Lettere da Piano di Sorrento – Un premio per i disonesti
LETTERE DA PIANO DI SORRENTO
UN PREMIO PER I DISONESTI
Checché se ne dica, nonostante il discredito che cala sulla nostra professione ed il concerto tacito di: organismi, autorità, politici e di quanti invidiosi e contrari, l’avvocato resta il sogno ed il desiderio di tanti, é la più nobile delle professioni liberali, non fosse altro per il fascino che ha sempre esercitato nella storia dell’Umanità.
Oggi, purtroppo, in una Società del malaffare imperante, in una Società che ha finalizzato l’esistenza alla truffa, all’imbroglio, privilegiando la furbizia all’intelligenza, dove il “peggiore”, per un miracoloso trasformismo mediatico, diventa il “migliore”e chi più ruba è più ammirato…evidentemente anche la Giustizia rimane travolta dall’ondata di malcostume e disonestà.
Non è ancora spento l’eco degli avvocati coinvolti nell’imbroglio delle marche giudiziarie ed ecco apparire un altro sconcertante capitolo che colpisce il Sud Italia: Torre Annunziata. Ci riferiamo al recente evento dei “falsi incidenti” che ha portato all’emissione di ben 22 ordinanze di custodia cautelare per giudici di pace ed avvocati.
Da una parte ben vengano questi provvedimenti per ricordarci che, sia pur lentamente, la Giustizia si muove, nello stesso tempo, però, si avverte tutto il malessere ed il fallimento del nostro apparato sociale, perché, se si arriva all’evento-arresto, vuol dire che qualcosa non ha funzionato, non funziona nell’apparato giudiziario. Per quanto riguarda i Giudici di Pace (forse spariranno), sta di fatto che i criteri adottati per la scelta e la selezione non sono risultati ideali.
Per quanto riguarda noi avvocati, il discorso si fa lungo; dobbiamo partire da lontano, perché, per la nostra categoria, andava operata una seria riforma, che non c’è stata. Non si è intravisto un criterio selettivo e qualificativo valido; oggi esiste una pletora di avvocati, ostacolati dalla burocrazia, oneri fiscali, e una serie di difficoltà che, alla fine, non risolvono alcunché. Si è coltivato più un criterio denigrativo e mortificante che un criterio professionalmente selettivo. È stato introdotto un istituto, quello della mediazione, un parto generato dalla politica, che si risolve in un gravoso e disagevole strumento operativo. Un codice deontologico che è rimasto sulla carta, necessari provvedimenti disciplinari evaporano come sostanze all’aria aperta. Esiste un’illecita concorrenza, esercitata in tante forme, che non viene ridimensionata e punita.
Il leit motiv è svuotare la nostra professione. Va rivista, tra l’altro, la nostra legge professionale, perché non è tollerabile che i magistrati in pensione esercitino l’avvocatura nello stesso luogo dove hanno svolto le funzioni di giudice. E sono tante altre le censure da muovere. Tornando al recente scandalo, che ha coinvolto giudici di pace ed avvocati, ho letto che, giustamente, sono insorti il Presidente del Tribunale di Torre Annunziata, il Consiglio dell’Ordine, la Camera Penale, costituendo un fronte unico per “sradicare” questo tumore che ha colpito il mondo giudiziario.
Ma non è che, poi, passata la fase emotiva, e non dell’indignazione (perché non siamo più capaci di indignarci) questi Signori dello scandalo, processati e giudicati definitivamente come responsabili dei reati loro ascritti, tornino sulla scena come certi Onorevoli, condannati in passato e che riappaiono candidamente sugli schermi televisivi, quali “ospiti d’onore”…ai talk show?
In un’Italia delle amnistie e dei condoni tutto è possibile. Se non siamo noi tutti addetti ai lavori e non, capaci di esercitare ogni protesta, nelle forme consentite dalla legge ed accettiamo, invece, supinamente come sempre, tutto quello che succede, e non dovrebbe succedere, vuol dire che diamo un premio ai disonesti…anzi, in un’Italia “anche dei premi facili”, istituiamone uno ad hoc.
avv. Augusto Maresca