Francesco Mangiacapra l’escort che ha fatto scoppiare lo scandalo nella Chiesa anche a Positano intervistato in esclusiva da Positanonews

4 settembre 2018 | 22:28
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Francesco Mangiacapra l’escort che ha fatto scoppiare lo scandalo nella Chiesa anche a Positano intervistato in esclusiva da Positanonews

ESCLUSIVA . Francesco Mangiacapra è avvocato, scrittore, escort e autore di un dossier consegnato al Vaticano sui rapporti omosessuali che si consumerebbero all’interno della Chiesa tra sacerdoti gay.
Ha fatto il giro delle tv nazionali ed estere ed è finito sul New York Times per il clamore suscitato dal suo dossier. Recentemente si è parlato di lui anche a Positano in Costiera amalfitana  relativamente allo scandalo di don Nello Russo scoppiato su tutti i giornali online dopo il comunicato dell’arcidiocesi di Amalfi Cava de Tirreni che annunciava , a sorpresa, la sua autosospensione.

Positanonews è l’unico giornale online locale nativo della Campania che lo ha contattato . Non ci fermiamo alla notizia vogliamo capire e far capire e lasciamo che siano i protagonisti a parlare, abbiamo chiesto lo stesso all’Arcivescovo Soricelli e aspettiamo risposta. L’unico che è intervenuto finora è stato il Vescovo Michele Fusco originario di Positano, dagli altri solo silenzio.  Per noi rimane immutato l’affetto verso Don Nello come uomo. Siamo da ore in contatto con l’avvocato Mangiacapra, praticamente appena subito dopo l’annunciato congedo di don Nello, ma abbiamo aspettato e ci siamo fatti degli scrupoli, comprensibilmente visto l’affetto legato a don Nello, che altri non si sono fatti,  e non per nascondere la notizia, prima di pubblicare.

Mangiacapra, lei parla e la Chiesa di ferma. Come ha fatto a guadagnarsi questa posizione privilegiata?

Godo di una ottima credibilità tra i vescovi ai quali ho sottoposto le mie denunce, soprattutto perché hanno compreso la mia indole, che non è quella di puntare il dito ma di coadiuvarli nel ricercare la verità. Per questo sono certo che nessun vescovo abbia interesse a tacere delle verità di cui io sono a conoscenza.

Ma se un Vescovo tace, avrà avuto i suoi buoni motivi, non spetta a noi dire cosa può o non può fare un Vescovo.

Di certo un vescovo deve assumere una presa di posizione netta e pubblica, che tutti hanno il diritto di leggere nel bollettino diocesano. E un vescovo che riceve delle mie informazioni complete di materiale probatorio e fotografie, è tenuto all’apertura ufficiale di un procedimento canonico che deve necessariamente concludersi con un provvedimento. Quando le macchie sulle tonache diventano significative, non si possono più lavare in famiglia. Ma in molti casi, purtroppo, si spostano le pedine e il gioco continua.

E’ quello che è successo a seguito del suo dossier?

A distanza di molti mesi dal mio dossier, alcuni preti sono stati ufficialmente sospesi, altri sono spariti dalle parrocchie in sordina, qualcuno si è casualmente allontanato per “motivi non meglio chiariti”, qualcuno è entrato in terapia riparativa. Un solo Vescovo ha fatto delle scuse pubbliche, e ne ho apprezzato la sincerità. Un altro Vescovo in Sicilia, che non aveva preso provvedimenti sui suoi sottoposti a seguito delle mie segnalazioni, è stato beccato anche lui a scambiare foto bollenti in chat! Fondamentale sarebbe avere la consapevolezza che non tutte le situazioni insane possano sempre essere riparate e che in molti casi il vero rimedio non è affossare ma rassegnarsi alla incompatibilità con il sacerdozio e orientarsi verso la riduzione allo stato laicale, perché quel colletto bianco rappresenta una vocazione, non già un lavoro.

Il suo dossier consta di 1300 pagineEd ha contenuti scioccanti. Ci sono preti giovanissimi, finanche seminaristi. Nessuno pare porsi alcuno scrupolo, come se avessero scelto la vita in Chiesa non già per vocazione ma per nascondere una vita da omosessuali. Una vita che oggi, tra l’altro, è davvero assurdo nascondere. Lei come la vede?

Il dossier conteneva un campionario esemplificativo ma purtroppo non esaustivo dei nomi che potrei ancora fare alla Curia. Ho però dimostrato che esiste una vera e propria lobby di preti gay, una massoneria, un sottobosco: si frequentano tra di loro, si conoscono tutti, si avallano, si confrontano, si sostengono a vicenda. Il campionario umano che ho raccolto è frutto di anni di incontri personali e di segnalazioni da parte di ex seminaristi ed ex sacerdoti che, per coscienza e senza obblighi, hanno deciso di abbandonare l’abito talare per vivere onestamente il proprio orientamento sessuale.

Ma perché “andare con i preti” e poi denunciarli? Potrebbe sembrare un comportamento “estorsivo”.

Nel caso di questi preti avrei avuto tutto da guadagnare a mantenere il segreto, soprattutto economicamente: pagano bene e non avrebbero di certo avuto problemi a pagare per farmi tacere sulle loro abitudini. Ma mai mi è passato per la testa di ricattare nessuno, anzi ho denunciato sapendo di veder falciata la mia clientela. Ciò che mi ha sempre mosso è stata una sorta di ribellione di fondo, non moralistica ma profondamente umana, all’impunità e alla falsità di questi personaggi, capaci di scendere ai livelli più bassi della perversione pur mantenendo sempre una facciata pulita e onorata con cui permettersi di giudicare pesantemente gli altri dal loro pulpito.

Intanto oggi in molti casi ad essere sotto accusa è chi accusa.

L’insulto morale di chi vede in questi preti delle vittime è un capovolgimento di ruoli tra il peccatore che denuncia l’immoralità e la guida morale che la commette che sfiora il paradosso e che dà una sola certezza: le pietre sul colpevole non le può lanciare nessuno, ma solo perché la Chiesa fa in modo di farle sparire tutte. Per questo ho deciso di creare questo filone di denunce ecclesiastiche, avvalendomi della credibilità che ho guadagnato mettendoci la faccia nel dare la voce anche a nome di tante persone che non trovano il coraggio di puntare il dito contro dei mostri che appaiono invincibili ma che in realtà sono dei vinti. In fin dei conti oggi continuo a combattere per altri una battaglia che ho già vinto per me.

Quindi, a suo modo, si sente un missionario anche lei…

Mi piace pensare che i preti che vengono con me non siano anime da salvare ma solo cuori e menti da liberare: fondamentalmente il mio lavoro di gigolò è simile a quello dei preti, solo più scrupoloso.