AMALFI: LETTERA POSTUMA AL CARDINALE PIETRO CAPUANO
Eminenza Reverendissima,
gli Amalfitani riconoscenti per l’impegno da te profuso nei vari campi per la valorizzazione del territorio ti hanno intitolata una strada importante, una specie di aorta che pompa vita nel cuore antico della città. Sale, ferita ardita a divincolare l’abbraccio delle case, dallo slargo arioso di via Lorenzo d’Amalfi, per conquisare la valle che fu feconda di industrie e di mesteri. Nei giorni di libeccio vi salgono, a volte, folate umidicce di iodio e sale, mentre in quelli di tramontana vi scendono, sibilando, gli aromi dei Lattari che fanno da quinta in lontananza e si aprono a cordigliera di difesa man mano che l’orizzonte si dilata al di là dei tetti rossi della case a sbalzo a fuga verso Pontone e Scala.che incombono, minacciose di grazia ardita e di bellezza, già dal largo dello Spirito Santo. Non so come si chiamasse ai tuoi tempi, ma di sicuro si apriva,anche allora, al polipaio dei vicoli che, a destra e a sinistra, stendevano, e stendono ancora, tentacoli di vita a penetrazione di supportici, arrampicandosi arditi su scale a conquista di schegge di sole nelle aperture improvvise di minuscoli slarghi o di giardini fioriti a ricamo di falesie di monti.
Forse c’era già allora il Supportico Rua, che oggi s’imbuta nel ventre delle case e ne feconda accorsate attività commerciali e, ai tuoi tempi, offriva una valida alternativa alla,forse non facile, “passeggiata” lungo il Canneto soprattutto nelle stagioni di piena. Oggi il fiume è coperto e la strada offre lo spettacolo di una intraprendente vivacità commerciale con esposizioni colorate che invadono lo spazio pubblico oltre il consentito riducendo di molto il deflusso anche pedonale lungo un budello bellissimo, ma pur sempre budello, di strada. Sotto vi scorre lento il flume, destando qualche fondata preoccupazione nelle giornate di pioggia intensa, quando gorgoglia e rumoreggia cupo, evocando terribili memorie di inondazioni e lutti, che,nel passato, trasformarono il nostro paradiso di bellezza in un inferno. E’ capitato in questi giorni a Genova e nelle Cinqie Terre, nella Liguria della bellezza ferita e violentata dalla furia della natura. Nessuna meraviglia, quindi, se anche da noi i cittadini allarmati chiedono tutela e salvaguardia dell’ambiente a cominciare dalla pulizia dei letti e degli argini dei corsi d’acqua che la verticalità del territorio trasforma in bombe idrogeologiche nei giorni di piena.
Scusami la digressione. ma mi sono soffermato sulla via che porta il tuo nome per dirti che spesso la toponomastica aiuta. Fu infatti proprio il nome della strada a portarmi a te e a consigliami letture approfondite di pagine di storia e a scoprire la tua grandezza di uomo di cultura e di principe della Chiesa. Recitasti un ruolo importante nella Storia del tuo tempo.Ma in un certo senso il tuo successo ed il tuo protagonismo te lo portavi nel DNA fin dalla nascita. Eri un predestinato. La tua era una famiglia nobile, che vantava già personaggi influenti in ogni campo, a cominciare da quello ecclesiastico. Dopo le prime esperienze nella città natale tuo padre ti spedì a Parigi per perfezionare gli studi e lì tenesti, giovanissimo, la cattedra teologica per alcuni anni. Da Parigi ti trasferisti a Roma, dove fosti apprezzato per le particolari doti di dottrina dal Papa Clemente III, che ti nominò arcidiacono e suo cappellano privato: Nel febbraio del 1193 il successivo pontefice Celestino III ti elevò alla porpora cardinalizia. La tua carriera avrebbe avuto un percorso brillante con importanti e delicati incarichi di diplomazia in Francia, in Inghilterra, in Boezia,a Praga e nell’Oriente, dando sempre e dovunque prova di equilibrio e di saggezza e conquistando e consolidando la stima e la fiducia non solo di Celestino III, ma anche del suo successore Innocenzo III.
