ASSALTO A YOU TUBE PERCHE’ GLI AVEVA OSCURATO I VIDEO AGGREDITI E FERITI I DIPENDENTI
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Nasim Najafi Aghdam, la trentanovenne che martedì ha ferito tre persone negli uffici YouTube di San Bruno in California, con il terrorismo e con l’integralismo non ha niente a che vedere, o almeno così sembra dai primi dati che la polizia e l’FBI hanno raccolto. Più che un attentato, quello di martedì sembra una sorta di regolamento di conti, una vertenza di lavoro risolta in stile Far West. Era da poco passato mezzogiorno (ora locale) quando la donna ha fatto irruzione nel quartier generale del colosso dei video in rete; un quartier generale composto da quattro edifici con grandi vetrate per ammirare il verde del parco nel quale sono collocati: nessun controllo, accessi liberi, secondo la policy aziendale di Google USA (entrare negli uffici milanesi della compagnia è assai più complicato) che di YouTube detiene la proprietà. Nasim Najafi Aghdam si è diretta senza esitazioni verso uno specifico ufficio e lì ha esploso alcuni colpi di pistola ferendo un uomo di 37 anni (forse il fidanzato di Nasim, che ora è ricoverato in condizioni critiche) e due giovani donne; poi, con la stessa arma, si è tolta la vita. Ma chi era Nasim Najafi Aghdam? Una youtuber, cioè, in termini molto semplici, una che sbarcava il lunario producendo video in proprio e postandoli su Youtube. Se avete figli adolescenti potete chiedere a loro notizie sugli youtuber; sicuramente, di quelli che a loro sono più noti dei personaggi televisivi, sapranno dirvi nomi, tematiche dei video, numero di iscritti al loro canale e redditi dichiarati. Già perché con i video in rete si possono guadagnare anche milioni di dollari; dipende dal numero di persone che li guardano, dal numero di persone che abitualmente seguono la produzione (gli iscritti al canale) e dal tempo che i visitatori trascorrono guardando ciò che è stato girato: per YouTube, ogni spettatore e ogni minuto speso sul sito si trasformano in introiti pubblicitari e di questi introiti una parte, assai piccola, viene girata a chi ha postato il video. Ma, da un anno a questa parte, il Tubo ha stabilito che a guadagnare saranno solo coloro che otterranno almeno 10000 visualizzazioni, e c’è probabilmente questa politica di retribuzione alla base della sparatoria. I video di Nasim infatti erano scesi sotto la soglia minima di visualizzazioni e il flusso di denaro proveniente da YouTube si era interrotto; in altri termini la donna, che campava facendo parodie di clip musicali, postando ricette vegane e video-consigli per il fitness, ha visto davanti a sé lo spettro della disoccupazione e, colma di rabbia, ha deciso di regolare la questione con la società che, a suo dire, le aveva rovinato la vita bloccandole i pagamenti e oscurando alcuni dei suoi video dal contenuto piuttosto dubbio (pare non mancassero i riferimenti a Hitler). Il gesto però non è stato improvviso, ma piuttosto meditato e preparato, tanto che, notando un’assenza prolungata di Nasim, i familiari hanno allertato la polizia ipotizzando l’attacco a YouTube: troppo tardi. E forse, questa volta, ha poco senso evocare l’eterno problema della circolazione di armi negli Stati Uniti: di vicende di lavoro finite nel sangue è piena la cronaca di ogni Paese, anche del nostro. Quello che stupisce gli analisti è però il fatto che a sparare nel mucchio sia stata una donna: dal 1966 a oggi, su centinaia di sparatorie, solo 8 sono state compiute da donne, ma, probabilmente, non è in questo campo che la parità tra uomini e donne si deve costruire. Al di là delle questioni di genere, la vicenda di Nasim Najafi Aghdam squarcia però il velo su un nuovo mondo di sogni realizzati e infranti, di exploit straordinari e di fallimenti, sul mondo di quanti, in YouTube, hanno visto la nuova strada per il successo. Una strada facile all’apparenza, democratica, che non fa differenze tra chi ha i mezzi e chi non ce li ha. Una strada che, diciamocelo, non fa troppe distinzioni tra intelligenza e stupidità e, quando le fa, ad avere la meglio è la seconda. Sognare Hollywood, o anche solo gli studi della Rai o di Mediaset, è troppo faticoso: corsi di recitazione, di danza, provini, copioni da imparare Con YouTube basta una telecamera o una webcam, come set basta la propria stanza e non serve altro che essere se stessi. Almeno in linea di principio. Certo, anche in Italia ci sono youtuber, penso a IPantellas (quasi un milione di iscritti), che preparano veri e propri sketch degni del migliore cabaret, ma uno come Frank Matano ha conquistato il pubblico con scherzi telefonici e pernacchie, senza contare i gamers, quelli che postano i video delle loro partite ai videogiochi: il game tester svedese Felix Kjellberg, meglio noto come PewDiePie, ha circa 30 milioni di iscritti, qualcosa come la popolazione di Belgio, Grecia e Portogallo messi insieme. Quello che martedì è finito con un cadavere e tre feriti è allora uno dei tanti sogni dell’era di Internet, una delle tante forme prese dall’illusione che, con il web, tutti hanno diritto alla fama, al successo, ai soldi. È vero, in rete anche il Signor Nessuno ha diritto a un suo piccolo spazio, ma per diventare qualcuno deve sottomettersi alla legge dei numeri e quella è crudele verso i piccoli e generosissima verso le grandi compagnie; YouTube vive del contributo di tutti noi, ma sono pochissimi a poter vivere del contributo di YouTube: Nasim Najafi Aghdam se n’è accorta fuori tempo massimo, quando ha cominciato a percorrere il viale del tramonto senza che mai si fosse trovata sotto un sole davvero splendente