Mercoledì 16 maggio è il d-day incontro De Laurentiis -Sarri
Parole, parole, parole: e ce ne saranno di cose da dirsi, domani, in una giornata che può essere persino campale, e andrà a finire che lo sarà, perché non è il caso di negarsi nulla, magari rendendo anche aspro però autenticamente vero il confronto. Mercoledì 16 maggio è il d-day, oppure no: perché sembra anche strano, si direbbe paradossale, che in poche ore si possa concentrare il futuro, racchiuso in una scelta di vita. Ma Sarri e De Laurentiis ne avranno di argomenti da sviluppare: e saranno tesi e posizioni, riflessioni e punture, e si arriverà a dibattere, ognuno con le personali visioni del calcio, rispettosi dei rispettivi ruoli, e comunque non dovrebbe bastare per arrivare ad una fumata.
FIFTY-FIFTY. Sarri a volte, nelle dichiarazioni, sembra un ex, un uomo votato a lasciarsi alle spalle una cattedrale di struggente bellezza edificata in tre anni ed ora destinata a crollare dietro al peso di una serie di dubbi: ma sono proprio quelle perplessità lì, l’assoluta mancanza di certezze, a lasciare margini in un senso e nell’altro. C’è un 50% di quell’allenatore che vorrebbe andare, ma c’è pure l’altra anima dello stesso tecnico che sarebbe intenzionata a restare. E però, per cominciare, Sarri sussurrerà a De Laurentiis la propria gratitudine per ciò che ha avuto e poi potrebbe dilungarsi sull’amarezza scatenata in lui dalle frecciate sparse qua e là, l’origine di un malessere che ha alimentato la tentazione di strappo. Ma esiste un contratto e dunque anche una ragionevole necessità di indugiare intorno a quell’accordo, alla clausola, alla volontà di rinnovarlo oppure no, con tutte le conseguenze che l’una e l’altra decisione potrebbero comportare. Ci fosse un magnate, con gli otto milioni pronto a liberarlo, però anche con un progetto non solo lusinghiero ma intrigante, saremmo ben oltre questa terra di nessuno: però l’ammirazione (del Monaco, del Chelsea, dello Zenit, dello Shakhtar) rimane congelata da altri eventi. E comunque c’è poi il richiamo della città ma anche la consapevolezza, ribadita nello splendore della nottata calcistica di Marassi, d’aver plasmato una squadra a propria immagine e somiglianza, capace di rapire gli sguardi, di incantare sino alla stordimento. Eccolo là il Progetto…
EVOLUZIONE. Sarri è rigorosamente rispettoso della propria sensibilità ma De Laurentiis, un anno fa, dopo le vampate di Madrid, ricostruì offrendo prospettive – e la conferma del blocco ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo del teorema tecnico – e riconoscendo all’allenatore la sua spregiudicata autorevolezza: «Io lo adoro». E stavolta, volendo ancora Sarri («questa è casa sua»), si ricomincerà dal capolavoro d’un secondo posto che ondeggia tra gli 88 e i 91 punti, però pur senza evitare di entrare nello specifico di un organico che in alcuni uomini (e lo dicono le statistiche) ha goduto in maniera indiscutibilmente minore del palcoscenico. Ma prima di arrivare al dunque – il sì oppure il no – sarà indispensabile aggirarsi intorno a un’Idea di calcio che sia condivisa e condivisibile: perché un contratto sia anche un sentimento comune.
fonte:corrieredellosport