Positano. L’artista Aniello Cinque partecipa ad “Arte Milano”
Il 19 ottobre alle 0re 17.00 ci sarà l’inaugurazione di “Arte Milano – The Factory” con la rassegna collettiva “La Fabbrica del Vapore” e l’esposizione si protrarrà fino al 21 ottobre. Anche Positano è degnamente rappresentata con l’artista Aniello Cinque. Aniello ha conseguito nel 1988 il Diploma di Laurea in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1990 si è trasferito a Roma, dove ha lavorato nell’ambito teatrale, oltre ad una breve parentesi nel settore cinematografico. Collabora con gli scenografi Firouz Galdo, Lorenzo Baraldi e il regista Richard Fowler, formatosi al prestigioso OdinTeatret. Nel 2004 apre un proprio studio a Positano. Le sue opere sono presenti presso collezioni private in Italia e all’estero (Oslo, Sassari, Napoli, Amsterdam, Roma, Positano, Ravello, Boston). Ha partecipato a diverse collettive e realizzato personali (Positano, Sorrento, Berlino, Piacenza, Prato, Ferrara, Salerno). Nel 2007 ha pubblicato un libro per ragazzi intitolato «San Martino – Guida fantastica alla Certosa di Napoli», scritto in collaborazione con lo storico dell’arte Eugenio D’Auria, curando le illustrazioni. Dal 2005 organizza e crea eventi culturali dedicati all’arte nelle sue diverse forme espressive.
Ma ecco come Aniello Cinque descrive la propria arte: «Tutta la mia produzione è un’evoluzione consapevole e graduale nel tempo. Scelte dettate da una necessità espressiva che poi si sono tradotte nella realizzazione di opere su tavola. Mi sono sempre concentrato sullo spazio della superficie che contenesse ed ospitasse le forme e la sintesi dell’immagine. Pochi elementi, o un solo elemento, che fosse un punto di attenzione visivo per l’osservatore. Nessuna distrazione. Ho iniziato la mia ricerca partendo da soggetti figurativi estrapolati dal contesto della mia realtà; sono nati quadri dedicati alle zucche ai melograni. Forme tonde, avvolgenti e femminili. In questa primissima ricerca, però, mi mancavano delle forti motivazioni che connotassero la mia arte. La risposta l’ho trovata nella mia terra e l’azione è stata quella dello scavare, entrarvi dentro, alla ricerca di quell’essenza primordiale. In questo ho seguito l’esempio di mio padre. Avevo bisogno di concretezza, di storie locali alle quali ispirarmi, avevo bisogno di raccoglierle, di farle mie quelle radici. I miei quadri dovevano essere un corpo, da qui la necessità di attingere alla materia. Ho sperimentato e resa concreta questa ricerca realizzando alcune opere come “rosso senza titolo” e “mio padre” che rappresentano l’inizio di questo viaggio. Utilizzando la materia mi si sono dischiuse anche altre percezioni, di come essa, interagendo con la luce, vive. Cambiando semplicemente l’angolazione della fonte luminosa muta anche la stessa sostanza di cui l’opera è fatta, si potrebbe compiere un giro a 360° sulla superficie e ogni volta la materia muta la sua drammaticità. L’opera diviene un corpo vivo, dinamico, un corpo in divenire».
Si ringrazia Massimo Capodanno per le foto