Ma pur nelle tue peregrinazioni per il mondo, dove ti portavano i tanti e delicati impegni di missioni importanti e delicate non dimenticasti mai la tua Amalfi. Ne è una prova tangibile la vicenda legata al ritrovamento ed alla traslazione delle Sacre Reliquie del Santo Patrono Andrea.. Trovandoti a Costantinopoli sapesti da alcuni sacerdoti amalfitani che nella locale basilica dei Santi Apostoli era custodito il corpo del nostro Santo. Te ne impossessasti, lo conservasti in un luogo segreto, ordinasti a tuo zio Matteo, Arcivescovo di Amalfi, di costruire, a tue spese, la cripta del Duomo e l’8 maggio del 1208, nel corso di una cerimonia solenne, da Conca dei Marini, dove avevi fatto sosta, si snodò un corteo di sette navi tutte addobbate a festa, con al seguito una processione di numerose altre navi e barche… Dalla spiaggia di Amalfi portasti a spalla la sacra urna insieme a tuo zio Matteo e ai vescovi suffraganei fino alla cripta. Fu festa per tutto il ducato con la città in una apoteosi di canti, luci, fiori ed osanna di giubilo.
Ma, accanto a questa che di sicuro è la tua impresa più memorabile per gli Amalfitani, mi sembra doveroso sottolineare almeno altre tre opere, frutto della tua munificenza, per lo sviluppo civile e culturale della tua Amalfi.:1) Il 20 ottobre del 1208 fondasti una scuola gratuita dove potessero studiare i giovani di Amalfi ed Atrani, sia chierici che laici “ubi scolares Amalfie edAtrani volentese studere sine pretio..”:2)nel 1212 fondasti l’Abbazia dei Frati Cistercensi, sulla collina del “Falconcello”, detta S.Pietro de Toczulo. la cui chiesa fu dichiarata Cappella Palatina da Federico II. Quale e quanta importanza abbia recitato nella storia della città, prima come centro di devozione e di culto San Pietro della Canonica e poi come centro di accoglienza turistica di livello internazionale con il nome di “Albergo dei Cappuccini” è nel vissuto storico e nella memoria di tutti gli Amalfitani..3) nel 1213 facesti costruire un ospedale con una chiesa annessa che dedicasti a Santa Maria della Misericordia ed affidasti alla cura dei Frati Crociferi;4)Ma non trascurasti neppur le opere che potevano essere di grande sviluppo per la vita civile e le attività economiche della città. Così, per salvare la tua Amalfi dai danni delle non infrequenti mareggiate facesti costruire un porto nel luogo chiamato S.Caterina.
Ti spegnesti il 30 agosto del 1217 di ritorno da Viterbo, sede allora della Curia Romana. Il tuo corpo riposa nella Chiesa di Santa Maria di Aracoeli a Roma..
Amalfi ti ricorda come uno dei suoi figli più illustri con un busto in bronzo nell’atrio della Cattedrale e con questa lapide:”Al CardinalePietro Capuano — patrizio munifico -diplomatico illustre – che il tramonto delle patrie grandezze- illuminò – con lo splendore del suo nome – e delle sue opere -Amalfi – rievocando le anticheglorie – dopo sette secoli – l’8 maggio1908″.
Ci sarebbemolto da dire e da riflettere in un confronto tra la tua età e la nostra. sulla tutela e salvaguardia dell’ambiente, della regimentazione delle acque, di una politica efficiente per la sanità, sulla tutela e valorizzazione della risorsa mare, sulla diffusione della cultura e la edificazione e difesa di chiese, conventi e monumenti civili e religiosi,ecc. Ma me ne astengo. Una cosa, però, mi sento di dovere e poter dire:Mi piacerebbe che Amalfi amasse e valorizzasse di più la sua storia e stimolasse i giovani a riscoprire ed esaltare il proprio vissuto storico, partendo anche dall’insegnamento della toponomastica, anche per onorare degnamente il tuo nome. D’altronde. è bene ricordare e sottolineare che una comunità che non conosce e non ama il proprio passato non ha futuro.sosprattutto se basa le sue fortune economiche sul turismo.
Con stima profonda, tuo Giuseppe Liuccio