Il Primo Maggio di festa e di lotta nel grido di : LA POLITICA E’ MORTA, VIVA LA POLITICA!

30 aprile 2018 | 14:11
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Il Primo Maggio di festa e di lotta nel grido di : LA POLITICA E’ MORTA, VIVA LA POLITICA!

“Ha 120 anni e passa, come testimoniava,   una bella mostra, organizzata, cinque o sei anni fa, o giù di lì, dalla Fondazione Nenni all’Archivio Centrale dello Stato. Io ne ho vissuto oltre la metà  non fosse altro che per ragioni anagrafiche, da quando, ancora ragazzo ma in età di ragione, scelsi la mia trincea di impegno politico e civile in un partito della sinistra storica. Quella festa, IL PRIMO MAGGIO, era, ed è,  anche la mia personale, in quanto, per una strana predeterminazione del destino, coincide con il mio compleanno. E per decenni l’ho celebrata tra cortei vocianti e colorati, a testimoniare la mia militanza convinta ed entusiasta, ed il calore familiare nel chiuso della casa o in accoglienti osterie per le bisbocce di rito. Oggi la ricorrenza è sempre più festa e meno impegno con le piazze che si riempiono di giovani scatenati ai concerti per il gusto di socializzare e divertirsi. Si è un pò appannato lo spirito delle origini, quando nacque sull’onda emotiva degli operai trucidati a Chicago, colpevoli solo di protestare contro la perdita del posto di lavoro: E sangue sulla festa ce n’è stato anche in Italia, a cominciare dalla strage di Portella della Ginestra, in Sicilia, nel 1947, o quella di Celano in Abbruzzo nel 1950, contro contadini inermi che reclamavano soltanto il loro diritto a rendere feconde le terre incolte degli agrari latifondisti. Quelle lotte ci furono anche da noi, nella Piana del Sele e dell’Alento e, particolare storico insignificante, ma sul piano personale importantissimo, mi videro protagonista implume,  o  quasi, in una esperienza che mi segnò la vita. Oggi su quelle zone della nostra provincia ha fatto irruzione corsara il silenzio.o quasi,su di una bella pagina della nostra storia recente. che le nuove generazioni dovrebbero, invece, conoscere ed esaltare, il che  offende  la memoria dei padri e nullifica, o quasi, di fatto le loro lotte.

Colpa delle nuove generazioni che hanno memoria corta o incapacità di una classe politica inadeguata a difendere ed esaltare le pagine gloriose della storia del passato? Propendo più per il secondo interrogativo. Il che ci invita a riflettere e, all’occorrenza, attivare iniziative  valide ad invertire la tendenza. Ora  anche i partiti di sinistra  fanno  fatica a guidare e motivare militanti inquieti ed irrequieti alle prese con i problemi del lavoro che manca per tutti,ma soprattutto per i giovani, che guardano con preoccupazione al futuro. Ora, dicevo, è tempo di fareuna seria riflessione per individuare colpe e responsabilità e RIFONDARE LA POLITICA dando slancio e protagonismo alle idee che gonfiano i cuori e motivano all’impegno.Occorre, però, privilegiare  la progettualità di ampio respiro .tumulando per sempre familismo e clientelismo, che ne hanno connotato il modo di essere degli ultimi decenni, A tal proposito, è indispensabile, però, cge cresca  sul territorio una nuova classe dirigente credibile e motivata;e, al limite, dando valore anche alle “feste”, che non sono e non debbono essere soltanto momento di incontro e di socializzazione, ma si debbono caricare anche di simbologia e di messaggi per dare forza e motore alle idee.

Una di queste è di sicuro  Il PRIMO MAGGIO, che può e, secondo me, deve ritornare allo spirito originario come impegno per la difesa del lavoro e dell’occupazione, che, d’altronde, è un diritto, come sancisce la Costituzione Repubblicana nel suo primo articolo.Lavoro e rispetto della dignità di tutti, a cominciare dagli extracomunitari, che, sottopagati, sfruttati e alla mercè di caporali famelici ed arroganti, rendono ricca la nostra agricoltura, ingoiando rabbia,pesticidi e sudori nei solchi dei carciofeti  e dei fragoleti e subendo mortificazioni amare nei servizi del turismo, dove le prestazioni in nero sono la norma, per non parlare delle badanti che accudiscono i nostri vecchi e, se giovani e carine, subiscono in silenzio le avances di attempati focosi a caccia di facili avventure. E, alla malora, la sacralità del diritto al lavoro e la dignità inviolabile delle persone!

Di fronte a questa piaga dilagante, che si espande ogni giorno di più, c’è il silenzio assordante della politica, di destra, ed in parte si spiega, ma anche di sinistra, che è una ferita grave nella storia ed anche nella cronaca dei movimenti/partiti che hanno, o dovrebbero avere, una visione rispettosa dei singoli individui, della loro dignità di uomini e dei loro diritti sacrosanti di lavoratori. Un riscatto della POLITICA potrebbe cominciare di qua, da questa  battaglia, che è umana,e civile prima che politica.

Deputati, consiglieri regionali, dirigenti a tutti i livelli, se ci siete battete un colpo. E rendetevi credibili nelle proposte in questo come in altri settori, come la difesa dell’ambiente e della biodiversità, dell’agricoltura e dei prodotti tipici, del mare e dei beni culturali, che sono la nostra ricchezza ed ll nostro futuro. E’, o dovrebbe essere, questa, una battaglia sacrosanta, delle amministrazioni locali  in  una sinergia feconda con quella:provinciale, nelle varie articolazioni dei suoi organismi, regionale e nazionale, lasciandosi guidare  Il Primo Maggio riproponga anche per voi,Politici(!?) in attività permanente,  anzi soprattutto per voi, una GIORNATA DI FESTA E DI LOTTA , di protesta, se e quando è necessario, ma soprattutto di proposta, con l’augurio per tutti che risplenda presto “il sole dell’avvenire”, come si cantava una volta sull’onda/ritmo dei versi di Filippo Turati . LA POLITICA E’ MORTA, VIVA LA POLITICA!”!, quella delle idee e dei programmi,  mi verrebbe di gridare  per i due territori, cui sono legato da riferimenti d’amore e di cultura: PAESTUM alle prese.aimè!, con le  beghe infeconde, che movimentano una sorta di campagna elettorale perenne, laddove sarebbe utile e necessario e proficuo recuperare la memoria storica del territorio, che un tempo non lontano fu punto di riferimento per la politica provinciale, regionale e, qualche volta, nazionale come nelle eroiche giornate dell’assalto ai latifondi, che cambiarono storia ed economia alla pianura ed ai paesi delle colline più di quanto non avessero  fatto tutti i secoli precedenti messi insieme, AMALFI, e paesi costieri, impantanati, chi più chi meno, tra ripicche e veti, che ne impediscono il volo a slancio e conquista di futuro come storia e tradizione prestigiose consigliano e consentono e come le nuove generazioni legittimamente reclamano