Benevento. Arte/Studio – Gallery. Forte attesa per la mostra con opere di Donato Izzo, Francesco Peluso, Matteo Sarro, intitolata ““Connessioni sperimentali. Nuovi percorsi nel solco dell’Astrattismo Totale.”

14 novembre 2018 | 22:47
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Benevento. Arte/Studio – Gallery. Forte attesa per  la mostra con opere di Donato Izzo, Francesco Peluso, Matteo Sarro, intitolata ““Connessioni sperimentali. Nuovi percorsi nel solco dell’Astrattismo Totale.”
Benevento. Arte/Studio – Gallery. Forte attesa per  la mostra con opere di Donato Izzo, Francesco Peluso, Matteo Sarro, intitolata ““Connessioni sperimentali. Nuovi percorsi nel solco dell’Astrattismo Totale.”
Benevento. Arte/Studio – Gallery. Forte attesa per  la mostra con opere di Donato Izzo, Francesco Peluso, Matteo Sarro, intitolata ““Connessioni sperimentali. Nuovi percorsi nel solco dell’Astrattismo Totale.”
Benevento. Arte/Studio – Gallery. Forte attesa per  la mostra con opere di Donato Izzo, Francesco Peluso, Matteo Sarro, intitolata ““Connessioni sperimentali. Nuovi percorsi nel solco dell’Astrattismo Totale.”

Articolo di Maurizio Vitiello – Forte attesa per la mostra “Connessioni sperimentali. Nuovi percorsi nel solco dell’Astrattismo Totale.” all’Arte/Studio – Gallery di via Sant’Agostino, 15 di Benevento.

Forte attesa per una mostra da vedere, assolutamente.
“Connessioni Sperimentali. Nuovi percorsi nel solco dell’Astrattismo Totale.” è il titolo della mostra di pittura di tre giovani beneventani, che sarà inaugurata, alle ore 11,00 di domenica 18 novembre, all’Arte/Studio – Gallery di via Sant’Agostino, 15 di Benevento (a pochi metri dall’Arco Traiano).
L’esposizione che s’avvale della mirata direzione artistica di Antonio Salzano, con i testi critici dello storico dell’arte Giovanni Cardone e dell’artista Mario Lanzione, raccoglie le opere recenti dei tre giovani artisti emergenti: Donato Izzo, Francesco Peluso e Matteo Sarro.
Notiamo, quindi, che il GAT (Gruppo Astrattismo Totale), formato da Giuseppe Cotroneo, Mario Lanzione e Antonio Salzano sta facendo scuola e giovani fortemente interessati allo sviluppo dell’aniconicità seguono le piste dei maestri, in senso parallelo.

Ecco, per chiarezza il testo critico dello storico dell’arte Giovanni Cardone per la mostra: “CONNESSIONI SPERIMENTALI. nuovi percorsi nel solco dell’Astrattismo Totale.”

Grazie alla sperimentazione e al bisogno di una nuova visione dell’arte, nel 2012 a Benevento nasce il Gruppo Astrattismo Totale, formato dagli artisti Giuseppe Cotroneo, Mario Lanzione e Antonio Salzano. Con l’intento di rinnovare l’arte Astratta attraverso la “fusione” dei valori aniconici essenziali espressi dalle correnti artistiche del ‘900, dall’Informale all’Astrattismo Geometrico. In effetti, l’idea di coniugare la materia e la geometria nasce, nel 1975, con le carte veline di Mario Lanzione che, attraverso la ricerca e la formazione di Gruppi come “Generazioni”, ha portato avanti questa scelta artistica fino a quando, nel 2008, ha esposto a Benevento con una mostra personale intitolata “Astrattismo Totale. Un percorso artistico tra materia e geometria”, presentata da Rosario Pinto.
I giovani artisti astratti che sono Francesco Peluso, Donato Izzo e Matteo Sarro sono accomunati dalla radice comune dell’astrattismo totale.
Le loro opere astratte si rivolgono alle diverse esperienze artistiche del secondo dopoguerra e in particolare ai pittori astratti americani e all’Informale. In questo senso è possibile ricollegarsi all’arte di Jackson Pollock, rappresentante dell’espressionismo astratto o action painting insieme a De Kooning e contemporaneamente ritrovare alcuni richiami ai gesti informali di Hans Hartung e Pierre Soulages. Nell’interpretazione di questi giovani artisti queste diverse modalità d’espressione convivono, dando vita a una perfetta fusione, dove il gesto convulso di Pollock e le concitate tonalità cromatiche di De Kooning sembrano ritrovare una gestualità più controllata senza per questo perdere d’intensità e vigore. La purezza formale e il rigore assoluto delle loro composizioni, infatti, si amalgama perfettamente con il ritmo esplosivo di un colore che, pur concitato nella stesura, risulta sapientemente modulato. Dal caos della materia, di cui il colore si fa portavoce sulla tela come graffiata e squarciata in più punti, si approda all’ordine rigoroso di una cornice posta quasi a contenere un implodere improvviso. Nelle tele astratte di questi giovani artisti la realtà appare sfigurata e resa irriconoscibile. Solo l’uso del colore e gli abbinamenti cromatici sembrano mantenere, paradossalmente, il contatto col reale. In quanto veicoli per comunicare un’emozione, essi si fanno portavoce di ciò che l’artista prova e sperimenta. Questi giovani artisti sembrano trovare proprio nell’ astrattismo totale quell’ispirazione e quel senso di gioia e libertà che solo l’arte è in grado di trasmettere.

