Vico Equense. Parla Michele De Gennaro, giovane imprenditore che ha creduto in Vico: “sogno un paese che funziona”
Vico Equense. Sono andato a trovare ieri pomeriggio, nel giorno di chiusura della sua attività, un giovane imprenditore vicano Michele De Gennaro, che ha creduto nella sua città e nell’importanza di investire. Gli ho fatto alcune domande, anche nel video che potrete vedere a fine articolo, non solo per domandare il perché della scelta di questo settore (lo yogurt con la Yogurteria) ma perché ha deciso di investire denaro e tempo nella sua città, visto che molti suoi coetanei hanno scelto di emigrare o non sono stati motivati a “farsi” da soli.
Michele cosa significa per un giovane investire nel mezzogiorno?
“Significa al 90 % fallito. Concorrenza spietata tra commercianti che non si aiutano fra di loro. Mentalità ristrette a nuove idee e attività”.
Cosa significa farlo a Vico Equense?
“Un grande valore affettivo. La scelta era tra andare via o investire nel mio paese. Io sono un Vicano doc e sono nato qui. All’inizio dopo la maturità non sembrava possibile continuare a lavorare in questa terra poiché qui i giovani sono sfruttati tra extra e lavori sottopagati. Mia nonna mi ha fatto il lavaggio del cervello per farmi da solo ed aprirmi un’attività e quindi per ricordarmi di lei ho messo le sue iniziali sui tondi in alto alle pareti sinistra e destra A. V. come “Anna Volpe”, così gli ho dedicato questo posto; sei l’unico a cui confido questa cosa.
Io Vico me la sento dentro. Ha pesato troppo anche la rabbia perché volevo qualcosa in più dal paese che non mi ha dato. Prima da piccolo non c’era nulla sennonché oratorio e ACR, oppure stare buttati giornate intere a San Ciro. Questa attività adesso è un punto di riferimento per i giovani.
”Complimenti a chi ha il coraggio di credere in un sogno”, mi dedicò questa frase un ragazzo sui social. Non si sa, se si realizzerà mai, il sogno di un paese che funziona. Io ci credo, non posso farlo da solo. Deve partire anche dagli adulti, diamo una possibilità ai giovani imprenditori di crescere.
Dobbiamo far diventare Vico un paese che piace ai propri abitanti e non solo a chi viene da fuori. Ci vorrebbero tanti ragazzi giovani che investano in qualcosa di diverso, senza fare concorrenza sulle stesse cose e farsi guerra nello stesso ambito”.
Cosa ne pensi del commercio a Vico?
“C’è il bisogno di una riorganizzazione vera e propria. Acove non può organizzare eventi che vanno oltre i propri “poteri”, chiedendo autofinanziamento ai commercianti. Non può fare le veci del Comune nell’organizzazione, che in effetti sono compiti del Comune. Ma deve essere una associazione che dia solo voce a tutti i commercianti. E nemmeno chiedere gli stessi soldi a tutti i commercianti per un evento, senza fare una diciamo scala economica delle attività come guadagni, soprattutto come è capitato con la notte bianca che è stato un vero flop. Sono cose che dovrebbe fare il comune, gli amministratori devono organizzare. Ci vorrebbe una figura specifica nel comune che si occupi del commercio a Vico, una persona competente che aiuti ad avviare le attività anche in ambito di marketing e pubblicità, anche sui social”.
Vico è città turistica?
“Partiamo dal fatto che è un paese. Mi dispiace dirlo anche se ha il titolo di Città. Assolutamente no, è un paesino bello da grandi potenzialità e bellezze non sfruttate. È un paese dormitorio poiché i turisti vengono solo a pernottare, visto che costa di meno. Sorrento si è fatto il nome e trovi tante cose per far passare le giornate ai turisti, Sorrento è turistica. Vico non offre nulla, non ha una offerta da dare a questi turisti. A Vico si dorme e a Sorrento si consuma. Qui non è pubblicizzato nulla e nemmeno le attività, ce le teniamo per noi, non come le altre città. Non diffondiamo le tradizioni, le peculiarità, non sappiamo crescere. Facciamo diecimila processioni ma nulla è pubblicizzato. E come può essere turistico? Come la notte bianca nessuno lo sapeva, solo gli abitanti del centro, nemmeno le frazioni e da fuori. Come le luci di Natale, belle ma tutto il contorno non funziona come nemmeno gli eventi. Non si possono fare confronti con altre città, non siamo all’altezza. Dovrebbero fare come al Presepe di San Salvatore, che la gente da lontano è venuta appositamente per vederlo. È stata fatta una gran cosa lì, invece negli eventi che si cercano di fare, nulla è pubblicizzato e nulla è conosciuto e quindi non si può pretendere che venga gente”.
Come ti è venuta in mente l’idea di aprire questo tipo di locale a Vico?
“La mia risposta è sempre la stessa, ero assolutamente innamorato di questo gelato artigianale, che non è solo più salutare di un semplice gelato ma per me è anche più buono, perché ti regala un’esperienza diversa nel mangiarlo. E non concepivo di dover andare sempre fuori dal mio paese per mangiarlo”.
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