Posìdes: le fonti storiche sul liberto della Villa Romana di Positano

13 luglio 2018 | 18:15
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Posìdes: le fonti storiche sul liberto della Villa Romana di Positano

La Villa Romana di Positano, dopo secoli di anonimato, sta per ritornare alla luce. La cultura della perla della Costiera Amalfitana è in procinto di arricchirsi di una nuova testimonianza archeologica che proviene da un passato mitico. Mitico come il suo costruttore, Posìdes, un personaggio descritto in modo variegato dalle uniche fonti che possediamo di lui: Svetonio, Plinio Il Vecchio e Giovenale.
Nel De vita Caesarum, a proposito del ritratto dell’Imperatore Claudio, Svetonio afferma, nel capitolo 28, che il princeps: «libertorum praecipue suspexit Posiden spadonem, quem etiam Britannico triumpho inter militares viros hasta pura donavit», ossia «fra i liberti ammirò particolarmente l’eunuco Posides, a cui, dopo il trionfo con i Britanni, fra gli esperti di milizia, donò l’asta pura».
Da questo breve periodo apprendiamo che Posìdes, di chiara origine greca (nome di III declinazione latina, ovviamente latinizzato dal greco), era un liberto (libertorum), ed, in quanto tale, si presentava come uno schiavo liberato dal suo padrone, molto probabilmente per le sue benemerenze, anche se Svetonio non riferisce di quali benemerenze si trattasse. Posìdes era un eunuco (spadonem), e questa indicazione è determinante, perché conferma le sue origini orientali; infatti l’istituto dell’evirazione non è propriamente romano, bensì proviene da zone, per così dire, extra – romane e si diffuse, poi, presso molte corti sovrane, come appunto l’Impero Romano, e, successivamente, l’Impero Ottomano e l’Impero cinese.
Posìdes, nel 43, si fece valere nell’impresa militare più rilevante di Claudio: la conquista della Britannia meridionale (all’incirca l’attuale Inghilterra), che fu ridotta a provincia romana (Britannico triumpho). Era fra gli esperti della milizia, il che vuol dire che già da tempo era un cultore di quella che per i Romani era una vera e propria ars, la guerra, soprattutto sponsorizzata dalla politica imperiale degli Imperatori dei primi secoli di principato, che predicavano l’espansione territoriale e politica dell’Urbe. Svetonio, inconsciamente, ci dà, quindi, anche un’indicazione biografica su Posìdes, nel senso che nel 43, doveva essere già una persona con una certa esperienza sul campo di battaglia e potrebbe anche essere probabile che in questi anni era già noto come architetto per la costruzione delle sue ville.
Si comportò, dunque, egregiamente contro le tribù britanniche, dal momento che Claudio lo ammirò particolarmente fra i suoi liberti e gli donò l’asta pura (hasta pura donavit), un’asta senza punta di ferro che si dava come titolo onorifico ai milites che si erano distinti in battaglia. Un’altra nota di merito per Posìdes era anche il fatto che proprio lui fra i liberti claudiani, che dovevano essere in numero abbondante, si segnalò nel triumpho Britannico.
Nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio il quadro biografico di Posìdes si fa estremamente più chiaro, perché lo scienziato romano circoscrive la zona in cui maggiormente diede sfogo alla sua attività edilizia, monopolizzando le coste campane.
Estrapolando alcuni passaggi dai capitoli 4 e 5 del trentunesimo libro della Historia pliniana, a proprosito dello studio critico sulle qualità delle acque termali, si legge: «Nusquam tamen largius quam in Baiano sinu nec pluribus auxiliandi generibus: aliae sulpuris vi, aliae aluminis, aliae salis, aliae nitri, aliae bituminis, nonnullae etiam acida salsave minxtura, vapore ipso aliquae prosunt, tantaque est vis, ut balneas calefaciant ac frigidam etiam in soliis fervere cogant. Quae in Baiano Posidianae vocantur, nomine accepto a Claudii Caesaris liberto, obsonia quoque percocunt .
