PSG miracolato – ci rivedremo al San Paolo il giorno 6 novembre

25 ottobre 2018 | 06:21
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PSG miracolato – ci rivedremo al San Paolo il giorno 6 novembre
PSG miracolato – ci rivedremo al San Paolo il giorno 6 novembre
PSG miracolato – ci rivedremo al San Paolo il giorno 6 novembre
PSG miracolato – ci rivedremo al San Paolo il giorno 6 novembre

Troppa l’arroganza dell’allenatore del Paris Saint Germain Thomas Tuchel.

Callejon super, Allan mostruoso Koulibaly da applausi, Albiol ok – Insigne e Mertens spaventano parigi

8 Gol di Insigne  in Champions Dal suo esordio in Champions League nel 2013/14 Insigne ha realizzato otto gol nella competizione, più di qualsiasi altro iarroganza del

SOSTITUZIONI: dall’8’ st Zielinski per Insigne, dal 39’ st Milik per Mertens, dal 42’ st Rog per Callejon.
A DISPOSIZIONE: Karnezis, Malcuit, Hysaj, Zielinski, Rog, Diawara, Milik.
AMMONITI: 9’ pt Mertens, 34’ pt Mario Rui per gioco falloso; 36’ st Callejon per fallo di mani, 46’ st Ospina per c.n.r.

ALLENATORE: Tuchel.
SOSTITUZIONI: dal 1’ st Kehrer per Bernat, dal 31’ st Draxler per Cavani, dal 38’ st Diaby per Verratti.
A DISPOSIZIONE: Cibois, Kehre, Choupo-Moting, Nkunku, Diaby, Nsoki.
AMMONITI: 5’ pt Marquinhos, 49’ st Draxler per gioco falloso.

2 NAPOLI 4-4-2

Si può provare delusione per un 2 a 2 al Parco dei Principi con i milionari qatariani? Si può: perché a due minuti dalla fine sentivamo il profumo dolce dell’impresa, la seconda del Napoli in questa stagione di Champions dopo la superba vittoria sul Liverpool. Un’impresa differente dalla precedente, che era stata di gioco, di puro dominio: in questa occasione stavano prevalendo il cuore e la tattica sulla qualità. Delusi, certo, poiché sul più bello Di Maria ha bloccato il respiro dei napoletani con un tiraggiro, la specialità di Lorenzo Insigne; dunque, la beffa nella beffa.

Ancelotti può dirsi ugualmente soddisfatto, però: ha mostrato il suo primo Napoli di lotta, esaltatosi nei recuperi di Allan, formidabile presenza, nell’incidenza di Fabian e Hamsik e nel rispetto dei tempi d’intervento di Koulibaly, Albiol e Maksimovic. Un Napoli che non avevamo ancora visto così deciso, anche sporco a tratti, quasi feroce. Certamente confuso nei primi minuti di entrambi i tempi ma sempre capace di riprendersi e ripartire per occupare il campo.
In due parole, abbiamo visto una squadra subire il pareggio all’ultimo da un insieme di straordinarie individualità, il Psg così pieno di risolutori da non lasciarti mai tranquillo.
Il Napoli ha impiegato diciotto, venti minuti per capire la partita, per entrarle dentro: Mbappé e Neymar erano riusciti a spaventarlo con un paio di giocate che ne avevano saccheggiato le riserve di sicurezza. E’ stato Fabian, dopo alcuni tentativi sulla sinistra di Mario Rui, a segnalare ai compagni che tutto sommato si poteva fare rubando palla alla coppia Verratti-Rabiot e avvicinandosi all’area francese. Intorno al ventitreesimo ancora Mario Rui ha innescato Mertens che con una correzione al volo ha centrato la traversa; pochi istanti dopo Callejòn, servito da Hamsik, ha impegnato a terra Areola e alla prima apertura del gioco a destra, da fermo ha spedito in porta Insigne che con un pallonetto ha trovato il vantaggio.
Nell’ultima parte del primo tempo il Napoli si è restituito al proprio calcio disorientando continuamente il Psg.
La ripresa ha avuto un andamento simile, solo che il primo pari è giunto su autogol, un episodio che avrebbe potuto frenare un Napoli ordinario, non quello del Parco.
Il vero pari deludente è un altro, quello di Belgrado che ci auguriamo non debba pesare alla fine.

