Mondiale 2018 – I sombreros hanno atterrato i panzer

18 giugno 2018 | 06:34
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Mondiale 2018 – I sombreros hanno atterrato i panzer

5 Partenza vincente
del Messico all’esordio nelle ultime sei edizioni di un Mondiale (1 volta sconfitto).

2 Ko dei tedeschi

alla prima di un Mondiale. Il precedente nel 1982 contro l’Algeria: poi la squadra arrivò in finale.
Mondiali 2018 Russia, Germania sconfitta al debutto: è il sesto ko all’esordio per un campione in carica

La Germania ha incassato un’inaspettata sconfitta contro il Messico, diventando la sesta squadra nella storia detentrice del trofeo a perdere la gara inaugurale. Dalla doppietta di Andersson alla manita subita dalla Spagna

I sombreros hanno atterrato i panzer. E’ stata una doccia gelata sull’entusiasmo collettivo della vigilia in Germania. Le piazze si erano riempite davanti ai maxischermi per brindare alla prima vittoria dei campioni del mondo, invece hanno festeggiato i gruppetti di turisti che sbandieravano il tricolore messicano. La folla enorme concentrata nella capitale davanti alla Porta di Brandeburgo, per dirla con un radiocronista, “è tornata a casa depressa”. Il titolo sparato subito online dalla Bild fotografa il sentimento generale : “Questa batosta ci fa una paura mondiale”.

Ai Mondiali, la Germania da 36 anni non perdeva la prima partita. Nel 1982 andò ko 2-1 con l’Algeria (2-1) ma raggiunse comunque la finale vinta dall’Italia di Bearzot. L’intervista a Joachim Löw è iniziata ricordando l’Algeria. «Siamo delusi, la partenza non è andata bene – ha commentato il ct in tv – In effetti, noi non siamo abituati a questa situazione. Tuttavia il torneo è lungo e ora dobbiamo vincere. Queste difficoltà non le abbiamo mai avute, ma dobbiamo fare leva sulle nostre qualità». Forse c’è stato un errore di sottovalutazione, dopo avere eliminato il Messico 4-1 un anno fa nelle semifinali della Confederations Cup. «No, la squadra era molto concentrata, nulla dire come atteggiamento, ma c’erano sempre tre o quattro messicani su ogni pallone – si è difeso Löw – Addirittura hanno marcato Kroos a uomo dall’inizio alla fine. Questo ha influito sulla nostra prestazione in attacco». Ancora prima di uscire dal campo, Toni Kroos è stato il primo a fare autocritica: «Non abbiamo trovato soluzioni contro la pressione costante dei messicani. Male nel primo tempo, con troppe palle perse, siamo migliorati un po’ nella ripresa, ma il Messico ha avuto occasioni per raddoppiare. Adesso non possiamo più sbagliare e dobbiamo fare 6 punti nelle prossime due partite con la Svezia e la Corea del Sud». Col pericolo di imbattersi nel Brasile già negli ottavi.

SBILANCIATI. La Germania è stata piegata dalla grinta messicana. Il pallone strappato a Khedira da Chicharito nell’azione del gol di Lozano è stato emblematico. In quel momento Hummels era in libera uscita, ma anziché fare l’esame di coscienza il difensore del Bayern se l’è presa con Löw: «Abbiamo giocato come una settimana fa nel test contro l’Arabia Saudita, solo che oggi l’avversario era più forte. Certo, se si attacca con otto giocatori, è chiaro che poi la difesa ha la vita difficile. Boateng ed io spesso siamo stati lasciati soli in difesa». E’ stato un campanello d’allarme? «No, l’allarme era suonato già contro l’Arabia Saudita. Adesso dobbiamo vincere due partite altrimenti il nostro Mondiale è finito». Spietato il giudizio dell’ex portiere Oliver Kahn, 86 presenze in Nazionale, opinionista televisivo: «Le ripartenze del Messico erano micidiali. Hanno messo a nudo le debolezze tedesche. Dobbiamo esser felici di non avere preso altri gol». Nelle pagelle giornalistiche, tranne Neuer, nessuno degli 8 reduci di Rio 2014 in campo a Mosca si è avvicinato alla sufficienza.

