Sorrento, alla ”Pignatella”,si continua a celebrare la sconfitta dello Stato …e non solo.
Con un’interpretazione alquanto discutibile, anche da parte di qualche baldanzoso addetto ai lavori, del provvedimento del Tribunale di Torre Annunziata (relativo soltanto all’uliveto adibito a parcheggio), ancora una volta si cerca di legittimare agli occhi dell’opinione pubblica (e non solo), una situazione, che per innumerevoli motivi, è senz’altro fuori norma. Una serie di violazioni ed abusi su area demaniale classificata Zona Rossa (rischio idrogeologico molto elevato) che tra l’altro continuano da decenni a danneggiare, a causa di una concorrenza sleale, gli imprenditori della zona che operano nel rispetto delle regole. Pertanto, inspiegabile e per certi versi assurdo, il comportamento anche delle Attività preposte (che senz’altro non vi stanno facendo una figura eclatante) nel gestire quella che, per usare un eufemismo, potremmo definire una evidente anomalia. La quale, oltre ad un messaggio sbagliato alla comunità ed alla imprenditoria locale , rappresenta senz’altro una immagine niente affatto apprezzabile per un territorio dalla visibilità internazionale come quello sorrentino.
Sorrento – Ancora una volta siamo stati sollecitati ad evidenziare una vicenda che ormai rasenta l’assurdo ma che tuttavia continua a vedere coinvolti Magistratura, Forze di Polizia ed Uffici Comunali. Sperando che quanto ci apprestiamo a scrivere non rientri in quella serie di articoli sintetici e superficiali ,così descritti da qualche addetto ai lavori ,ma che piuttosto si possa contribuire, in modo concreto, affinché l’intera vicenda si risolva nel migliore dei modi. Ovvero che dopo decenni di tira e molla da parte di chi di dovere, alla Pignatella (così come in altre situazioni lungo il territorio) si faccia finalmente chiarezza imponendo norme e regolamenti. Offrendo in tal modo, finalmente senza alcun sotterfugio, l’opportunità di impresa a chi è intenzionato ad operarvi nella legalità. Tuttavia, visto la pluridecennale storia, gran parte della comunità continua a nutrire forti dubbi che ci sia la volontà di dare una soluzione definitiva a quella che a tutti gli effetti appare come una intrigata vicenda. Infatti a dure prese di posizione delle Autorità di Polizia, tra cui la stessa Capitaneria di Porto,con assidui controlli e sequestri, per lo più sollecitati dalla cittadinanza, non corrispondono adeguati provvedimenti da parte degli Uffici comunali. In mancanza dei quali, di fronte all’ennesimo sequestro, la Magistratura, come successo di recente si deve pur pronunciare.
Come è noto sul luogo, appena qualche settimana, fa vi è stata l’ennesima operazione antiabusivismo della Capitaneria di Porto. Scaturita, secondo quanto divulgato da innumerevoli organi di stampa, a seguito di un esposto verbale di Francesco Gargiulo. In realtà, il leader del Movimento Civico “Conta anche Tu“, in nome delle altre Associazioni contro le illegalità presenti sul territorio, in occasione dell’ormai consueto incontro di inizio stagione con il Comando della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, nel fare presente le innumerevoli problematiche che ancora interessano il Demanio marittimo e l’intero litorale sorrentino, accennò anche alla situazione ancora irrisolta della “Pignatella”. Quindi nessun esposto diretto come si è più volte ed in modo plateale lasciato intendere, a causa del quale la Capitaneria è intervenuta nuovamente sull’area. A molti è apparso quasi come se si volesse dare una giustificazione a tale operato (non volevamo ma siamo stati costretti), quando determinati controlli dovrebbero essere normale routine e non sollecitati dalla cittadinanza. Una ulteriore situazione che senz’altro è stato motivo di preoccupante riflessione da parte di chi continua con tenacia, a mettere la faccia a favore del nostro prezioso territorio. Trovando, in alternativa alle Autorità locali, altresì vicinanza e consenso da importanti Enti Istituzionali.