Riportiamo per completezza anche il testo di Mario Lanzione su:
CONNESSIONI SPERIMENTALI. nuovi percorsi nel solco dell’astrattismo totale
DONATO IZZO – FRANCESCO PELUSO – MATTEO SARRO

Donato Izzo, Francesco Peluso e Matteo Sarro, frequentano l’Arte/Studio – Gallery di Benevento nella piena condivisione delle scelte artistiche operate dai responsabili della Galleria. Tuttavia, il loro interesse è rivolto anche e soprattutto al Gruppo Astrattismo Totale.
Un Gruppo che è da considerarsi come un Movimento artistico che ha anticipato e già prodotto delle novità assolute nel panorama dell’Arte Astratta; tra l’Informale e l’Astrattismo Geometrico. Sull’argomento, lo storico dell’arte Giovanni Cardone scrive: – …. Grazie alla sperimentazione e al bisogno di una nuova visione dell’arte, nel 2012 a Benevento nasce il Gruppo Astrattismo Totale formato dagli artisti Giuseppe Cotroneo, Mario Lanzione e Antonio Salzano. Con l’intento di rinnovare l’arte Astratta attraverso la “fusione” dei valori aniconici essenziali espressi dalle correnti artistiche del ‘900, dall’Informale all’Astrattismo Geometrico. In effetti, l’idea di coniugare la materia e la geometria nasce, nel 1975, con le carte veline di Mario Lanzione che, attraverso la ricerca e la formazione di Gruppi come “Generazioni”, ha portato avanti questa scelta artistica fino a quando, nel 2008, ha esposto a Benevento con una mostra personale intitolata “Astrattismo Totale. Un percorso artistico tra materia e geometria”. … -.
Con l’Astrattismo Totale è come percorrere un “corridoio” dalle pareti lisce e ruvide, parallele ma con l’illusione ottica di convergere in un punto di luce e di equilibrio tra una tridimensionalità percepibile e uno spazio immaginario, tra uno spazio tempo e uno spazio cosmico. Quello che apparentemente può sembrare il “frullatore del tutto messo insieme”, è, in realtà, il “nucleo centrale” della totalità delle conoscenze nel settore aniconico dell’arte, ove le due forze naturali (il positivo e il negativo) si concentrano in un’unica energia.
Per quanto riguarda i nostri espositori, Giovanni Cardone aggiunge: – … I giovani artisti astratti che sono Francesco Peluso, Donato Izzo e Matteo Sarro sono accomunati dalla radice dell’Astrattismo Totale …… La purezza formale e il rigore assoluto delle loro composizioni, infatti, si amalgama perfettamente con il ritmo esplosivo di un colore che, pur concitato nella stesura, è sapientemente modulato. Dal caos della materia, di cui il colore si fa portavoce sulla tela come graffiata e squarciata in più punti, si approda all’ordine rigoroso di una cornice posta quasi a contenere un implodere improvviso. Nelle tele astratte di questi giovani artisti la realtà appare sfigurata e resa irriconoscibile. Solo l’uso del colore e gli abbinamenti cromatici sembrano mantenere, paradossalmente, il contatto col reale. Questi giovani artisti sembrano trovare proprio nell’Astrattismo Totale quell’ispirazione e quel senso di gioia e libertà che solo l’arte è in grado di trasmettere …-.
Donato Izzo, sta sperimentando l’uso e il riciclo di materiali come vecchie finestre, cornici o particolari di mobili in disuso. Frammenti di una memoria storica, tracce del passato recuperati e restituiti come opere d’arte. Nei suoi lavori si respira il senso dell’antico, l’odore della muffa, dell’umido come elementi che si mischiano all’accumulo di terriccio e vernici bruciate. In effetti, in questa ricerca artistica sono riscontrabili, o perlomeno avvertibili, i quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco) che sono i principi della vita in un contesto naturalistico e di “nostalgica” evocazione delle proprie radici. Quella di Donato Izzo si potrebbe identificare con l’esperienza vissuta da Alberto Burri ma l’obiettivo e il risultato sono sicuramente differenti. Indubbiamente, l’elemento materico della pittura Informale gioca molto nelle rappresentazioni aniconiche di Donato. Nel nostro giovane artista, però, assume un’importanza risolutiva, l’inserimento della geometria come espressione di equilibrio e di “fusione” tra la poetica razionale e quella irrazionale che è tipica dell’Astrattismo Totale. Una forza esplosiva se si pensa al cammino che il nostro giovane operatore può ancora percorrere e sviluppare.
