Lettere da Piano di Sorrento – Il mercato degli uccelli

14 agosto 2018 | 11:36
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Lettere da Piano di Sorrento – Il mercato degli uccelli

LETTERE DA PIANO DI SORRENTO
IL MERCATO DEGLI UCCELLI

Dal 1871, da quando cioè Giuseppe Garibaldi, coadiuvato da altre nobili persone, fondò in Italia la prima società di protezione degli animali (ENPA), ad oggi che vede finalmente introdotta nel nostro codice una normativa penalmente persecutoria per chi maltratta gli animali, non è cambiato granché.
Infatti i nostri “fratelli minori”, come soleva chiamarli San Francesco, continuano a subire le inique persecuzioni, partorite dalla fantasia dell’animale-uomo, un bipede che non teme confronti in campo di sevizie e di abbrutimento (si pensi alle ignobili figure dei bracconieri) .
Tutti questi esseri viventi, se vogliamo essere civili, vanno protetti; ma quel che più mi addolora è il commercio che viene fatto degli uccelli: compravenduti, ma soprattutto costretti in gabbia e in altri ignobili ricettacoli.
Le ali dell’uccello sono il simbolo della libertà: volare nell’azzurro del cielo, negli spazi infiniti, al di sopra di tutte le miserie umane.
Purtroppo basta andare in un mercatino rionale, di quelli che si svolgono nei paesini di provincia, od in altri mercati per assistere ad un penoso spettacolo che si presenta ai nostri occhi: volatili di tutti i colori, bianchi, verdi, gialli, rossi, costretti in limitatissimi spazi, uno accanto agli altri in queste gabbie per soddisfare l’egoismo e l’inciviltà di tutti quelli che consentono tali eventi.
Vedere un uomo fra le sbarre è indubbiamente penoso, ma il detenuto ha commesso reati, ha creato danno alla società civile e merita, in un certo senso, una punizione; vedere invece gli uccelli ingabbiati che sono puri, innocenti e non hanno commesso nulla è cosa molto più triste ed esprime vergogna, una delle tante vergogne di cui si fregia l’Umanità.
Che ne pensa la Lipu di tutto questo? Ma che ne pensiamo tutti noi, noi che “tolleriamo” la caccia; che ci consoliamo dicendo che gli uccelli nati in cattività non soffrono e andiamo avanti con questa ipocrita convinzione.
Mi si può obiettare che vi sono altre problematiche che ci costringono a riflessioni e a recitare i “mea culpa”. Tutto quello che volete, ma il vedere gli uccelli ingabbiati non mi risparmia un intima vergogna.

(avv. Augusto Maresca)