Capri: Documento ANCIM. Un modo nuovo di legiferare dal Territorio e per il Territorio
Riceviamo e pubblichiamo il seguente documento che cita le 35 isole italiane, tra cui Capri.
I 35 Sindaci delle piccole isole italiane, i 220mila Cittadini residenti fissi ed i milioni di Cittadini temporanei delle suddette isole chiedono, a viva voce, al Governo ed al Parlamento il ripristino dell’Art. 3 e il reinserimento degli emendamenti -presentati dall’ANCIM- in occasione dell’audizione sul ddl S497 di iniziativa della Senatrice Moronese.
Esso, come affermato nella relazione di presentazione, era stato scritto dal Territorio e per il Territorio e rappresentava un modo nuovo di legiferare.
In occasione dell’audizione, l’ANCIM dava atto della correttezza e della lungimiranza del suddetto ddl ed esprimeva apprezzamento per un testo legislativo lungamente atteso e che serviva a rafforzare la sperimentazione di un modello sviluppo, iniziato nel 2000, e che fondava le sue radici in un “Accordo di Sviluppo Integrato delle Isole Minori” sottoscritto dal Presidente del Consiglio di allora, Giuliano Amato, che lo firmò come impegno per tutti i Ministeri. Nel suddetto Accordo veniva descritto il percorso che il ddl Moronese aveva recepito. Il ddl S497 rappresentava:
– la corretta attuazione di un modello felicemente sperimentato;
– la corretta attuazione dell’Art. 114 della Costituzione che parla di equiordinazione dei livelli istituzionali;
– la corretta attuazione del riparto delle competenze di cui all’Art. 117 esercitata per mezzo di un “Comitato Istituzionale Paritetico” che vedeva allo stesso tavolo i sette Ministeri di maggiore coinvolgimento sulle tematiche insulari, le sette Regioni e sette Comuni, uno in rappresentanza di ogni area regionale.
Quindi il Comitato Paritetico è la sede corretta per esercitare la cooperazione tra tutti e per dare inizio e fine alle codecisioni. Non può esserci un Decreto finale del Ministro se non negando i primi due punti.
I ministeri chiave sono certamente Sviluppo Economico, Ambiente, Beni Culturali, Politiche Agricole e Turismo, Sanità, Istruzione, Infrastrutture e Trasporti.
– la corretta attuazione del 5° comma dell’Art. 119, che parla di interventi speciali per promuovere la coesione, la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, ecc.;
– la corretta attuazione di quel principio di Insularità, di iniziativa popolare, recentemente presentato al Senato;
– la corretta attuazione del Contratto di Governo che, di tali principi ha fatto il fondamento.
Il dl S497 rappresentava l’adeguato correttivo soprattutto per le aree insulari particolarmente disagiate;
– la corretta attuazione di quel Governo del Cambiamento di cui tanto si sente parlare e che dovrebbe rappresentare la valorizzazione dei Cittadini, delle Autonomie locali, dello snellimento burocratico, della più efficace programmazione dei fondi, della integrazione programmatica pubblica e privata e delle sinergie finanziarie;
– la lungimirante definizione di “Area Vasta ed Omogenea di Sviluppo” per dare valore, anche in sede europea, ad un corretto riparto dei fondi comunitari e per un nuovo modello di sviluppo anche esso più rispondente all’Art. 174 e ss. del Trattato di Lisbona;
Così non è stato!
Il testo, presentato per la discussione in Aula, è l’esatto contrario di quello che l’originario ddl S497 aveva normato. Si è voluto richiamare il percorso attuativo dalla legge 244/2007 per la cui
valutazione si rammenta un solo dato: la legge risale al dicembre 2007, siamo nel 2018 ed è ancora in attuazione. Diversamente al percorso del 2000 in cui il CIPE aveva assegnato 100 miliardi di
vecchie lire ai Comuni delle Isole Minori ed al DUPIM.
Per tale finanziamento l’ANCIM, con il suo Direttivo, aveva individuato i criteri di riparto pesando tutti i fattori per permettere anche ai Comuni più piccoli di disporre di un importo adeguato per fare una programmazione I criteri individuati nell’attuale ddl S497, oltre ad irrigidire la procedura, vanifica questa garanzia. I Comuni più piccoli avrebbero solo spiccioli su cui non si può costruire una programmazione per lo sviluppo. Tra i criteri, i Sindaci avevano anche inserito quello di destinare una certa percentuale del fondo per finanziare progetti privati sinergici agli obiettivi e settori di sviluppo individuati dai singoli Comuni. Questo, insieme ai 100 miliardi di vecchie lire assegnati dal Ministero dello Sviluppo Economico, aveva permesso di rilanciare l’economia e l’occupazione locale.