Al minuto numero 35 del primo tempo di Germania-Messico, quando Irving El Chucky Lozano ha sfondato la porta di Manuel Neuer, quella pentola a pressione di tifo, emozioni, gioia e lacrime che era ieri il Luzhniki di Mosca è letteralmente esploso. Più di 40 mila messicani, infatti, hanno gridato il gol del numero 22 con tutto il fiato che avevano in gola. A oltre 10.000 km di distanza, a Città del Messico, i sismografi registravano una scossa anomala. Stando infatti a quanto ha spiegato l’account Twitter della SIMMSA, l’agenzia dell’Instituto di Investigazione Geologica e Atmosferica messicana, pare che la colpa di tutto ciò sì, sia proprio della Tri e del Chucky: “L’origine del sisma è artificiale. Probabilmente la causa è riscontrabile nell’esultanza dei tifosi al gol della nazionale”. Del resto battere la Germania campione del mondo val bene una piccola scossa tellurica. Umiliare il Nationalmannschaft è un evento mai visto e che verrà tramandato di generazione in generazione da Mérida allo Yucatan, da Acapulco a Città del Messico sino a Cabo San Lucas, Baja California. Per capire cosa stanno provando i centroamericani basta vedere la faccia dell’ex portiere della Tricolòr Jorge Francisco Campos Navarrete, 2 mondiali con la maglia del Messico: bacia i vicini in fronte, esulta, salta, ride, poi piange di gioia. Uno spettacolo.

CAPOLAVORO. Un Messico schierato dal ct Osorio con il tridente Herrera-Lozano-Chicharito che fin dal 1′ ha mostrato tantissima voglia, grande spirito di sacrificio e combattimento e una fame di successo incredibile, trascinato da un pubblico pazzesco: oltre 40 mila in maglia verde che hanno sovrastato i tedeschi già in metropolitana e che allo stadio hanno ripetuto mille e mille volte “Somos locales otra vez”, ossia in casa giochiamo noi. Prima azione del match e primo pericolo per i tedeschi, con Boateng che salva alla disperata proprio sul Chucky Lozano: è solo l’inizio di un incubo per la banda di Yoghi Löw. La Germania, spiazzata da tanto ardore, è in crisi e pare essere senza idee. I messicani ringraziano e trovano il gol a 10′ dall’intervallo: Chicharito punta Boateng e poi passa sull’accorrente Lozano. El Chucky, “La bambola assassina” che ha giustiziato i tedeschi, fa capire a tutti di che pasta è fatto: manda al bar con un dribbling il malcapitato Kimmich, poi sgancia il tiro. Neuer non può farci nulla tranne che raccattare il pallone in rete. La Germania reagisce e sfiora il pari con Werner, Kroos (traversa su punizione), Brandt (palo scheggiato). Ma il risultato non cambia e al Luzhniki di über alles c’è solo Cielito Lindo la canzone della festa Tricolòr.

dubbi sull’azione che porta allo 0-1 e su hernandez…

Non bellissimo a vedersi, spostamenti in campo rivedibili (troppo “centrale” come diagonale, s’è trovato spesso in mezzo all’azione davanti all’area di rigore), gestione dei cartellini rivedibile e almeno due dubbi. L’iraniano Faghani (quattro anni fa era solo riserva in Brasile, l’apice alla finale del mondiale per club e quella dell’Olimpiade di Rio) non perfetto, tutt’altro (rivedibili le mani addosso a Kross).
DUBBIO
L’azione che porta allo 0-1 che decide il match arriva da un fallo (non tocca mai il pallone ma solo l’avversario) di Herrera su Khedira, al VAR c’è Irrati, evidentemente riceve rassicurazioni da Faghani.
IN AREA
Altro rebus: Layun lancia Hernandez, affrontato da Hummels che, con il braccio destro, lo spinge un po’ sulla schiena, dopo averlo contrastato con il fianco. Vero, il Chicharito non fa nulla per rimanere in piedi, ma il contatto è diretto sull’uomo. Episodio grigio, più rigore che no.
INVOLONTARIO
La Germania protesta per un fallo di mano di Salcedo. Il tocco in effetti c’è, ma sembra involontario, visto che Reus ha a sua volta il braccio sull’avversario.

«UN PIANO STUDIATO DA SEI MESI»

Juan Carlos Osorio festeggia nel modo più eclatante il suo debutto mondiale: è già nella storia, il ct del Messico, perché solo una volta – nel 1985 e in amichevole – il Messico aveva battuto la Germania in 11 match. E spiega che la prova eccellente della Tri non è stata casuale: «Avevamo un piano, ci stiamo lavorando da sei mesi. Abbiamo tenuto bene dietro, e siamo stati capaci di ripartire. Con tutto il rispetto per la Germania, le siamo stati superiori: i più esperti hanno guidato i più giovani. La chiave è che abbiamo giocato non con la paura di perdere ma per l’amore di giocare a pallone. Ora festeggiamo questo successo e continuiamo su questa strada. Noi favoriti? Ah ah, era solo la prima, e con la Svezia sarà dura».

fonte:corrieredellosport