E questa è la traduzione: «Tuttavia in nessun luogo più ampiamente che nel golfo di Baiano e non con più generi di aiuto: alcune (acque termali) per la forza dello zolfo, altre dell’allume, altre del sale, altre del salnitro, altre del bitume, alcune anche con una mistura acida o salata, alcune giovano per il vapore stesso, ed è tanta la forza, che scaldano i bagni e costringono anche (l’acqua) fredda a bollire nelle vasche. Quelle che nel golfo di Baiano sono dette Posidiane, col nome preso da un liberto di Claudio Cesare, cuociono anche le vivande». Dunque, da questo estratto della monumentale enciclopedia pliniana deduciamo che Posìdes era un costruttore di ville e di terme soprattutto nel Sinus Puteolanus, cioè nel golfo di Pozzuoli, ed era diventato talmente famoso che addirittura le acque del golfo di Baiano erano chiamate con il suo nome.
Proprio riguardo al suo nome c’è una precisazione da fare. Molto probabilmente si sarebbe dovuto chiamare Posìdes Claudii Caesaris, essendo stato uno schiavo del patrono – imperatore Claudio, però, dopo la sua liberazione dal patronato, avrebbe dovuto assumere il nome di Tiberius Claudius Posìdes (Claudii Caesaris liberto); infatti i liberti, cioè gli schiavi liberati tramite un atto chiamato manomissio assumevano il prenome ed il gentilizio dell’ex padrone, per essere riconosciuti come cittadini romani, e portavano come cognome il loro vero nome (in questo caso greco).
Ancora dai vv.76 – 95 della XIV satira di Giovenale apprendiamo: «Aedificator erat Caetronius et modo curvo litore Caietae, summa nunc Tiburis arce, nunc Praenestinis in montibus alta parabat culmina villarum Graecis longeque petitis marmoribus vincens Fortunae atque Herculis aedem, ut spado vincebat Capitolia nostra Posìdes. Dum sic ergo habitat Caetronius, inminuit rem, fregit opes, nec parva tamen mensura relictae partis erat. Totam hanc turbavit filius amens, dum meliore novas attolit marmore villas».
E questa è la traduzione: «Cetronio era un costruttore ed ora nel concavo golfo di Gaeta, ora sulla somma rocca di Tivoli, ora sui monti di Preneste, innalzava grandiose ville con marmi greci e con quelli fatti venire da lontano, eclissando i templi della Fortuna e di Ercole, come l’eunuco Posìdes eclissava il nostro Campidoglio (con le sue ville e con le sue terme). Per queste dimore Cetronio di certo intaccò il suo patrimonio, mise a rischio le sue sostanze, tuttavia l’ammontare dei beni rimasti non era in fin dei conti piccolo. A tutto questo patrimonio diede fondo un figlio dissennato, costruendo nuove ville con un marmo più pregiato».
Posides, nella satira XIV sul tema dell’origine dei vizi, viene presentato come un personaggio quasi affetto da un morbo, tormentato dalla smania di costruire ville e terme, a tal punto da oscurare il Campidoglio, nella città di Roma (spado vincebat Capitolia nostra). Viene messo sullo stesso piano di un altro costruttore, Cetronio, il quale innalzò numerose e sontuose ville con marmi differenti ed accumulò un discreto patrimonio, che, però, fu dilapidato dal figlio, il quale costruiva con un marmo più pregiato rispetto a quello del padre.
Entrambi i due architetti, probabilmente anche antagonisti nell’ambito lavorativo, dovevano essere considerati dei graeculi, poiché le satire di Giovenale, ed in particolare questa, brevemente analizzata, rappresentavano delle vere e proprie invettive contro questa tipologia di persone, che designavano, secondo l’autore, la parte negativa della società.
Graeculus era un appellativo coniato da Cicerone, che si dava per disprezzo (infatti è sia un diminutivo sia un dispregiativo) soprattutto ai retori ed ai filosofi greci, considerati troppo pedanti e sottili di pensiero. Nel nostro ambito Posìdes è incluso nell’opera di Giovenale, non solo per le sue origini, ma anche a causa dell’odio dell’autore per tutti i Greci e specialmente per i liberti, che si arricchivano e sperperavano senza criterio il loro patrimonio (un esempio nella letteratura romana potrebbe essere anche il Trimalchione della Cena Trimalchionis del Satyricon di Petronio), e per alcuni schiavi, i quali cambiavano molto velocemente il loro patrono ed erano molto bravi nel fingere e nel nascondersi.
Gennaro Cuccaro