Ravello chiesti quindici anni per omicidio a Vincenza Dipino
Ravello, Costiera amalfitana. Quindici anni per omicidio volontario e uno per occultamento di cadavere. È quanto ha chiesto il pg Giannelli ai giudici per la Corte d’Assise d’Appello per Vincenza Dipino, la 57enne di Ravello già condannata in primo grado a 23 anni di reclusione con l’accusa di avere ucciso, in concorso con l’amante Giuseppe Lima, la 45enne scafatese Patrizia Attruia. Il collegio giudicante, nell’udienza di ieri, ha comunicato ai difensori della donna, gli avvocati Marcello Giani e Stefania Forlani, di non accettare la loro richiesta di concordato sulle generiche. Ma il procuratore generale , come riporta Petronilla Carillo su Il Mattino di oggi, ha riconosciuto, nel corso della sua requisitoria, proprio le generiche a carico della Dipino riferendo che «questa ipotesi era già stata presa in considerazione in primo grado che le ha poi respinte» ma che ora possono essere prese in esame «perché la Dipino ha fatto una più corretta ricostruzione dei fatti».
Secondo il pg, dunque, la 57enne non può essere stata l’unica responsabile dell’omicidio della Attruia perché «la sua costituzione fisica glielo impedisce» essendo molto piccola di statura. «E se ha da subito confessato l’omicidio è solo perché è stata istigata da Lima». Per l’accusa che tutto sia maturato da «un rapporto sessuale» è ormai un dato certo ma «non si può parlare di omicidio preterintenzionale». Anche se, e il pg qualche dubbio lo pone, bisogna accertare se ci sia davvero il concorso di colpa da parte della Dipino nel delitto.
Patrizia Attruia fu rinvenuta cadavere nell’appartamento dove viveva con i due imputati, Lima e Dipino, nel pomeriggio del 27 marzo 2015. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stata uccisa perché era diventata di ostacolo alla relazione nata tra la Dipino e Lima. E fu uccisa a botte. Per l’uomo, che ha chiesto il rito abbreviato, la settimana scorsa il pm Cristina Giusti, ha invece chiesto trent’anni di carcere.