Pittella, l’anti-populista. È mister 240mila voti
Volo diretto da Strasburgo a Palazzo Madama per Gianni Pittella. Diciannove anni al Parlamento europeo e migliaia di preferenze, Matteo Renzi lo vuole in campo per le Politiche e gli garantisce un posto blindato al Senato nel collegio di Napoli-Salerno, candidandolo anche nell’uninominale in Basilicata, sua terra d’origine. Domenica il via al suo tour elettorale con prima tappa Scafati. Onorevole Pittella sarà capolista nello stesso collegio dì Luigi Cesaro. Una bella sfida. Lei su cosa punterà la campagna elettorale? «Non scenderò in polemica né con Cesaro, nè con altri. Il mio modo di fare politica non è quello dell’attacco, ma della proposta ai cittadini perché quando si chiede il voto si contrae un impegno solenne con loro. Cercherò di essere presente in tutti i Comuni, punterò sulle cose che faremo e su quelle che abbiamo fatto». Partiamo da quelle fatte, cosa rivendica in Campania? «Nel mio ruolo di europarlamentare posso senz’altro rivendicare di aver garantito alle regioni del Sud e alla Campania un enorme flusso finanziario di fondi strutturali che hanno consentito alla Regione di investire in importanti infrastrutture. Non vi è opera realizzata, sia nella provincia di Napoli che di Salerno, che non sia stata fatta con i fondi europei. Spesso, purtroppo, i cittadini non lo sanno». Facciamo qualche esempio allora. «Potrei citare centomila iniziative. Tutto quello che si vede su Salerno, a cominciare dalla riqualificazione urbana fatta con il programma Urban, è finanziato con fondi europei, sicuramente anche grazie all’intelligenza di amministratori come Vincenzo De Luca. Per Napoli, una su tutte: la metropolitana».
Se ha fatto così tanto in Europa, perché interrompe il mandato per candidarsi al Senato? «Voglio mettere il mio capitale di esperienza, competenza e relazioni a disposizione del Meridione. in particolar modo della mia regione, la Basilicata e della Campania. La conoscenza legislativa, delle politiche europee e dei fondi strutturali può essere molto utile in Senato. Con il prestigio e l’autorevolezza che ho costruito in questi 19 anni avremo più forza per batterci nei confronti di Eni ed altri enti per dire che il Mezzogiorno deve rientrare in maniera più ampia nei programmi di sviluppo. Non è possibile accettare che l’Anas o le Ferrovie dello Stato facciano programmi dove la spesa per il Nord è di gran lunga superiore a quella per il Sud». Non solo il pubblico, ma anche i privati non investono al Sud. Come li convincerà? «Mettendo in piedi una forte leadership insieme ai parlamentari e ai governatori regionali. Dimostreremo ai grandi soggetti pubblico-privati e agli investitori stranieri, che venendo in Campania e in Basilicata possono trovare un terreno fertile, perché ci sono procedure trasparenti, una sicurezza che noi possiamo garantire e aiuti finanziari. Così creeremo occupazione e faremo tornare i cervelli in fuga». Più che per le competenze, si dice che Renzi in realtà l’abbia voluta capolista per i voti. «I voti li ho guadagnati tutti sul campo, lavorando sodo. Ho fatto non una, ma quattro campagne elettorali al Parlamento europeo – dove ci sono 1700 Comuni – mica nella città di Rocca Cannuccia. Se ho preso la prima volta 65mila preferenze e la quarta 240mila, non è perché ho un potere, ma per la stima e la fiducia dei cittadini». Quasi vent’anni in Europa, ora si candida al Parlamento italiano con un’elezione assicurata. I grillini le darebbero del poltronista. «Queste non sono poltrone, io mi faccio un cuore così. Lavorassero tutti come me, sette giorni su sette. Partendo la domenica pomeriggio e tornando il venerdì, girando anche tutti i paesi del mio collegio. Basta con questo populismo». Difficile: populismo e demagogia hanno la meglio in politica e tra gli elettori. Come risponderete? «Populismo e anti-sistema si nutrono della protesta dei cittadini a sua volta generata dalla mancanza di soluzioni. Ecco perché l’unica arma che abbiamo per rispondere sono i fatti. Per questo sono stato il primo a ribellarmi alle politiche di austerità economica imposta dalla Merkel, perché avrebbero creato disoccupazione, protesta e movimenti populistici fino alla disgregazione della democrazia. Abbiamo salvato la Grecia, esteso l’Erasmus ai giovani imprenditori e professionisti. E lottato per una giusta accoglienza perché il populismo si alimenta dell’odio per gli immigrati, modificando le regole di Dublino. Non a caso allora i grillini votarono contro. Ma questo e tanto altro ancora ora glielo faremo sapere ai cittadini italiani».
Fonte: Marina Cappitti da Metropolis