Mondiali,Clamoroso ammutinamento nell’Argentina, il presidente federale appoggia Messi

24 giugno 2018 | 07:08
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Mondiali,Clamoroso ammutinamento nell’Argentina, il presidente federale appoggia Messi

E venne il giorno della rottura. Definitiva, insanabile, totale, a tutti i livelli. L’Argentina è una polveriera pronta a esplodere. O a implodere. Andiamo per gradi. Venerdì in serata s’è tenuta una riunione tra tutti i 23 giocatori che partecipano al Mondiale, una riunione in cui né Jorge Sampaoli (ieri ancora una volta massacrato da Diego Armando Maradona con parole di fuoco) né il suo vice Sebastiàn Beccacece né gli altri componenti del corpo tecnico albiceleste.

AMMUTINAMENTO O “DEMOCRAZIA”? Alla fine della riunione, è stato comunicato al ct che, da quel momento, il suo peso all’interno della Selección sarebbe stato pari a 0: nulla sarebbe stato più deciso dall’Hombrecito di Casilda e dai suoi collaboratori. Sampaoli non avrebbe più potuto mettere bocca né sul modulo, né sugli interpreti. «Ora a decidere sarà lo spogliatoio», le parole riferite al ct, manco fossimo tornati ai tempi della democracia corinthiana, quando all’inizio degli Anni 80 Socrates e Wladimir, insieme agli altri giocatori del Timao, decisero una sorta d’autogestione avallata dal presidente del club paulista Waldemar Pires. All’Argentina sta succedendo pressappoco questo, ma in versione modernizzata: i giocatori dell’Albiceleste, infatti, hanno fatto conoscere l’esito della riunione al presidente federale Tapia, che, senza esitare, s’è schierato dalla parte della squadra, sconfessando di fatto se stesso che era stato il principale fautore dell’arrivo di Sampaoli. El Hombrecito all’inizio ha accettato, passivo e rassegnato, salvo poi provare a cambiare idea: «Qui le decisioni continuiamo a prenderle io e i miei aiutanti», avrebbe urlato in faccia al Chiqui. Ieri l’allenamento, nei 15’ aperti alla stampa, è stato diretto da Sampaoli come se nulla fosse accaduto. Una mossa per le telecamere, per non armare ulteriore “quilombo”, per non accrescere il caos che regna nell’Argentina. Tapia sta tentando di mediare: «Messi tornerà a fare il Messi e tu tornerai a fare Sampaoli», avrebbe detto il presidente federale al ct. Una mossa, quella di Messi e degli altri senatori, simile a quella che avvenne al Barcellona nell’autunno del 2014: dopo un ko clamoroso col Celta Vigo, Leo, Neymar e Suarez comunicarono a Luis Enrique che avrebbero deciso loro 3. Il Barcellona, a fine stagione, vinse il triplete Liga-Copa del Rey-Champions: a Buenos Aires e dintorni i tifosi si augurano che la storia possa ripetersi.
fonte:corrieredellosport