Vico Equense. Piazzale Siani: Cosa vuol dire tutto ciò? Ma hanno sfregiato la statua?
Vico Equense. “Scusatemi – alcuni passanti allarmati stamattina al Comando dei Vigili – hanno danneggiato la statua di Siani. Ho visto la faccia di Giancarlo con la bocca rovinata”.
Intanto bisogna dire che per arrivare a tutto ciò il Comune ha messo mano con alcuni accorgimenti alla Piazza, dove per alcune settimane prima degli eventi, sono state cambiate alcune mattonelle rotte, ripulite le grate e la manutenzione al verde.
A volte dobbiamo farci la domanda se serve qualcuno di importante per smuovere le cose. Se serve un “Fico” per ogni strada, vicoletto, marciapiede, borgo, frazione, montagna, spiagge, spazzatura, illuminazione e chi più ne ha più ne metta.
Cosa è servito festeggiare così in una Piazza? Cosa può servire la figura di una persona importante come GiancarloSiani? Innanzitutto bisogna analizzare la stele installata all’entrata della Piazza a cura della Fondazione Pol.i.s., del progettista Arch. AntonioIrlando e l’AssociazioneNazionaleCarabinieri di Sorrento e Sant’Agnello.
Questo creato deve diventare un luogo della memoria così come viene ribadito su questa lapide insieme ad alcuni tratti biografici del giornalista e un suo documento storico in cui scopre i collegamenti con vari clan presenti a Torre Annunziata e nel suo hinterland.
Non sarebbe bastata soltanto la targa installata per la toponomastica stradale, non sarebbe servita per capire il gesto di tutto ciò. Altra cosa si è cercato di raccontare ai giovani questo ragazzo che ha donato la sua vita per la verità e qual è il modo più giusto se non con i QRCode inseriti (per essere a conoscenza della storia e della realtà dei fatti per non essere indifferenti) a lato su vera pietra lavica, che dà la consapevolezza che duri nel tempo.
Non è stato facile scolpire su pietra, chi l’ha fatta ci ha messo quasi un mese lavorando notte e giorno. Ogni segno ha un significato particolare a partire da quelli sulla bocca. Chi ha deciso di uccidere Giancarlo ha pensato di porre fine alla sua penna, alla sua macchina da scrivere e quindi alla sua bocca. Lo hanno zittito perché i loro troppi affari erano loschi e il giornalista era soltanto un ostacolo da eliminare.
Non può essere una mano criminale a fermare la voglia di verità, la voglia di correttezza e la voglia di rinascita.
Ma quello che non abbiamo ancora capito che Giancarloèunodinoi! Noi siamo tanti piccoli Giancarlo. Lo siete voi nelle vostre vite, nei problemi e nelle preoccupazioni, lo siamo noi giornalisti e mi ci metto io in primis che molte volte vengo minacciato o bloccato con alcune “azioni” perché alcune inchieste possono risultare scomode per qualcuno.
Ma la forza di andare avanti te la dà questa stele, guardandola ogni mattina e guardare il viso scolpito, ci può dare la forza di andare sempre avanti senza mai fermarci.
Se avete il coraggio di parlare in faccia e raccontare anche i problemi della città con il vostro nome e cognome senza mai nascondervi, sarete piccoli Giancarlo. Perché Giancarlo è uno di noi!