Juventus -Napoli – Insigne mette paura a Ronaldo
5 Gol in 6 partite Nell’ultima in casa con il Parma: 1 gol segnato, 5 tiri, 1 nello specchio, 2 occasioni create e 1 assist. Un palo.
Ronaldo, 2 gare e un assist
Due volte contro il Napoli, negli ottavi di Champions League della stagione 2016-2017. Ronaldo però non trovò il gol, ma solo un assist nell’andata al Bernabeu (gli spagnoli si imposero con un doppio 3-1). Il portoghese è abituato alle sfide scudetto come quella di oggi. Il Clasico tra Real Madrid e Barcellona lo ha giocato 31 volte segnando 18 gol (il Barça è la sua quinta vittima preferita). Oggi, nella sua prima volta italiana, il numero 7 della Juve vuole lasciare il segno come è abituato a fare nei grandi match.
Insigne, 11 gare e 2 gol Undici partite, due gol: niente di che, per Insigne, che alla Juventus ha segnato assai meno di altre grandi. Per esempio al Milan, con il quale deve avere un conto aperto (sei reti in otto partite) o anche la Lazio, con cui non è male lo score (quattro gol ma in dieci gare). Madame non è avversario semplice, Insigne si è sbloccato tre anni fa, nella prima stagione di Sarri, nella gara del San Paolo poi finita 2-1. Gol (inutile) nel 3-2 a Fuorigrotta di Coppa Italia. A Torino ha sbagliato un rigore, 3 anni fa: glielo parò Buffon.
Stavolta è diverso, proprio un’altra storia: certo, vederlo da vicino un po’ scuoterà la coscienza, ma non c’è neanche il più vago sospetto che possa scattare il «miedo escenico». E vabbè, se ne farà una ragione, ma varrà comunque la pena, soprattutto se nell’intervallo, come a Madrid, dovesse passargli al fianco: un’altra maglietta, please! Gli scugnizzi non hanno paura di niente, sono cresciuti per strada, hanno sistemato i sogni sulle cartelle e poi li hanno piazzati come pali, per arrivare sin lassù con quelle parabole a giro, quelle alla Insigne, ormai si dice così, e non può esserci una Juventus-Napoli a rubarti il sonno, a distrarti, a rovinarti non il fegato ma la tranquillità interiore, se sei stato già in grado di capovolgere il tuo destino.
RIECCOCI. Quando s’incrociarono per la prima volta, in quella cattedrale che si chiama «Santiago Bernabeu», gli scappò una «ronaldata» (si può osare?): palla da una trentina di metri, forse di più, tenuta bassa per metterla dove Keylor Navas non sarebbe arrivato e poi andare ad urlare alla luna che lui faceva così anche tra i vicoli dell’infanzia e nelle accidentate fantasie di quel tempo. Ci sono partite che hanno un fascino inimitabile, ti entrano nella coscienza e te la mettono un po’ in subbuglio, ripensando alle notti insonne, a quelle scarpette inseguite per le strade con papà, alle magìe di Del Piero divenute un’ossessione e poi la calligrafica deposizione del proprio talento: Insigne Lorenzo eccolo qua, ha le stesse voglie matte di quei giorni, anzi forse adesso pure qualcuna in più, perché adesso gli è stata cambiata la vita, ci ha pensato Ancelotti, strappandolo a quella fascia nella quale s’è esaltato da Zeman a Sarri e che ora diventa quasi una terra lontana dal proprio epicentro cosmico. Centravanti, seconda punta, qualcosa che dìa una dimensione ancora più stellare, che avvicini ai grandi numeri dei veri bomber – e ce ne sono stati anche di piccolini – e che trasformi un genietto in fuoriclasse tout court: cinque reti in sei partite c’è scritto sinora e si può andare a prendere il tè con Cristiano Ronaldo con quella lucida follia che già è esplosa, a Roma e in che modo, o con quel cinismo che quasi pareva non potesse appartenergli.
LEADER. E’ inutile, e sarebbe persino paradossale, lanciarsi in iperboli calcistiche ed in impossibili confronti a distanza e non c’è bisogno neppure di dirselo: ma questa è un’altra partita, una delle tante, nelle quali Insigne si catapulterà spalancando gli occhi per la meraviglia e poi tuffandosi alla ricerca di sé, nella scia di Cristiano Ronaldo, magari standosene anche nell’ombra, inevitabile, in cui verrà confinato chiunque in questa serata dolce e maliziosa nella quale ricomparirà Madrid, il Bernabeu e neanche un pizzico di terrore. D’altro canto gli idoli non fanno paura…
fonte:corrieredellosport