Alzando gli occhi al cielo, le stelle mi apparvero come una lineare punteggiatura luminosa: siepi trasparenti di umana immaginazione. Un esistenzialismo cosmico che mi rapì nel corpo e nella mente al pensiero di essere delle fragili creature, minuscoli esseri viventi in un immenso universo. In quella notte ricordai amori lontani, finiti nei sogni della giovinezza e immaginai tutte le cose esistenti sulla Terra, dall’uomo, agli animali, agli alberi, nella constatazione della loro bellezza e perfezione. Considerazioni che, anche nell’ipotesi dell’assenza di un Dio, avvaloravano in me stesso la convinzione di una natura capace di creare meccanismi che permettono la vita sulla Terra e il perfetto equilibrio tra sistemi solari e galassie esistenti in uno spazio infinito.
Quello dell’amore platonico come un sentimento spirituale che si avvicina alla perfezione divina è un concetto difficile da assimilare se si pensa che, secondo le più accreditate teorie scientifiche, non possa prescindere dal rapporto fisico. D’altronde, lo stesso Platone, oltre all’amore passionale e irrazionale, ha elaborato teorie scientifiche basate sull’idea che, al di fuori della realtà sensibile, esiste un mondo dove trovano consistenza idee e concetti logici e matematici; non a caso si è servito dei numeri e delle forme geometriche per dimostrare alcune sue teorie. Indipendentemente da qualsiasi convinzione religiosa, essendo impossibile dedurre o immaginare come sia avvenuto e cosa ci sia stato prima della nascita dell’Universo ma s’ipotizza che, dalle sue origini, si sia formato tutto ciò che esiste nello Spazio, possiamo affermare che gli elementi nate dall’origine di tutti i tempi sono appunto la luce, la materia, l’energia, la geometria, lo spazio tempo, lo spazio cosmico e i suoni.
Per capire le opere di Francesco Peluso bisogna tener conto di tutti questi concetti. La sua pittura, infatti, è un concentrato d’idee scientifiche e filosofiche. Egli “naviga” fantasiosamente negli infiniti spazi siderali riportandone le pulsioni, gli effetti di luce e la materia rarefatta. Indubbiamente il cervello possiede delle maggiori predisposizioni per certe forme piuttosto che per altre, concetti ben chiari negli studi fatti sulla teoria della percezione e la psicologia della forma come nell’esempio della gestalt. Il dato che a noi interessa è che i lavori di Peluso li possiamo percepire come energia del segno espresso attraverso un senso di bellezza e di poesia. Forme e colori che vibrano attraverso una sottile transizione cromatica e di sovrapposizione, tra sfumature e contrasti contenute in delicatissime modulazioni geometriche. Tutto, comunque, è riportato a una visione che va oltre le conoscenze reali, in una dimensione, ove si fondono esigenze spirituali e concetti della fisica inerenti alle oscillazioni elettromagnetiche. Le onde e le vibrazioni possono essere prodotte dall’energia sprigionata dalla luce e dalla materia, ma sono anche suoni o “rumori” che l’universo incorpora e poi trasmette. Peluso coglie l’essenza di tutto questo e lo riporta sulla tela in sequenze modulari non perfettamente equilibrate ma che seguono un ritmo ascensionale di rette parallele o segmenti circoscritti in forme geometriche, come scritture su papiri, con tenui accostamenti pittorici, quasi impercettibili, che vanno dal grigio al viola con sovrapposizioni di triangoli, rettangoli e quadrati trasparenti che, in una composizione apparentemente appiattita, producono un’immaginaria tridimensionalità. Francesco elabora con la mente l’universo delle conoscenze e delle immaginazioni, pensa all’infinito e trasmette in sintesi, con i suoi inchiostri tipografici o calcografici mescolati con l’olio per dare lucentezza ai colori, servendosi di un “suo” codice costituito da tessiture e modulazioni geometriche che, al loro interno, contengono luce e materia, spazio tempo e spazio cosmico. Oscillazioni, vibrazioni sonore, sequenza di pulsazioni a senso alternato di breve ampiezza e di alta frequenza, tutto un susseguirsi di energie, di “onde cosmiche” e “vibrazioni