Hamsik a -1 dal record di presenze azzurre
E si può osservare l’orizzonte, lanciando un’occhiata al vissuto: saranno 510 partite e vorrà dire che a questo punto, stasera, la Storia comincerà a soffiargli al fianco, spingendolo nell’Olimpo. E si può scrutare in quello sguardo che insegue il vuoto, e invece va domando le emozioni, che ci sono dodici anni dentro alle nuvole che ora catturano Hamsik e lo fanno prigioniero. Il Parco del Principe è per lui, che s’è preso il Napoli da «bambino» e se l’è portato dentro, a cresta alta, senza porsi domande e però offrendo risposte: centoventi gol, per lasciare che Maradona rimanesse lì, staccato, e ora un altro passettino ancora, anzi formalmente due, affinché pure Bruscolotti finisse nell’ombra di un capitano che ormai è per sempre. La 510 fa da preludio all’aggancio: non può essere una serata normale, per un Principe, anzi per un Re.
Lo sente il momento, Hamsik?
«Non posso mentire, non ci riesco: e non posso che dire di essere turbato. Quando arrivai non credevo di poter raggiungere tutti questi primati e invece sta per accadere».
Sono tutti suoi, ormai.
«E con la maglia del Napoli, un club che rientra tra i top del mondo del calcio. E’ una sensazione fantastica, meravigliosa, che mi rallegra, che mi dà gioia, che mi confonde anche. Mi sembra quasi incredibile».
Stasera rivede Cavani, compagno per un triennio ma anche amico, e non sarà un incontro banale.
«Quando arrivò a Napoli, sin dai primi giorni, dai primi allenamenti, si capiva che aveva la stoffa per arrivare in una delle big del calcio mondiale. In quel periodo, si è conquistato quello che gli è stato concesso. Era un giocatore da Psg, da livelli elevatissimi, e sarà bello non solo incrociarlo ed abbracciarlo ma anche affrontarlo da avversario».
Ma sarà anche dura, quasi impossibile questa partita con il Psg.
«Si diceva lo fosse anche quella con il Liverpool…Bisogna avere fiducia e crederci fino alla fine. Ogni gara di Champions va considerata difficile, perché la qualità delle avversarie è altissima e a noi sono capitate due tra le favorite. Ma siamo il Napoli, siamo qui per giocarcela, perché se pensi di non farlo rischi poi di essere devastato».
Gli ingredienti giusti.
«La tranquillità e la consapevolezza dei nostri mezzi. Abbiamo un allenatore che ci trasmette non solo concetti tattici ma principalmente una serenità d’animo significativa molto importante. Non vediamo l’ora di cominciare a giocarla, questa gara a Parigi».
Ha parlato di Ancelotti, il suo sesto allenatore da quando è a Napoli.
«Gli sono grato per averci spinto a battere il Liverpool, attraverso una applicazione inusuale. E sul campo penso si sia visto quello che Ancelotti ci ha chiesto di fare. E’ stata una bella dimostrazione per noi, che siamo stati bravi nelle interpretare le due fasi. E contro il Psg bisogna che si resti su quella intensità per riuscire a fare punti».
La regia le sta sempre stretta?
«Ho sempre detto che sono un giocatore al quale piace toccare tanti palloni nel corso dei novanta minuti: mi sto trovando bene, sono convinto di poterlo fare e di potermi anche migliorare in fase difensiva. Non era mia abitudine allontanarmi dalla porta, ma ci sto provando e dovrò abituarmi. Ma sono contento di quello che sto facendo e penso che il tempo possa solo aiutarmi. Ho sfruttato quello che ho avuto a disposizione, ma non è mai troppo per imparare nuove cose quando si gioca a questi livelli».
Turn-over a volontà e dal cilindro, a Udine, a partita in corso, è uscito Fabian Ruiz non Hamsik.
«C’è scelta e Ancelotti ci sta utilizzando come ritiene più opportuno. Fabian si sta esprimendo su standard rilevanti e sono contentissimo per lui».
fonte:corrieredellsport