Durante il sopralluogo del 10 giugno scorso, come è noto, gli uomini del Comandante Cassone sequestrarono per l’ennesima volta l’area di parcheggio destinata alla sosta di autoveicoli e motocicli realizzato su un fondo agricolo confinate con la zona demaniale. Il quale secondo la nota divulgata dalla Capitaneria di Porto fu trovato : privo di transenne e protezioni a margine del costone per successiva discesa in mare, mentre quest’ultima priva di collaudi e autorizzazioni e con staccionate fatiscenti in legno. L’intera area, delimitata da un cancello sul quale vi erano apposti dei cartelli indicanti “sosta auto a mt. 50 benvenuti” e “discesa a mare”, è stata rilevata priva di autorizzazione comunale per lo svolgimento di tale attività e di autorizzazioni in merito al Testo Unico Ambientale. Mentre la zona agricola è un fondo destinato alla coltivazione di olivi e successiva raccolta.
Nonostante il divieto di non praticare e di non far praticare l’area, secondo quanto verbalizzato, i proprietari, presenti all’accertamento, continuavano a far praticare sia l’area demaniale marittima che gli altri luoghi, noleggiando all’utenza sia lettini che ombrelloni, facendo parcheggiare numerose autovetture e motocicli di proprietà dei bagnanti. Mentre lungo la sottostante scogliera (area demaniale) furono rilevati dei passamani in ferro di colore nero, infissi nella roccia calcarea, per agevolare la salita e la discesa a mare. Mentre diversi lettini di colore blu e pneumatici riempiti di malta cementizia, utilizzati come base di appoggio per ombrelloni da mare erano presenti lungo l’area interdetta. Pertanto i proprietari, che mostravano documentazioni rappresentante delle istanze e quindi non adeguata ai fini di legge, sono stati nel frattempo deferiti all’Autorità Giudiziaria competente, per le violazioni di non osservanza dell’ordinanza comunale per deturpamento di bellezze naturali, per offese al decoro della polizia giudiziaria e per i reati di abusi sulla proprietà privata entro 30 metri dal confine demaniale marittimo.
Quindi niente di nuovo sotto il sole! La storia, come negli anni passati, si ripete! Con l’aggiunta che ancora una volta, con una puntualità “quasi preoccupante” ,interviene il Tribunale di Torre Annunziata. Infatti come nell’occasione dell’anno scorso, del tuttora inspiegabile dissequestro delle attrezzature bloccate in precedenza dall’ennesimo sopralluogo dalla Guardia Costiera (che tra l’altro non dovrebbe significare metterle di nuovo in uso),e come nel dissequestro di qualche anno fa, anche stavolta, dopo che la Capitaneria di Porto (sebbene sollecitata) abbia rilevato evidenti ed indiscutibili illegittimità, si registra immediatamente l’intervento del GIP. Il quale ha dissequestrato la parte di uliveto, confinate con l’area demaniale ed adibito a parcheggio, dove erano stati apposti i sigilli per le solite ed ataviche irregolarità.