geometriche” come idea del movimento e di trasferimento di un pensiero come essenza della vita stessa. Per certi versi, le composizioni pittoriche di Peluso potrebbero paragonarsi a quella di Piero Dorazio o Giulio Turcato ma la differenza sta proprio nella leggerezza del colore con le sovrapposizioni e velature geometriche che attraversano l’opera come ombre in movimento. E’ in questo dualismo tra il razionalismo ascensionale dell’opera e il modulo scomposto, tra segni ondulati e geometrie sovrapposte, tra la luce che appare e la materia che scompare, che il nostro artista percorre il solco dell’Astrattismo Totale alla ricerca di una continuità d’idee con un suo linguaggio artistico.
Lunghe ombre si distendono al suolo come mute e inquietanti presenze di creature inanimate. Laddove il buio sembra svanire, i raggi di luce disegnano sagome scure compatte, dai contorni ben delineati e determinati che generano uno scenario notturno misterioso, pieno di affascinanti visioni e di esasperate contrapposizioni tra luci e ombre. E’ nell’eccezionalità di questa scenografia, visibile soprattutto durante la fase di luna piena, che mi sembra di percepire, ricordare e riconoscere le opere di Matteo Sarro. Riproduzioni di paesaggi naturali illuminati dal sole con contrasti meno esasperati, più morbidi, ma pur sempre contrassegnati da nette alternanze tra il bianco e il nero. Una sorta di “scacchiera” ove l’inserimento del colore secondario non aggredisce la composizione e non determina sfumature di grigio. Elementi naturalistici colti nella loro essenzialità in una metafisica visione di forme geometricamente ondulate che esprimono una sensibilità umana legata all’inconscio, alla conoscenza delle immagini che la mente ci riporta e alla capacità di Matteo di elaborarle in un linguaggio fantastico. L’inserimento della sabbia con i colori acrilici, sulla chiara ed evidente sperimentazione di una coesione tra la materia e la geometria, i dipinti di Sarro si distinguono come un proseguimento dell’esperienza artistica tracciata dall’Astrattismo Totale. Modanature naturali e spessore materico, due elementi che creano una tridimensionalità in equilibrio con un’architettura fantastica sviscerata dalle immagini che la mente riconosce e dagli umori di una personalità giovane che ama la vita, gode delle opportunità che essa ci riserva ma con un consapevole rapporto affettivo e sociale improntato sull’assunzione delle proprie responsabilità. E’ una ricerca spirituale del proprio essere, dal punto di vista di una sensibilità artistica esistenziale che indaga oltre la realtà apparente e scontata di una società materialistica per proiettarsi in una dimensione che supera il visibile umano, tra una ragionata concezione realistica e una fantasiosa trasformazione del reale. Matteo Sarro immagina strutture naturali a forma di archi, di cunicoli, di rocce, di cavità naturali che trasforma in composizioni pittoriche raffiguranti strutture ambientalistiche dell’immaginario in una tormentata contrapposizione tra le zone d’ombra e quelle illuminate. E’ la spiritualità dell’artista che si manifesta in tutta la sua sensibilità. Impercettibili ricordi dettati dal subconscio che si materializzano sulla tela per essere consegnati al futuro. Sono pensieri che rivestono la sfera affettiva di Matteo Sarro nell’idea dell’amore, della propria fede religiosa e dell’esistenza dell’uomo come creatura della natura e mente pensante responsabile del destino di un mondo che ci è stato donato per trasmetterlo ai posteri, possibilmente integro nella sua origine Divina.

Benevento con quest’avvertita rassegna di novità si pone all’attenzione nazionale e permette ai giovani artisti Donato Izzo, Francesco Peluso e Matteo Sarro, grazie all’Arte/Studio – Gallery, di avere una visibilità congrua e diretta.
Da non mancare; la mostra resterà aperta sino a giovedì 4 dicembre 2018 e sarà visitabile il martedì e giovedì, dalle ore 17.00 alle ore 19.00; per appuntamento:3339242084.
Artisti, studenti e “addetti ai lavori” hanno voglia d’incontrarsi nello spazio vicinissimo all’Arco Traiano.
Forte attesa per domenica mattina, alle ore 11, ad orario di aperitivo.

Maurizio Vitiello