Aliberti scriveva lettere al fratello , violati domiciliari. Torna in carcere
È di nuovo in carcere Pasquale Aliberti. Secondo le accuse, l’ex sindaco di Scafati – mentre scontava gli arresti domiciliari a Roccaraso – avrebbe comunicato con il fratello e alcuni amici scrivendo loro delle lettere. A recapitare le missive, per la Procura di Salerno che ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Nocera Inferiore (dove è incardinato il processo a carico di Aliberti ed altri coimputati), sarebbe stato il padre dell’ex sindaco scafatese (che, insieme alla madre dello stesso Aliberti, era l’unico che poteva avere contatti diretti coabitando insieme al figlio nella casa a Roccaraso). In mano agli inquirenti non ci sarebbero le lettere (a quanto pare non ritrovate) ma alcune intercettazioni nell’auto del fratello di Pasquale Aliberti (Nello, nella foto in basso), che avrebbero dimostrato come l’ex sindaco abbia posto in essere diverse infrazioni alle prescrizioni relative alla detenzione domiciliare.
L’ARRESTOE così, ieri pomeriggio, i carabinieri della stazione di Roccaraso hanno notificato all’imputato l’aggravamento della misura cautelare ed associato Pasquale Aliberti nel carcere di Sulmona. Il politico scafatese era finito agli arresti domiciliari a febbraio scorso dopo che i giudici del Tribunale del Riesame di Salerno gli avevano concesso i domiciliari fuori regione (non sottoponendo la misura al braccialetto elettronico come, al contrario, era stato disposto in precedenza dal gip Giovanna Pacifico). Una misura meno afflittiva rispetto alla misura cautelare in carcere che il personale della Dia gli aveva notificato il 24 gennaio dopo che i giudici della Corte di Cassazione avevano respinto il ricorso avverso il provvedimento emesso (a settembre 2017) dal riesame salernitano.
L’INCHIESTAA Pasquale Aliberti (difeso dall’avvocato Giuseppe Pepe) si contesta lo scambio elettorale politico mafioso non inteso come «un rapporto o una disponibilità sistematica con la camorra» ma per l’assenza di scrupoli ad «entrarvi in personale rapporto» stringendo alleanze, per l’accusa, politico-imprenditoriali con il gruppo camorristico Loreto-Ridosso. Imputati insieme all’ex primo cittadino, davanti al primo collegio dei giudici di Nocera Inferiore, anche il fratello Nello; la moglie e consigliera regionale, Monica Paolino; l’ex staffista del comune di Scafati, Giovanni Cozzolino; l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi; l’ex vicepresidente della società Acse, Ciro Petrucci e l’esperto in politiche sociali, Andrea Ridosso. E che Pasquale Aliberti fosse continuamente al centro dell’attenzione, anche attraverso Facebook, fu confermato anche dai giudici del riesame salernitano per i quali sarebbe stato determinante – per confermare l’impianto accusatorio – anche l’esame di nuove prove, come appunto la bacheca social ed altre conversazioni dell’ex sindaco: a parere dei giudici, Pasquale Aliberti aveva la possibilità di continuare ad influenzare le scelte politiche della moglie convivente Monica Paolino ed onorare i patti già siglati nelle precedenti elezioni utilizzando – per questo scopo – persone di sua fiducia.
I SOCIALInoltre, sempre per le accuse, continuare a mantenere attiva l’attenzione politica della cittadinanza proprio attraverso le pagine Facebook interagendo sia con il suo profilo sia con quello della moglie. E proprio riguardo al profilo social, il personale della Dia estrasse ed analizzò post (pubblicati da settembre 2016 ad aprile 2017) in cui si esprimevano opinioni anche gravi sull’operato della politica scafatese, contestando l’operato della commissione straordinaria nominata in seguito allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche. E, a quanto pare, l’ex primo cittadino scafatese avrebbe continuato ad inviare messaggi anche mentre era ristretto agli arresti domiciliari violando così le prescrizioni. Fonte Angela Trocini Il Mattino