Praiano, parcheggi al Menato dopo un anno dalla bocciatura ci riprovano il 22 novembre
il progetto presentato dalla società GEMAR s.p.a. per un parcheggio a Praiano, zona Menato vede contrari WWF Terre del Tirreno e Italia Nostra
Ad un anno dalla bocciatura a Praiano in Costiera amalfitana si riprova a ottenere i placet con la conferenza convocata per il prossimo 22 novembre. Il progetto presentato dalla società GEMAR s.p.a. per un parcheggio a Praiano, zona Menato fu bocciato il 30 ottobre 2017 quando si era riunita presso la casa Comunale la conferenza dei servizi. Alla riunione erano presenti anche le associazioni WWF Terre del Tirreno e Italia Nostra, oltre che l’Arch. Eleonora Scirè per delega del Sovrintendente ABAP arch. Francesca Casule giusta delega prot., l’Arch. Umberto Marchese in rappresentanza dell’Ente Parco Regionale dei Monti Lattari; l’Arch. Fabrizio Gargiulo in rappresentanza della società GEMAR S.p.A; l’Arch. Gaetano Casa, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Praiano ed il segretario generale del Comune di Praiano dott. Vincenzo Galano che funge da verbalizzante.
La Conferenza, non avendo acquisito tutti pareri positivi inerenti all’intervento sopracitato, è stata chiusa con esito negativo.
Chiara era stata la presa di posizione del WWF Terre del Tirreno che aveva definito il progetto del parcheggio “un intervento estremamente invasivo che trasforma un tratto di costone naturale in un edificio terrazzato di cemento alto circa 14 metri e largo circa 55, visibile dalla strada provinciale, dalla costa e dal mare, in totale spregio delle caratteristiche paesaggistiche tutelate dell’area”.
Inoltre, l’associazione ha aggiunto quanto segue: “L’intervento è previsto in ZTO 3 del PUT, che prevede: impedire ulteriore edificazione fatta eccezione per: le attrezzature pubbliche previste dal PUT e quelle a livello di quartiere. In tal senso si evidenzia un netto contrasto con le disposizioni del Put. L’art. 17 della Lr 35/87, infatti, nella Zto 3 consente unicamente la realizzazione di attrezzature pubbliche (escludendo ogni intervento privato) finalizzate a soddisfare il fabbisogno delle attrezzature di quartiere, a servizio dunque della residenza, che emergano in sede di calcolo del loro fabbisogno, secondo le modalità stabilite dalla stessa normativa (Art. 1 l del PUT). A riguardo, seppure ammettendo che la realizzazione possa avvenire attraverso l’intervento privato (come
previsto dal piano urbanistico comunale per effetto delle novazioni regionali), viene tuttavia da sé che la convenzione prevista dallo strumento generale debba risultare finalizzata a garantire l’utilizzazione pubblica delle attrezzature da parte dei residenti (non basta una fogna o un marciapiedi), in ciò differenziandosi dall’utilizzazione pubblica intesa in senso generico, al pari di un’attrezzatura, ad esempio, di tipo commerciale. Allo scopo, la convenzione deve si garantire la realizzazione e la cessione di spazi e opere assimilabili alla urbanizzazione primaria, ma a queste essa dovrà aggiungere la specificazione dell’uso gratuito dell’intero complesso (e non di parte di esso, altrimenti la superficie urbanistica destinata a standard dal Puc non verrebbe del tutto rispettata) a vantaggio dei residenti, secondo modalità che assicurino in ogni caso l’interesse del privato ad intervenire, giustificate attraverso una comparazione anche economica delle rispettive convenienze. Diversamente, così come configurata la proposta – e più specificamente la convenzione – l’opera assume un carattere espressamente commerciale, trovandosi in palese contrasto con l’art. 17 della lr 35/87 e sussistendo
un esclusivo interesse privatistico. Sulla base di tali considerazioni le Associazioni scriventi chiedono di non autorizzare il progetto e chiedono inoltre di poter partecipare alla Conferenza dei Servizi”.