Piano di Sorrento, la noce protagonista del Mercato Slow Food
Il Mercato del gusto di Slow Food a Piano di Sorrento riscopre una specialità della Penisola Sorrentina, ovvero la noce e il nocino. La noce è legata infatti alle locali tradizioni, ed è questa la carta vincente del neonato Presidio Slow Food “Noce della Penisola Sorrentina”, sostenuto dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità, il network Slow Food Italia e la Regione Campania. Un laboratorio del gusto dunque, che domenica ha riscoperto le radici antropologiche ed enogastronomiche sorrentine.
Ricca è la simbologia legata a questo frutto, dalla Magna Grecia ad oggi, dai riti dionisiaci ai rituali delle janare beneventani durante la notte di San Giovanni, con il cristianesimo si è invece ereditata la tradizione raccogliere le noci per realizzare il famoso nocino, che secondo le credenze possiede proprietà taumaturgiche. Il liquore è stato protagonista assoluto al Mercato della Terra a Piano di Sorrento, abbinato a biscotti alla noce.
L’agronomo Rosa Russa ha descritto le caratteristiche della pianta, presentando uno dei produttori della noce sorrentina, Luisa Miniero, mentre Rosa Paciello ha fornito la ricetta del nocino, ricavato dalle noci ancora verdi. La manifestazione è stata anche un’opportunità per presentare il nuovo prodotto di Giuseppe Schisano del Birrificio Sorrento, ovvero una birra scura alle noci: la Parthenope.
Sorrento Tra mito, leggenda e realtà, la raccolta delle noci, per il nocillo, è da sempre caratterizzata da una suggestiva tradizione. In molte zone d’Italia il rito prevede che esse siano raccolte nella notte di San Giovanni, cioè tra il 23 e 24 giugno. Giorni, che coincidendo con il solstizio d’estate, vedono le ore di luce solare di gran lunga superiori a quelle buie della notte. Ed è forse da questa realtà scientifica che nasce la leggenda della vittoria della luce sulle tenebre e della vita sulla morte, facendo, scaramanticamente, di quei giorni i più propizi per la raccolta delle noci, ma anche di tante erbe officinali.
Precisiamo, però, che stiamo parlando di noci acerbe, con il mallo verde. Perché è quando ancora si deve sviluppare il guscio che la noce dona all’alcool in cui viene immersa tutto il gusto della sua anima. Quest’infuso insieme ai chiodi di garofano, la cannella e lo zucchero danno il digestivo più famoso e antico della storia patria. A seconda delle zone e delle tradizioni c’è chi aggiunge dei chicchi di caffé e chi una buccia di limone. In ogni caso rimane l’amaro più preparato nelle case italiane dove viene chiamato nocino, tranne in Campania dove prende il nome di nocillo.
Ed è proprio in Campania che esiste l’ecotipo più rinomato: la noce di Sorrento. Il suo colore richiama
quello delle sfumature dell’autunno, proprio
quando è pronta per essere raccolta e consumata;mentre il nome è tutt’uno con il luogo dove è nata, per poi colonizzare gran parte della Campania.
La noce di Sorrento non è solo una varietà o, come si dice in gergo, una cultivar; ma è la noce per eccellenza. Tanto che tra tutte quelle che si coltivano in Italia è considerata una delle progenitrici, comunque la più pregiata. Vi sono testimonianze della sua presenza in zona che risalgono all’epoca greca e romana ed il suo nome in latino la dice lunga sulla considerazione che gli antichi avevano di questo frutto: Jovis Glans, ghianda di Giove. Nella “Villa dei Misteri”, a Pompei, vi sono alcuni dipinti che la riproducono, indicando come già all’epoca era diffusa ed apprezzata. Quindi, in penisola sorrentina, da oltre duemila anni, continua ad essere coltivata in quello che è considerato l’habitat ideale per lo sviluppo armonico e robusto del suo albero. Tra tutti gli ecotipi che si rifanno alla noce di Sorrento, oggi, i più coltivati e commercializzati sono due. Uno dal guscio allungato, con una leggera punta e l’altro più piccolo e rotondo. Entrambi hanno lo stesso colore chiaro, poco rugoso e con le stesse qualità organolettiche. La parte, della noce, che si mangia si chiama “Gheriglio” e nel caso di quella di Sorrento è bianco, poco oleoso (cosa che facilità una lunga conservazione senza che si perda fragranza e bontà), croccante e
tenero, con un retrogusto
ed un aroma dalla particolarità unica. Inoltre, a differenza delle altre noci, il gheriglio della Sorrento può essere estratto facilmente senza che si rompa, il che lo rende molto apprezzato dai buon gustai e dall’industria dolciaria che ne fa largo uso. Ma la noce di Sorrento è anche una delle protagoniste, insieme ad altri prodotti tipici del territorio,
della cucina della penisola che sta ha conquistato ampi spazi nel panorama gastronomico mediterraneo. Ingrediente di dolci, gelati e semifreddi è entrata di prepotenza anche nei piatti dei ristoranti che propongono rivisitazioni di pietanze tradizionali o che li preparano con impennate di spunti creativi per una clientela attenta alle novità.
In questi periodo invece, la noce di Sorrento, è protagonista della notte di San Giovanni diventando prezioso ingrediente dell’infuso che dopo 40giorni sarà pronto per diventare l’orgoglio di un intero territorio.
IL NOCINO
Il Nocino è un liquore digestivo tradizionale, estremamente aromatico, ottenuto per macerazione in alcool di noci acerbe ancora nel mallo raccolte, come vuole la tradizione, nel giorno di San Giovanni.