti più ricchi e con la speranza che un giorno nessuna donna sia più violata e che luoghi  come Casa Rut siano resi noti  di piùper il grande contributo che danno alla società. Un cammino è quello di Casa Rut che ha sempre avuto il sostegno della Chiesa diocesana di Caserta, un cammino di speranza fondato sulla consapevolezza che “ Non c’ è scarto che non possa fiorire”.