Secondo il Magistrato il sequestro non poteva essere convalidato poiché l’area adibita a parcheggio era stata aperta al pubblico, dopo che gli stessi proprietari avevano presentato presso il Comune di Sorrento una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia). Documentazione, probabilmente evidenziata dai proprietari durante gli accertamenti della Guardia Costiera, circa la quale il Responsabile dell’ Ufficio Comunale preposto non si è mai pronunciato nel rilevare eventuali anomalie da contestare. A differenza del GIP di Torre Annunziata che ha applicato quanto prevede la Legge, stavolta si rileva un comportamento inerte e pertanto alquanto discutibile (che merita senz’altro,una ulteriore riflessione), da parte del Dirigente del Dipartimento Attività Produttive, Dott.Donato Sarno. Una condottain netto contrasto con la solerzia con la quale è intervenuto sulla stessa questione (per altro immutata), durante gli anni scorsi. Come nel caso dell’aprile 2013, quando , il proprietario aveva inviato una nota agli Uffici di Piazza Sant’Antonino con la quale, dopo anni comunicava inizio dell’attività, il Dirigente in questione, tramite un’ordinanza, oppose immediatamente il diniego. Rilevando che si trattava di attività di parcheggio in proprietà privata per la quale non sussisteva alcuna autorizzazione comunale. Pertanto si ordinava di cessare immediatamente tale attività e l’eventuale inottemperanza oltre a costituire oggetto di comunicazione all’Autorità Giudiziaria, comportava l’esecuzione d’ufficio mediante l’opposizione di sigilli. Inutile dire che da allora varie sono state le trasgressioni, a tale ordinanza. Con conseguenti apposizioni di sigilli da parte delle Forze dell’Ordine ( Polizia di Stato, Capitaneria di Porto, Polizia Municipale) nel corso di vari sopralluoghi. Durante i quali furono rilevati vincoli di tipoambientale e archeologico per un’area dove macchine e motocicli venivano parcheggiati dai frequentatori della scogliera sottostante. Un serie di segnalazioni all’Autorità Giudiziaria,con espressa richiesta di sequestro per reiterati comportamenti antigiuridici. Sopralluoghi durante i quali oltre ad una attività di parcheggio illegittima fu rilevato che dallo stesso uliveto, sul cui suolo venivano parcheggiate auto e moto con relativa emissione di gas di scarico veniva prodotto un olio di oliva insignito addirittura del marchio d.o.p. – Ciò nonostante, anche in tali occasioni il Gip di Torre Annunziata, applicando la Legge, non convalidò il sequestro. In quanto il Sindaco aveva confermato l’autorizzazione per parcheggiare soltanto alcune decine di auto e motorini. Analogo provvedimento a quello della scorsa settimana, che sebbene discutibile, non sta a significare liberi tutti! Come ancora una volta è stato inteso dai proprietari del fondo ed a quanto sembra da qualche loro difensore. Infatti dopo il dissequestro dell’area relativa al fondo agricolo e quindi ove venivano parcheggiate auto e motorini, è ripresa di nuovo anche l’attività più volte contestata dalle Forze dell’Ordine ed in particolar modo dalla Capitaneria di Porto, lungo la scogliera sottostante,in zona di Demanio marittimo. In relazione alla quale l’attività della Magistratura,a causa degli innumerevoli reati contestati in passato, è destinata a proseguire.
Come ormai noto, lungo la scogliera vige dal 2003 un’ordinanza comunale che vieta l’accesso all’area demaniale. Lungo la quale tuttavia vengono quotidianamente noleggiati in modo illegittimo lettini, sdraio e ombrelloni. Un provvedimento giustificato dal fatto che l’intera zona, è interessata da rischio idrogeologico ,classificato dall’ Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale, molto elevato ovvero P4,R4 e quindi con requisiti da Zona Rossa che vieta totalmente la pubblica fruizione. Una situazione che in modo evidente non ha niente a che vedere con il dissequestro del parcheggio ad opera del Gip del Tribunale di Torre Annunziata e viene del tutto pericolosamente ignorata dai proprietari del fondo limitrofo, che continuano imperterriti la loro “attività”. Giustificata anche dal fatto (come da qualche parte di recente si farebbe rilevare) che tale ordinanza sarebbe priva di efficacia. In quanto superata da successivi provvedimenti amministrativi e da recenti interventi indipendenti da parte dei proprietari volti ad eliminare con opere di disgaggio e perimetrazione il pericolo frana.
Su tale punto sarebbe importante evidenziare che il rischio P4-R4 ,oltre all’area privata, interessa in modo consistente l’intera zona demaniale, e quindi tutta la scogliera. Dove, oltre le innumerevoli violazioni al Codice della Navigazione relative allo spazio del demanio marittimo arbitrariamente occupato, le competenze in materia di dissesto idrogeologico non sono niente affatto dei privati oppure dell’amministrazione comunale, ma bensì del Genio Civile. Pertanto oltre alla fruizione pubblica qualsiasi attività commerciale (qualora legittima) lungo tale area è vietata!
