Il presidente del Senato M5S Fico e il Napoli. Mi piacerebbe vedere giocare Chiesa
Il presidente Roberto Fico movimento cinque stelle sa che l’amore per il calcio è uno degli ultimi rifugi a disposizione in questa sua seconda vita istituzionale. Già, perché ora che ci sono la scorta, i funzionari, il cerimoniale, per dribblare ogni tanto il protocollo, piuttosto di niente, meglio parlare di pallone, “così mi distraggo un po’”, come cantava Lucio. Gli dicono “si sieda a sinistra, meglio mettersi a destra, accenni a un saluto”. Mille riti, e lui dovrà abituarsi sempre più. Figurarsi per uno come Fico, capigliatura folta e nera con i primi accenni bianchi, lo sguardo verde, la voce pacata da ragazzo di cuore che “una vita da mediano, anni di fatica e vinci casomai il Mondiale” lo è sempre stato e così si è sempre sentito. E allora ecco il calcio, l’Italia, il suo Napoli… e negli occhi si legge il rilassato stupore quando parte la prima domanda.
Presidente che effetto le fanno questi Mondiali senza l’Italia, la Nazionale sta pagando alcuni errori del nostro sistema calcio?
«Fa senz’altro effetto un Mondiale senza la Nazionale italiana. E onestamente mai avrei pensato che potesse accadere. Intorno ai Mondiali si sviluppa tutta una serie di riti, si vive un clima di attesa, ci si riunisce per assistere insieme alle partite e il fatto che tutto questo non avvenga quest’anno crea una sorta di vuoto. Credo comunque che, sì, questa mancata qualificazione sia anche conseguenza dei problemi del sistema calcio, bene se questo porta a una riflessione».
Senza l’Italia, ma con grandi attrazioni internazionali, per quale squadra simpatizza?
«Tifo per l’Islanda e il Senegal».
Lei tiene per il Napoli che vanta ben cinque team nei quali giocano sei azzurri: Koulibaly, Mertens, Milik e Zielinski, Rog e Mario Rui. Quale di questi calciatori seguirà con maggiore attenzione?
«Koulibaly è fra i miei giocatori preferiti e ci ha dato delle soddisfazioni importanti. Certo l’altro giorno ha sconfitto la Polonia in un vero e proprio derby. Diciamo che tifo per tutti i giocatori napoletani».
È rimasto sorpreso dalla scelta di De Laurentiis che è riuscito a convincere Ancelotti, l’allenatore più vincente, a venire a Napoli?
«Sorpreso no. La storia del Napoli di questi anni dimostra che si sta lavorando per portare la squadra a esprimersi al meglio e a crescere sempre di più. Il Napoli e la città di Napoli possono dare soddisfazioni come nessun altro».
L’arrivo di Ancelotti aprirà scenari interessanti per la crescita del club e della squadra?
«Lo spero e credo anche di sì. Ancelotti vanta un’esperienza straordinaria in Italia come all’estero che lo ha portato a raggiungere risultati importanti. Adesso ha la responsabilità di aprire un nuovo ciclo. Incrociamo le dita».
Ma basta solo Ancelotti oppure c’è bisogno di allargare la rosa a qualche calciatore d’esperienza e qualità?
«Le persone e i talenti sono senz’altro importanti e se si può arricchire la formazione con calciatori che possono portare un valore aggiunto è assolutamente positivo. Sarà centrale pure confermare quei giocatori che hanno fatto davvero bene in questi anni, la continuità è fondamentale. Certo qualche innesto non sarebbe male».
Chi le piacerebbe vedere giocare nel prossimo Napoli?
«Chiunque ci metta anima, gambe e amore per la città! Credo poi che la prima cosa da fare sia trovare il portiere giusto che sostituisca Reina, poi attaccante di qualità magari giovane e di prospettiva come Chiesa».
E se, invece, fosse ancora un Napoli di prospettiva senza grandi star?
«Lo spirito di questa città e di questa squadra sono la cosa più importante, pongono le basi sul perseguimento di un obiettivo comune con passione, lavoro e sacrificio. Questa dimensione del calcio mi ha sempre affascinato perché vale come un dodicesimo giocatore in campo».
Ancelotti ora é il dominus. Eppure è bastato meno di un mese per far cadere la popolarità di Sarri e del suo gioco d’attacco e d’avventura? È finita anche la cosiddetta rivoluzione sarrista?
«Sarri è stato un grande allenatore e gli dobbiamo molto. Mi ha molto riavvicinato all’idea concettuale del calcio. E sono convinto che la sua rivoluzione continuerà, in Italia o all’estero. Ovunque sarà, andrò a vedere dal vivo qualche partita».
Quali sono le avversarie del Napoli, oltre la Juve? Più Roma o più Inter? E il Milan vivrà ancora la sua vita da precario?
«Quando uno vince è naturalmente il favorito, così come quando investe tanto. Vedremo alla fine di agosto che forma avranno assunto tutte le squadre. L’importante è che il Napoli si concentri sul suo gioco, senza pensare agli altri».
Cosa augura allo sport italiano, troppo spesso povero di strutture e mezzi? Soprattutto nell’attività di base. Quella dei giovani e degli amatori.
«Lo sport italiano riesce a esprimere grandissimi atleti che con passione e sacrificio raggiungono traguardi importanti a tanti livelli. Uno dei problemi più grandi resta quello dell’impiantistica, soprattutto per gli sport che hanno minori attenzioni del calcio. Su quello serve un intervento forte. Non è un caso che abbia deciso qualche settimana fa di incontrare a Montecitorio una delegazione della Nazionale italiana di marcia, che proveniva da prestazioni importanti ai Mondiali. L’energia di questi ragazzi è contagiosa. Resto convinto che lo sport sia fondamentale per i valori che esprime, per l’approccio che dà nell’affrontare e superare i propri limiti, e per la formazione dei giovani. E per questo deve essere sempre più valorizzato».
fonte:corrieredellspord