Vico Equense. “Dimenticare Ticciano – afferma chef Cannavacciuolo – sarebbe dimenticare chi sono”. Da domenica torna la Sagra dei Sapori Contadini
Vico Equense. “Dimenticare Ticciano – si legge sul sito web dello Chef Antonino Cannavacciuolo– la piccola frazione di Vico Equense in cui sono nato, sarebbe dimenticare chi sono. Oltre alle giornate al mare, le gite spensierate in motorino fino a Castellammare con gli amici e la pesca subacquea con mio padre, ciò che mi manca di più è la sagra di Ticciano”.
Dal 12 al 14 agosto a Ticciano frazione di Vico Equense, si svolgerà la “Festa dei sapori contadini”, giunta ormai alla sua 18^ edizione, 25^ sagra paesana.
La festa ha avuto da sempre due obiettivi principali: la valorizzazione e la promozione di prodotti tipici locali attraverso la proposta di ricette della tradizione contadina come la carne di capra preparata secondo un’antica ricetta ticcianese, il piatto dei sapori contadini con Provolone del Monaco e pomodori “cuore di bue”, trippetta di vitello e fagioli “occhio nero” e altre specialità preparate dalle signore del paese.
Altro obiettivo è la valorizzazione del territorio con la sua vegetazione tipica, le sue località panoramiche ricche di tradizioni antiche, le sue attività legate ad una ristorazione che non tradisce le origini contadine. L’evento è organizzato dal locale circolo ACLI in collaborazione con il Comune di Vico Equense e la parrocchia di San Michele Arcangelo.
Il programma si apre il 12 agosto, alle ore 20, con l’inaugurazione e l’apertura degli stands dislocati sul sagrato della settecentesca chiesa parrocchiale e lungo un breve tratto della stradina di via Ticciano dove lo chef Antonino Cannavacciuolo è nato e cresciuto.
Nell’ambito della manifestazione ci sarà la degustazione del vino prodotto con l’uva di sabato. Saranno proprio le bottiglie di questo vino a dare vita ad una gara tra produttori che animerà la rassegna. Il passaparola contadino nel corso dei secoli, infatti, ha indicato come “uva di sabato” la varietà a bacca rossa coltivata nelle zone meglio esposte della Costiera ed in particolare nei casali collinari di Vico Equense. Qualunque sia l’origine, resta il fatto che intorno a questo vino è sorto un vero e proprio culto.
Non a caso tutti gli anni durante la manifestazione viene organizzato un vero concorso enologico tra tutti i produttori (contadini) di Vico Equense. Una giuria di esperti e sommelier selezionerà le bottiglie migliori.
Durante la novena dell’Assunta, che coincide in parte con le sere della festa, sul sagrato della chiesa sarà cantato in vernacolo l’antico rosario, tipico di poche località campane, fra cui la stessa Ticciano. Non mancheranno, infine, spettacoli musicali sotto le stelle.
STORIA E TRADIZIONI DI TICCIANO
SALVE! SIAMO QUI PER RACCONTARVI L’ORIGINE DEL NOME DELLA NOSTRA FRAZIONE, TICCIANO, GRAZIE ALL’AIUTO DI DUE PERSONAGGI: TIZIO E CAIO CURAZIO GLUCO.
CHE CI FACEVANO DUE ROMANI A TICCIANO?
TIZIO RIVELA L’ORIGINE PREDIALE DEL NOSTRO PAESE (TICCIANO DA TITIANUS; DI TITIUS) MENTRE DI CAIO CURAZIO SI CONSERVA, NELLA CHIESA SETTECENTESCA DI SAN MICHELE, UNA LAPIDE FUNERARIA.
COME, SICURAMENTE SAPETE, I ROMANI HANNO LASCIATO TRACCE DAPPERTUTTO
LA NOSTRA CHIESA DI S. MICHELE, CHE SORGE, PROBABILMENTE, SU UN ANTICHISSIMO LUOGO DI CULTO, CUSTODISCE 2 IMPORTANTI DOCUMENTI : UNA LAPIDE LATINA ED UN’ ALTRA IN GRECO .
L’ ISCRIZIONE PIU’ ANTICA TESTIMONIA L’ ESISTENZA DI UNA “ GENS “ ROMANA TRA IL 2° E IL 3° SEC. d. C.
L’ISCRIZIONE ROMANA , DI CARATTERE FUNERARIO , E’ INCISA SU UNA LASTRA IN MARMO BIANCO CON POCHE VENATURE GRIGIE.
SI PARLA DI UN CERTO GAIO CURAZIO GLUCO CHE , GIA’ IN VITA DECISE DI FAR COSTRUIRE UNA TOMBA PER SE’ , PER LA MOGLIE , PER I SUOI FIGLI E PER I LIBERTI. LA SECONDA E’ TESTIMONIANZA DI UNA PRESENZA CRISTIANA DOTTA E FORSE GIA’ ORGANIZZATA A LIVELLO DI CHIESA.
L’ISCRIZIONE CRISTIANA E’ INCISA SU UN BLOCCO DI TUFO GRIGIO SCURO LOCALE.
AL CENTRO DELLA LAPIDE E’ SCOLPITA , IN RILIEVO , UNA CROCE DI TIPO GRECO, CIOE’ CON BRACCI DI UGUALE LUNGHEZZA.
POTREBBE ESSERE DI EPOCA BIZANTINA E ORIGINARIA DELL’ ORIENTE GRECO, DAL MOMENTO CHE NESSUN ALTRO REPERTO TRA VI E IX SEC. d.C E’ STATO FINORA RITROVATO NEL TERRITORIO. L’UNICA ECCEZIONE E’ UNA CROCE CHE SI TROVA A CAVA DEI TIRRENI.
IL PICCOLO CASALE SI E’ SEMPRE CONTRADDISTINTO NEI SECOLI PER LA GRANDE OPEROSITA’ DEI SUOI ARTIGIANI ( SPORTE, EDILIZIA , RISTORAZIONE) , PER I PRODOTTI AGROALIMENTARI (NOCI, ORTAGGI, FORMAGGI) , PER LA MEMORIA DI TRADIZIONI ANTICHE COME IL ROSARIO CANTATO CHE PROPRIO NEI GIORNI DELLA FESTA DEI SAPORI CONTADINI, IN OCCASIONE DELLA NOVENA DELL’ASSUNTA, VIENE RECITATO IN NAPOLETANO NEI QUARTIERI DELLA FRAZIONE.
LA CARATTERISTICA PIETANZA DI TICCIANO, LA CARNE DI CAPRA, VEROSIMILMENTE E’ LEGATA AL CULTO RELIGIOSO DI SAN MICHELE, PATRONO DEL PAESE, CHE SCONFIGGE IL MALE RAPPRESENTATO DAL DIAVOLO.
QUEST’ULTIMO, ICONOGRAFICAMENTE RAFFIGURATO COME UN CAPRONE, VIENE “SCONFITTO” ANCHE, MA NON SOLO, CON L’ESSERE UCCISO E CUCINATO, TRASFORMANDOSI COSI’ IN OTTIMO CIBO PER TUTTI.