Come si legge dai dati elaborati del Ministero, solo con quel fondo sono stati creati più di mille nuovi posti di lavoro nei 35 Comuni delle Isole!
Ci sembra una buona riflessione anche per le attuali problematiche sul DEF e sul provvedimento finanziario in discussione. Attualmente, il DUPIM elaborato dai Comuni ed asseverato dalle Regioni, prevedeva di finanziare anche progetti dell’imprenditoria locale e già dal 2014 sono state raccolte le manifestazioni di interesse per iniziative che vanno verso il turismo la
cultura, il risparmio energetico, ecc..
Gli Imprenditori erano in attesa del bando per attuare i loro progetti e creare nuova e più duratura occupazione, come nel DUPIM 2000/2004.
Anche qui si citano, brevemente, alcuni dati: in tre anni si è impegnato e speso tutto e senza tante lungaggini, ma con il lavoro del “Comitato Paritetico Istituzionale”. Sindaci, ove si è reso necessario, hanno riprogrammato per non tenere fermo lo sviluppo. Nella sperimentazione, precedentemente descritta, anche le Banche hanno svolto un ruolo nuovo al servizio del Territorio nel concedere mutui, nel supportare i Comuni più fragili nella valutazione dei progetti, ecc. ed il tutto a titolo gratuito.
Tutto si è svolto nel Territorio e per il Territorio.
Anche nell’originale testo Moronese era previsto questo ed anche un nuovo rapporto con le Università e con organismi pubblici.
Nella proposta in tema di energia, oltre che chiedere l’accorpamento dei fondi di settore nel fondo unico, l’ANCIM aveva proposto un nuovo percorso autorizzatorio che superasse, non solo il lungo iter diversificato tra le sette Regioni, ma anche più celere riportando le decisioni al “Comitato Paritetico” su una proposta di piano di interventi -elaborato da ANCIM- volto ad utilizzare -area per area- tutte le fonti rinnovabili e non solo il fotovoltaico.
L’ANCIM, già da ora, ha avviato lo studio della proposta in collaborazione con l’ENEA, con la quale ha sottoscritto un Accordo, ma anche con l’Università ed il CNR.
Persino un Istituto Tecnico Senese, in attuazione di un progetto INTERREG, ha creato un prototipo per sfruttare la blue energy nelle isole minori.
Come si può intuire, il livello locale è ampiamente attivo e pronto a raccogliere tutte le sfide e ad osare di più delle aree della terraferma, consapevoli che vadano trovate le soluzioni più adeguate per ogni Territorio.
Particolare attenzione, a soluzioni più adeguate, erano individuate per la scuola, la sanità, i traposti.
Il testo originario del ddl già dava risposte adeguate, ma gli emendamenti dei Comuni, presentati in audizione (ai quali si rinvia), avevano integrato tali soluzioni cercando di dare servizi primari corretti in tutte le isole e superare le diseguaglianze che norme uguali per diseguali avevano ed hanno generato.
L’elasticità e le deroghe che si richiedevano hanno già il loro presupposto giuridico nella legge 662/96, come novellata nella legge di Stabilità 2015 nella parte sugli
strumenti di programmazione negoziata. Quindi, ciò che si chiede è di dare attuazione anche ad altre norme contenute in altri
provvedimenti legislativi (federalismo fiscale, ecc.).
Per quanto riguarda le finanze, si proponeva di utilizzare le revoche e gli avanzi di finanziamento della legge 244/2007, di fare confluire tutti i fondi di settore dell’energia, della sanità (fondo per le Isole Minori), del trasporto locale, nel fondo unico, di riconsiderare la bozza di delibera CIPE del dicembre 2017 che destinava 50 milioni di euro del fondo di coesione, ma assegnandoli alle Regioni invece che ai Comuni secondo la procedura proposta da ANCIM e recepita nel ddl 497 originario.
I 35 Comuni delle piccole isole chiedono un incontro urgente al Governo, al Parlamento per approfondire questo percorso e per riportare il testo alla sua elaborazione iniziale.