Invece sembrerebbe che si voglia far passare il messaggio che l’attività , praticata dai proprietari del vicino fondo agricolo (che si sottolinea essere iniziata nel lontano 1981)sia del tutto legale!Sebbene esercitata su area demaniale ,senza alcuna concessione e quindi autorizzazione. Dove oltre ad apportare nel tempo una serie di innovazioni non autorizzate, come posizionamento di tavolati e vari corrimano, senza certificati requisiti di sicurezza (non osservando i vincoli ambientali ed archeologici di tutela a cui è assoggettata l’intera zona) si è continuato a praticare una sorta di attività commerciale di : fitto lettini prendisole, ombrelloni, vendita bibite e gelati, con uso continuativo di alcune strutture già oggetto di accertamento urbanistico edilizio nel 2008. Tramite le quali viene esercitata la vendita di prodotti alimentari e bevande in assenza di certificati igienico-sanitari. Alcuni particolari circa i quali sarebbe interessante conoscere una buona volta il parere della Guardia di Finanza. Alla quale nonostante si debba dare il merito di operare in modo dinamico lungo il territorio, sembrerebbe che tale situazione di illegalità, sebbene venga segnalata ormai da qualche decennio, sia da sempre sfuggita.
Ora, al di là dell’ultimo provvedimento del Gip , che in modo evidente viene del tutto mal interpretato, evidenziare una situazione dove il perpetrare reati operando in modo costante nell’illegalità, tentando in modo quasi imbarazzante, di farla passare conforme alla Legge, oltre a legalizzare una concorrenza del tutto sleale, viene propagandato un messaggio del tutto distorto della legalità. In particolar modo nei confronti di tanti imprenditori onesti e perbene che ancora credono nel rispetto delle regole, che di fronte a tali situazioni non possono non sentirsi profondamente umiliati!
Una situazione, a cui la Magistratura dovrebbe tuttavia dare maggiore importanza con interventi immediati e concreti. Affinché determinate situazioni non appartengano ad un territorio che ancora crede con convinzione nelle Istituzioni e nella legalità. Dove il praticare del buon turismo, oltre ad essere una tradizione, rappresenta senz’altro una grande risorsa da tutelare. Per la quale il rispetto delle regole, anche dal punto di vista culturale, rimane un paletto fondamentale con il quale tutti: Cittadini ed Istituzioni dovrebbero confrontarsi in maniera costante.
In un tale scenario, grave appare il rendersi protagonista, in modo quasi vanitoso, (appiattendo e banalizzando l’intera vicenda) da parte di chi in ogni caso dovrebbe essere per dovere (e per mestiere) sempre dalla parte della legalità! Lasciando intendere di aver risolto definitivamente con maestrìa una situazione che tuttora ,nonostante l’intervento del Tribunale, appare palesemente indifendibile!
In attesa che l’intera vicenda, sottoposta nel frattempo all’attenzione di importanti Enti Istituzionali, possa realmente essere affrontata da parte della Magistratura in modo concreto con il dovuto “approfondimento giuridico”, ulteriormente grave risulta il lasciare trapelare velate e sottintese minacce verso coloro (cittadini) che raccogliendo le tante istanze di chi continua a subire torti ed ingiustizie, rischiando di proprio, della legalità continuano (dopo anni) a farne uno stile di vita.
Il far rilevare inoltre che un’attività, che si presenta dopo decenni e tuttora in gran parte del tutto illegittima, abbia subìto, con la chiusura di oltre una settimana, a causa dell’intervento della Capitaneria di Porto, un danno economico, per il quale rivalersi a titolo risarcitorio contro coloro che eventualmente l’abbiano segnalato, oltre a far sorridere, potrebbe relegare un tale protagonismo (per il quale pur si è nutrito rispetto ed una certa ammirazione) ad un ruolo equivalente a men di quello di un azzeccagarbugli qualsiasi. – 30 giugno 2018 – salvatorecaccaviello