Altro che vignette: Justin Kluivert è già della Roma. E’ già a Roma, addirittura. Tutti gli indizi, le speranze, i click indicavano questa rotta, questa prospettiva. E adesso l’obiettivo è stato realizzato, senza più misteri. Giovane, forte, desiderato, vero: è lui, è sbarcato a Fiumicino. «Finalmente sono qui – le sue prime parole – volevo la Roma, è sempre stata la mia prima scelta». Terminal 3, ore 23 passate. Flash e selfie ovunque, qualche coro dei tifosi (tanti, di ogni età) che hanno trascorso un lunedì d’estate in aeroporto per accoglierlo a tarda sera. Kluivert ha volato su un low cost da Ibiza, dove si stava divertendo in compagnia di amici. Da Amsterdam è invece arrivata parte della famiglia ma non papà Patrick, ex centravanti del Milan.
L’AFFARE. James Pallotta può esultare, in compagnia di Monchi: ieri pomeriggio i due erano insieme quando hanno capito che era fatta. Il contratto dev’essere ancora scritto nei dettagli, perché l’affare è complesso: l’Ajax incasserà l’80 per cento del totale, mentre il 20 per cento andrà a Mino Raiola che è comproprietario del cartellino. Compresi i bonus facili, la Roma spenderà circa 20 milioni. Che sono tanti per un giocatore in scadenza di contratto ma sono pochi in relazione al valore reale di Kluivert junior. Vanno definite la parte dei diritti d’immagine che resterà al calciatore e la percentuale che spetterebbe all’Ajax sull’eventuale rivendita: si parla del 9%. Se dunque il ragazzo fosse ceduto l’anno prossimo per 100 milioni, 9 finirebbero in una banca di Amsterdam.
IL PROGRAMMA. Intanto gli olandesi hanno concesso al loro rampollo di volare a Roma per le visite mediche, programmate per le 12 nella stessa clinica che ieri ha ospitato Simone Verdi per conto del Napoli: Villa Stuart. Nel pomeriggio poi Kluivert entrerà a Trigoria per firmare il contratto quinquennale, che avrà uno stipendio a salire: da 1,5 più bonus fino a 2 milioni. Entro domani dovrebbe ripartire per Ibiza per continuare le vacanze, in attesa della convocazione per il raduno di inizio luglio.
BRINDISI. Finisce dunque positivamente una trattativa molto difficile che Monchi ha condotto in gran segreto per mesi. «Questo ragazzo mi fa impazzire» confidava nelle scorse settimane agli amici, convinto in cuor suo che sarebbe riuscito a strapparlo alla concorrenza. Da inizio maggio in poi, quando ha capito che Kluivert non avrebbe rinnovato con l’Ajax, è passato all’azione: prima ha sigillato l’intesa con Raiola, poi ha avviato la negoziazione con l’Olanda. Non c’è stato neppure bisogno di andare ad Amsterdam: il primo passo decisivo è stato mosso nel meeting di Montecarlo, il 30 maggio, quando al tavolo era stato invitato anche un rappresentante olandese. Da lì in avanti è stata solo una questione di soldi.
CESSIONI. L’acquisto di Kluivert, che Di Francesco intende utilizzare come esterno sinistro nel 4-3-3, prelude a una partenza importante in attacco: sarà Stephan El Shaarawy, con ogni probabilità, a lasciargli il posto. Ci sono opzioni cinesi per lui. Intanto la Roma ha detto no a Rudi Garcia per Juan Jesus: il Marsiglia avrebbe offerto 5 milioni. JJ, come lo chiamano a Trigoria, piace anche al Torino e a un paio di club turchi. Capitolo portieri: oltre a Leno e Areola, spunta l’olandese Cillessen (Barcellona) come possibile erede di Alisson.
Justin: estro, tecnica e velocità Del padre ha solo la faccia paffuta: il suo regno è la fascia, forte in progressione, ricorda Insigne.Justin è diverso dal padre per ruolo e tecnica
L’ultimo esempio di padre-figlio attaccanti rischia di trarre in inganno. Federico Chiesa ricorda molto Enrico, quando scatta ingobbendosi, quando prende la mira, quando calcia in porta. E lo ricorda perfino quando, con fare furtivo, alza la testa per sbirciare la situazione in area prima del cross. Anche il vecchio Chiesa era un attaccante esterno. Justin Kluivert, invece, di suo padre Patrick ha solo la faccia rotonda e paffutella. Per il resto, cioè per quello che conta di più, i punti di contatto sono pochi. Forse potrebbe unirli la precocità con cui si sono affermati, ma sotto questo profilo il vecchio Kluivert ha battuto, seppur di poco, il giovane figlio. Justin è nato il 5 maggio 1999, ha da poco compiuto 19 anni e con l’Ajax, in Eredivisie, ha segnato 12 gol in 44 partite divise in due stagioni. Suo padre, a 19 anni e qualche mese, aveva già segnato 33 gol in 53 gare sempre con l’Ajax.
DIFFERENZA DI RUOLO. Justin è un attaccante esterno o, meglio ancora, un’ala d’attacco. Suo padre segnava da centravanti puro, gli bastava un centimetro di spazio per lasciare il segno, Kluivert jr, invece, quello spazio va a conquistarlo con una tecnica straordinaria. Patrick segnava ogni tipo di gol, nei filmati della sua epoca, all’Ajax e al Barcellona, ne troviamo perfino di tacco, ma le sue reti preferite erano quelle di rapina: se la palla vagava in area di rigore, finiva inesorabilmente sui suoi piedi. Paolo Rossi è stato il suo predecessore, Pippo Inzaghi il suo degno successore.
DIFFERENZA TECNICA. Justin è un’altra cosa. Il suo regno è la fascia, la sua arma micidiale la tecnica in velocità, la tecnica nello spazio. Quando parte da lontano è impressionante, sembra uno degli attaccanti dell’ultima generazione francese, ma se vogliamo restare in Serie A possiamo parlare di Insigne (che comunque, come sprint secco, è leggermente inferiore). Gioca quasi sempre a sinistra per accentrarsi e far schioccare il destro, ha lo stesso tipo di tiro del napoletano, quelli che si spengono sul palo più lontano. Gol e assist arrivano quasi sempre dopo una giocata, un numero d’acrobazia, un tunnel o un dribbling, è come se quel gol e quell’assist fossero più leggeri, più scontati senza le premesse. Non è Salah, irraggiungibile per velocità abbinata alla tecnica, ma è un giocatore che può far divertire la gente.
MA IN ITALIA… Alla sua età, i giocatori italiani sono ancora in Primavera, in Olanda il rodaggio è già finito. Ma anche per lui il salto sarà impegnativo. Quando dalla sua parte troverà Hysaj o De Sciglio, capirà che le difese con cui deve battersi sono di un livello decisamente superiore a quelle olandesi. Il suo estro sarà messo a dura prova, dovrà giocare appoggiandosi alla squadra, dovrà entrare in meccanismi che in Olanda non sono necessari per vincere. Arriva in Serie A con una valutazione notevole, una ventina di milioni di euro, per un ragazzo di 19 anni. Sarà un esame duro e avrà bisogno di un po’ di tempo per superarlo.
fonte:corrieredellosport