Riceviamo e pubblichiamo “Lettera aperta al Sindaco di Cava de’ Tirreni”
Cava, città vietata alle persone con disabilità
Sig. Sindaco, vi rendete conto che amministrate una città di fatto vietata alle persone diversamente abili? Vietata a chi ha problemi di deambulazione o peggio ancora costretta a muoversi in carrozzina, perché città progettata e realizzata solo per persone cosiddette “normali”. Infatti nella nostra bella Cava, che volle fregiarsi del titolo di “città ospitale per le persone con disabilità”, succede che è difficoltoso muoversi in carrozzina, a volte impossibile. Perché sul percorso ci si trova di fronte una scala, o uno scivolo con una pendenza del 20%, semmai lungo diversi metri. Oppure si trova, nel bel mezzo di un marciapiede, un palo della luce oppure una buca. O marciapiedi con pavimentazione sconnessa e alti una trentina di centimetri, ma senza alcuna protezione laterale. Perché è questo che si vede a Cava, soprattutto per opere pubbliche realizzate negli ultimi anni, dopo che sono state approvate leggi, alcune da mezzo secolo, che vietano queste cose. Come anche recentemente accaduto per la ristrutturazione di S. Giovanni, con sciccheria chiamato l’ex convento della Clarisse: alle persone costrette a muoversi in carrozzina, anche se accompagnate, 5 insormontabili gradini vietano l’accesso ai giardini ed alle sale. Non avete pensato nemmeno a opere provvisorie! Milioni di euro, sprecati, perché prima o poi quelle opere dovranno essere rifatte. Voi non li vedete, quindi non considerate le migliaia di cittadini con disabilità. Non perché non esistono, solo perché non possono muoversi. E non si muovono, non perché non vogliono muoversi, ma perché voi, tutti voi che amministrate la cosa pubblica, non date loro la possibilità di potersi muovere. Continuate ad approvare progetti di opere pubbliche e private che non rispettano le leggi, a far costruire strade che a malapena possono essere attraversate da pedoni cosiddetti normali, a dare autorizzazioni di apertura per esercizi pubblici, dove non riesce ad entrare nemmeno una mamma con il bimbo in carrozzino. O con bagni che non sono agibili nemmeno per un contorsionista, figuriamoci per una persona con disabilità costretta a districarsi tra porte vasi e lavabi o secchi per lavare a terra. Voi non li vedete, ma ci sono e sono anche numerosi. Secondo l’Istat, che basa i suoi dati sulle persone che fanno ricorso ai servizi sanitari, sono 3,2 milioni i disabili che vivono in Italia, oltre il 5% della popolazione. Un dato più basso di quello del Censis, che si basa su interviste a campione e secondo il quale i disabili in Italia sarebbero 4,1 milioni, pari al 6,7% della popolazione. E siamo a dati di qualche anno fa. Circa 700 mila persone con problemi di movimento, cioè l’1,3% della popolazione, oltre 200 mila con difficoltà sensoriali, quasi 400 mila con limitazioni che impediscono le normali funzioni della vita quotidiana. Il Censis prevede tra l’altro un trend in crescita: nel 2020 arriveranno a 4,8 milioni (il 7,9% della popolazione) e raggiungeranno i 6,7 milioni nel 2040 (il 10,7%). In più le loro famiglie: si stima che sia interessato il 15% della popolazione. Immaginate Cava applicando le stesse percentuali.
E allora, veniamo al dunque. Cosa vi chiediamo di fare? Mettete nero su bianco le norme e fatele applicare, cioè integrate il Regolamento edilizio, come prescrivono l’art. 82 del Testo Unico Edilizia del 2001 e ancor prima l’art. 24 della L. 104 del 1992. Poi costringete i tecnici e i dirigenti a rispettarlo e farlo rispettare. Come si può fare? Con il denaro! Una modifica al regolamento comunale sugli incarichi esterni per i primi ed una a quello sulle performance per i secondi, dove si dice a questi signori:
caro ingegnere o caro architetto o caro geometra esterni all’Ente, se tu quando progetti o dirigi o collaudi o certifichi l’agibilità per una qualsiasi opera, pubblica o privata, non mi rispetti la normativa sull’eliminazione delle barriere architettoniche, prima ti blocco i pagamenti e ti annullo l’incarico per negligenza, poi ti chiedo la restituzione di quello che ti ho dato e il pagamento del danno che mi hai fatto, poi ti metto in una black list (si può fare) e non ti chiamo più;
caro dirigente e funzionario, se tu quando progetti o dirigi o collaudi o certifichi l’agibilità per una qualsiasi opera, pubblica o privata, o quando l’approvi, o quando autorizzi l’apertura di un esercizio pubblico o l’agibilità di un immobile aperto al pubblico, non mi rispetti la normativa sull’eliminazione delle barriere architettoniche, prima ti blocco i pagamenti della retribuzione aggiuntiva legata ai risultati, perché non me ne stai portando (anzi!), poi ti apro un procedimento disciplinare per negligenza, infine ti chiedo la restituzione di quello che ti ho dato e il pagamento del danno che mi hai fatto.
Gruppo Comunicazione di Cavesi5stelle
Inviato da Mario