Prestazione superlativa degli azzurri, la vittoria sfuma nel finale

Il confine tra il tormento è l’estasi è un impercettibile battito di ciglia ma la felicità rimane in quell’ora e mezza di calcio moderno che porta il Napoli a centoventi secondi dall’impresa, lo lascia illudere e poi lo strapazza emotivamente: 2-2 e si resterà storditi, anche un po’ confusi, per essere stati “scippati” dal destino e da una genialata di Di Maria d’un capolavoro, ma c’è una notte da portarsi appresso, come traccia da seguire per restare lassù, a ridosso delle stelle. E’ uno show da amanti del football che per un’ora e mezza – pause umanissime escluse – Ancelotti esibisce a tutto campo, anestetizzando il Psg, poi accerchiandolo e quasi annientandolo: la classifica dice Liverpool 6, Napoli 5, Psg 3 e l’arrivederci al 6 di novembre, al San Paolo, può essere sostenuto da un sorriso ispirato da un’esibizione persino sontuosa.
TI INCARTO. E’ uno spettacolo cerebrale spalmato sui novanta minuti ma c’è un tempo, il primo, in cui il Napoli entra nella partita e non ne esce più, dimenticando pure qualche preoccupazione grossa che pare tradurre un latente timore. E invece il coraggio è nella interpretazione, sempre a fronte alta, e tra le linee, d’una nottata che risistema sulla cattedra Carlo Ancelotti che si prende il possesso palla (56%) e sottrae a Tuchel le idee, soffocandogli le linee di passaggio, attaccandolo ora a destra e ora a sinistra, perché ci sono punti deboli del Psg che sono scoperti. La partita diviene rappresentazione intellettiva e intellettuale e Hamsik, il padrone del centrocampo, sovrasta Verratti, entra nei ricami, gioca corto o anche lungo, lasciando che il Napoli trasferisca la propria cinica versione da una parte all’altra ma rapidamente; e Mbappé a sinistra viene depotenziato, come Rabiot che sparisce rapidamente.

MA COSA è. Il Fabian Ruiz che sfonda, sistematicamente, a sinistra, con la collaborazione di Mario Rui, fa stropicciare gli occhi (esterno, mezzala, infine trequartista) e quando Mertens (24’) strapazza la traversa, ancora, come con il Liverpool (e per la quarta volta in Champions), sul cross del portoghese, non c’è rabbia ma conversione: il Napoli “sceglie”, a quel punto, di andare ad affondare da destra, aprendo il Psg con i contromovimenti e ispirando una licenza poetica prima a Callejon e poi a Insigne: la palla alle spalle di Kimpembe dello spagnolo è d’una dolcezza appagante e il cucchiaio dello scugnizzo serve per spalmare la glassa sulla nottata con lo 0-1. C’è il Napoli, sempre il Napoli, nella occupazione e il Psg è pigro e si lascia trascinare da una (quasi) banale lettura: da Neymar (in mezzo alle linee) a Mbappé, ma non basta.

RIVOLUZIONE. Tuchel interviene nell’intervallo, toglie Bernat, lancia Kehrer, si tuffa con la difesa a tre modello-Napoli alzando Meunier, allargando Di Maria a sinistra e sistemando Mbappé e Neymar alle spalle di Cavani: la rivoluzione non ha bisogno di tempo e (6’ st) il destro di Neymar sbatte sui guantoni di Ospina, che in 60 secondi confeziona due prodezze, la seconda sul colpo di testa di Meunier. La zoppia di Insigne, accennata per un po’, diventa pregiudizievole e in una nottata come questa non si lasciano neppur minimi vantaggi: entra Zielinski quarto di sinistra a metà campo, Fabian Ruiz alle spalle di Mertens ma linea che si va abbassando, ma per meriti altrui. E quando gli dei scendono in campo, le resistenze crollano: Mbappé apre su Meunier, il cross diventa veleno allo stato puro, sulla deviazione di Mario Rui che vale l’1-1. La presenza del Psg, divenuta imponente, s’avverte sulla trequarti, il possesso francese è lievitato (65%) e il Napoli ha cominciato anche a sbagliare qualche scelta, perché ha meno ossigeno.
Con Draxler (per Cavani), si ricambia, la prima punta è il pallido Mbappé, il Psg si è allungato, il campo si è allargato, la sorte s’è ridestata e sul destro di Fabian Ruiz (32’ st), Marquinhos fa qualcosa di strano, quasi girandosi e stoppando il pallone, che un avvoltoio, Mertens eleva a 2-1. Ma certe notti sono torbide e la rasoiata di Di Maria (al terzo dei cinque minuti di recupero) fa sanguinare: però la gioia è più forte del dolore, perché questo Napoli tra le grandi ci sta.

fonte:corrieredellosport