Julen Lopetegui, allenatore del Real Madrid c’è un real oltre cr7 «vogliamo il poker»

19 settembre 2018 | 08:08
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Julen Lopetegui, allenatore del Real Madrid c’è un real oltre cr7 «vogliamo il poker»

Andare oltre è obiettivamente difficile. Oltre alla terza Coppacampioni consecutiva. Ma soprattutto oltre a Ronaldo. La sua scia, profumata e inafferrabile, si sente più di prima: nelle magliette dei bambini che passeggiano sul Paseo de la Castellana, a due passi dal Santiago Bernabeu; nelle chiacchiere davanti alle tapas, come faremo senza Cristiano; nei megastore dove il luccichìo del brand CR7 è sparito ma non si è dissolto, come nel film in cui Nanni Moretti si chiede se in una festa si noti più la presenza o l’assenza. I commessi abbassano lo sguardo imbarazzate quando chiediamo se sia possibile acquistare un gadget di Ronaldo. «Cristiano qui è una parola proibita» sussurra garbatamente Ana, arrossendo dietro agli occhiali. Se potessero, risponderebbero come gli amanti abbandonati: ma che non lo sai che Ronaldo non abita più qui? Di sicuro una maglia non la trovi, nemmeno dello scorso anno, perché l’obiettivo è liberarsi della dipendenza. Noi siamo il Real Madrid, la squadra più bella del mondo, non la squadra del più bello del mondo.

SPALLUCCE. E così bisogna capire anche il gelo tra gli ex compagni, chiusi nell’eremo di Valdebebas che sembra un campo militare più che un centro sportivo. L’aeroporto di Barajas è a pochi chilometri, la città un po’ di più, Ronaldo tantissimo. All’inizio della prima Champions League senza il mostro, è toccato a Sergio Ramos rappresentare l’umore dello spogliatoio: «La vita va avanti. A Cristiano auguriamo il meglio: con lui abbiamo fatto tante cose buone e alcune meno buone. Ma il Real Madrid saprà raggiungere lo stesso grandi obiettivi». Tipo la Champions che si assegna al Wanda Metropolitano, lo stadio dell’Atletico. Se si potesse togliere uno sfizio, l’ultimo della carriera, Sergio Ramos vorrebbe sollevare la coppa proprio nella casa dei rivali: «In realtà questa prospettiva è relativa. Mi piace più l’idea di superare i miei limiti. Già si diceva non fosse possibile essere campioni d’Europa tre volte di fila e invece…». Però il derby dialettico con Griezmann è aspro, sottolineando l’autoelezione del francese al livello di Ronaldo e Messi: «Quanta ignoranza… Se penso che esistono calciatori come Totti, Buffon, Raul, Iniesta che non hanno vinto il Pallone d’Oro, non capisco chi creda di essere Griezmann. Forse dovrebbe imparare le buone maniere da Simeone o da Godin». I duri per antonomasia.
EVOLUZIONE. Polemiche a parte, è un Real Madrid molto diverso. Prima tutti per Ronaldo, ora uno per tutti. E’ stato come se il grande addio avesse risvegliato l’orgoglio del gruppo, amalgamato dall’ex ct spagnolo Lopetegui. La BBA, come la chiamano i media spagnoli, cioè il tridente Bale-Benzema-Asensio, ha raggiunto un livello di coralità molto temibile, tanto che Di Francesco ha indicato proprio in Asensio, già in gol nell’amichevole estiva contro la Roma, il giocatore più scomodo. Insomma: il rischio che il Madrid abbia la pancia piena non esiste.
Semmai esiste la possibilità che il Madrid non sia più la squadra più forte del mondo. La Roma ha l’onere e il privilegio di saperlo per prima

fonte:corrieredellosport