Amareggiati perché dopo tanti valzer, garanzie e colloqui sono stati tagliati fuori dalla partita delle Politiche e senza troppi complimenti. Ma restano determinati a riprovarci alla prima occasione, «per dare voce alla nostra terra», magari mettendo da parte campanilismi ed egoismi. Magari già alle elezioni Regionali del 2020. I sindaci Giuseppe Cuomo (Sorrento), Piergiorgio Sagristani (Sant’Agnello) e Giuseppe Tito (Meta) erano in odore di candidatura alla Camera dei deputati. Ma ne Forza Italia nè il Partito democratico li hanno scelti lasciando loro le briciole. Ovvero possibili candidature di bandiera. Opportunità sgradite che alla fine hanno suggerito ai diretti interessati di declinare l’offerta. Sia chiaro: c’è chi ha già detto chiaro e tondo di voler scalare le marce alla prima chance. Cioè Sagristani, che a bocce ferme – rivelando anche della proposta avanzata da Forza Italia di candidare la consorte – ha fatto capire di essere intenzionato non solo a rimanere sindaco di Sant’Agnello. Ma a valutare il percorso delle Regionali. Cuomo, invece, va avanti senza annunci, dietro le quinte. Si era dichiarato pronto a gareggiare con la casacca di Forza Italia e dopo il blitz alla convention di Ischia alla quale partecipò anche l’ex premier Silvio Berlusconi il più sembrava fatto. E anche per i buoni rapporti intessuti da tempo con il deputato uscente Paolo Russo, generale azzurro che assieme al coordinatore provinciale Antonio Pentangelo si era sentito a più riprese con il sindaco di Sorrento fornendogli supporto nel tentativo di gareggiare per Montecitorio. E invece nulla di fatto. Eppure le Regionali del 2020 coincideranno con la conclusione del secondo mandato consecutivo da primo cittadino e Cuomo potrebbe scendere in campo. Da valutare invece cosa farà Tito: è consigliere Pd della Città metropolitana e se dovesse uscire pulito dall’inchiesta che lo vede a rischio processo per corruzione sicuramente si dichiarerà abile e arruolato per il partito- Che non l’ha candidato anche per scongiurare il rischio di bagarre con i competitor del Movimento Cinque Stelle che, nei mesi a corsi, hanno tempestato di interrogazioni parlamentari al cianuro il Viminale aprendo sottilmente pure Io scenario di una commissione d’accesso.