Il “cafonal” è caratterizzato da due componenti: la vistosità e la chiassosità. Motivi? Si vuole apparire ciò che non si crede di essere o imporre ciò che si crede di essere. In ambedue i casi prende piede la convinzione secondo cui si è ciò che si appare, un principio che sta caratterizzando questi ultimi decenni e che costituisce una componente intrinseca di un imbarbarimento etico in atto. Qui trova conferma una teoria, nemmeno tanto azzardata, secondo cui una caratteristica tutta italiana è quella di imporre la propria presenza in base all’intensità del rumore generato. Il marketing aziendale ha saputo cogliere brillantemente questa opportunità, sviluppando strategie commerciali mirate per abbagliare il consumatore. Ecco il motivo degli occhialoni, delle camicette sgargianti, delle scarpe scomode, ma fantasiose, delle capigliature da strega ecc. L’andazzo produce soldoni, ci marciano televisioni (soprattutto le private!), riviste femminili e non, ristoranti fast-food, prodotti low-cost, cineserie e cianfrusaglie varie.. Si tratta di un fenomeno, che sta dilagando a ventaglio, sostenuto da un consumismo efferato e cinico (Venezia, Capri, Firenze, Amalfi ecc.). Soluzioni? Al riguardo mi sia permesso menzionare un mio intervento, intitolato “Turismofobia. Cosa sarà mai?”, pubblicato su Positano News in data 23 giugno 2018. Ho sottolineato che, ad es., in Spagna la pericolosità, anche a livello economico, è stata percepita già con qualche anno di anticipo, per cui si cerca di porvi riparo nei limiti ancora possibili.
Per concludere la cafonaggine intesa come maleducazione, villania, chiassosità, spavalderia avrà vita molto, ma molto lunga, tenuto anche conto di alcune tipicità proprie dell’area mediterranea.
Giuseppe Civale