Inaugurate a Villa Rufolo le mostre di Giulio Paolini e Ugo Mulas
Si è inaugurata stasera, nella Cappella di Villa Rufolo, la mostra “Giulio Paolini/Ravello” a cura di Laura Valente (direttore artistico sezione danza, tendenze, nuovi linguaggi formazione e mostre) e Gianluca Riccio.
Giulio Paolini, uno degli artisti italiani viventi più riconosciuti a livello internazionale, è annoverato tra i massimi rappresentanti di quell’intensa stagione di ricerca che iniziata al principio degli anni Sessanta giunse a definitiva consacrazione negli anni a cavallo del 1968. Annoverato tra i massimi esponenti dell’Arte Concettuale, Paolini nel 1967 entrò infatti a far parte del movimento dell’Arte Povera partecipando ad alcune delle principali mostre che segnarono l’affermazione a livello internazionale del movimento teorizzato da Germano Celant.
Il nucleo centrale delle opere esposte negli spazi di Villa Rufolo è formato dai bozzetti realizzati da Paolini in occasione delle collaborazioni con il Teatro San Carlo di Napoli per la progettazione delle scenografie di due opere di Richard Wagner, rispettivamente “La Valchiria” nel 2005 e “Parsifal” nel 2007, titoli protagonisti di quella felice stagione di intrecci tra pittura, scultura e lirica voluta da Gioacchino Lanza Tomasi, nominato sovrintendente nel 2001.
Il percorso espositivo, aperto al pubblico da domani (5 agosto) progettato dallo stesso artista genovese in collaborazione con i curatori, è arricchito dalla presenza di altri quattro bozzetti ispirati al mito di Narciso che rinviano alla cifra del doppio e del rispecchiamento – nonché all’impossibile o mancata corrispondenza tra le figure coinvolte – e di una grande scultura del 2017 dal titolo “Lohengrin (andata e ritorno)” in cui un manichino da sartoria si lascia trascinare da due cigni in plexiglas, orientati tra loro in senso contrapposto, attraverso nastri costruiti dall’intreccio di strisce ricavate da manifesti di mostre personali dell’artista. Secondo le leggende medievali del ciclo arturiano, Lohengrin, un cavaliere del Santo Graal, figlio di Parsifal, si fece guidare da un cigno per salvare una principessa in pericolo, che alla fine dovette abbandonare. Il manichino riverso a terra e l’orientamento testa-coda dei cigni alludono al viaggio senza approdo del protagonista (alter ego dell’autore), che orientato verso una meta ideale si ritrova naufrago, senza però rinnegare la sua vocazione originaria.
La mostra si conclude con una selezione di fotografie di Luciano Romano realizzate in occasione dei due allestimenti wagneriani al San Carlo di Napoli che documentano l’intenso lavoro di Paolini in veste di scenografo e la profonda connessione della ricerca dell’artista genovese con il teatro e con l’opera di Wagner in particolare, che per ben due fa meritare all’artista l’Abbiati, l’Oscar italiano della lirica. Sembrerebbero a un primo sguardo due mondi lontani quello di Paolini e Wagner: l’impeto post-romantico del compositore tedesco e lo sguardo dell’italiano, così classico e concettuale in tutte le sue soluzioni.
All’inaugurazione erano presenti, oltre ai curatori e al presidente della Fondazione Ravello (Sebastiano Maffettone) e il segretario generale (Ermanno Guerra) alcuni tra i più importanti galleristi italiani, come Lia Rumma e Alfonso Artiaco, il direttore del Madre, Andrea Viliani e l’autore degli scatti in mostra Luciano Romano.
Contemporaneamente è stata inaugurata, sempre a Villa Rufolo, negli ambienti del Chiostro inferiore, la mostra “Venezia 1968: la Biennale dell’impegno tra contestazione e immaginazione/Ugo Mulas” a cura di Laura Valente.
Le immagini scattate da Ugo Mulas sono state proiettate in anteprima per omaggiare lo spirito del ’68 e il processo di “liberazione” dell’arte che dalla lotta alla Biennale si diffuse poi in tutto il Paese. Qualche mese dopo, ad Amalfi la tre giorni che diede vita alla nascita dell’arte povera.
Le immagini provengono dall’archivio Mulas (courtesy Galleria Lia Rumma). Il progetto ha tra i suoi protagonisti nel corso del 2018 e 2019 la figura di Marcello Rumma oltre che gli intellettuali e gli artisti di quella stagione rivoluzionaria che ha contribuito a definire anche il nostro presente.
Le due mostre saranno visitabili fino al 16 settembre