Italia,Mancini alla ricerca di un attaccante -puntera’ su Balotelli ?
Il 2 dicembre a Dublino il sorteggio per i gironi di qualificazione a Euro 2020: 5 gironi da 5 squadre, 5 gironi da 6 squadre. L’Italia è tra le teste di serie. Svizzera, Portogallo, Olanda e Inghilterra saranno inseriti nei gironi A, B, C, D. Questa la suddivisione al termine della Nations League.
URNA 1
Svizzera
Portogallo
Olanda
Inghilterra
Belgio
Francia
Spagna
ITALIA
Croazia
Polonia
URNA 2
Germania
Islanda
Bosnia-Erzegovina
Ucraina
Danimarca
Svezia
Russia
Austria
Galles
Repubblica Ceca
URNA 3
Turchia
Irlanda
Irlanda del Nord
Scozia
Norvegia
Serbia
Finlandia
Bulgaria
IsraeleURNA 4
Ungheria
Romania
Grecia
Albania
Montenegro
Cipro
Estonia
Slovenia
Lituania
Georgia
URNA 5
Kosovo
Bielorussia
Lussemburgo
Armenia
Azerbaigian
Kazakistan
Moldavia
Gibilterra
Far Øer
Lichtstein
Andorra
Malta
San Marino
Il Giro d’Italia… dei centravanti per il momento non ha avuto il successo che Roberto Mancini si aspettava. Il ct, alla ricerca dei gol necessari per rilanciare la Nazionale, è partito da Balotelli ed è passato attraverso le “tappe” Belotti, Immobile, Zaza e Lasagna e le prove in quel ruolo di esterni come Insigne e Bernardeschi, ma se si va alla ricerca di un aspetto che non ha funzionato nei suoi primi 6 mesi sulla panchina più scomoda della Penisola, quello è la “caccia” al numero 9 che ci serve per tornare a competere con le migliori d’Europa e del Mondo. Dopo 9 partite tra amichevoli e Nations League, esperimenti quasi tutti deludenti e tante occasioni da rete divorate, però, il Mancio è convinto di aver trovare la soluzione al problema del gol, di aver individuato l’uomo giusto. E quell’attaccante ha il nome di Mario Balotelli, il centravanti al quale si era affidato il giorno del suo esordio contro l’Arabia Saudita e che poi era sparito schiacciato dal peso dei suoi (di Mario) chili di troppo.
TRA 4 MESi. Dopo che Immobile ha fallito contro il Portogallo e Lasagna ha sprecato una grande occasione contro gli Usa, il tecnico di Jesi è di fronte a un panorama tutt’altro che roseo, se pensa alle gare di qualificazione a Euro 2020 che inizieranno a marzo. Può sperare che Cutrone trovi una continuità di rendimento che gli permetta di diventare il titolare nell’attacco della Nazionale maggiore e “scipparlo” a Di Biagio, che però di questi tempi ne ha un gran bisogno. Può lanciare Pavoletti che se fosse stato al top probabilmente avrebbe schierato anche a Genk. Quanto a Immobile e Belotti c’è poco da augurarsi: nessuno dei due ha le caratteristiche che esaltano Mancini. Alla fine, però, resta la carta Balotelli che in fondo è il centravanti che il Mancio preferisce, il primo su cui ha puntato nonostante Mario venisse dall’ostracismo di Conte e di Ventura. Con l’ex Milan e Liverpool però non si possono avere certezze e soprattutto Mancini è nelle mani di un attaccante dall’immenso potenziale che in queste ultime 5 stagioni, compresa l’attuale, ha giocato a un livello a lui consono solo nel 2017-18 con il Nizza.
SCOMMESSA RISCHIOSA. E allora perché il Mancio ha deciso di fare questa scommessa rischiosa su ragazzo che lui stesso ha lanciato ai tempi dell’Inter? Tra le braccia di Supermario lo spinge la qualità perché tra i centravanti “puri” provati finora (dall’elenco togliamo chiaramente gli “adattati” Insigne e Bernardeschi), Balo non è quello che nelle ultime stagioni ha segnato con più continuità, ma è quello che in azzurro ha finora visto di più la porta (14 centri) e quello che ha più qualità. E siccome quelle 7 lettere (qualità) per il tecnico di Jesi sono fondamentali, è disposto a un azzardo… ragionato. Se a marzo Mario sarà quello di settembre (non lo è più già ora, almeno vedendo la bilancia) o se non avrà ripreso a giocare con continuità con il Nizza, non sarà convocato, altrimenti gli sarà restituita una maglia azzurra. Cosa fa essere fiducioso Mancini? Balotelli è in scadenza di contratto il 30 giugno e ha voglia, a parametro zero, di firmare per una grande squadra. Può farlo solo giocando una seconda parte di stagione super e magari riconquistando l’Italia. Mancio e Balo insomma hanno entrambi la stessa speranza. Ora la parola passa di nuovo al campo, ma, in attesa dei gol (gli 8 nelle 9 gare dell’era Mancini sono pochi), il Giro d’Italia dei centravanti rischia di finire dove è iniziato.
Che cosa c’è nella testa dell’amletico Mancio quando fischietta “My way” mentre si fa la barba allo specchio? Cosa gli impedisce di godere fino in fondo della vanità d’aver restituito la più derelitta Nazionale di sempre all’attenzione degli italiani? Al di là, voglio dire, della sua congenita malinconia che è poi l’eleganza del pudore? Chi lo conosce sa che l’uomo sta covando. Che qualcosa lo assedia, tra l’inquietudine e la tentazione. Un’idea che va oltre l’uovo di Colombo del “quelli bravi vanno fatti giocare, a prescindere dall’età”. Ovvio, se non fosse che il nostro calcio detesta l’ovvio. Odia i giovani.
Proviamo a immaginare. A partire dal “wanted” su tutti i manifesti del qualunquismo generale che evoca/invoca il bomber perduto. Una sarabanda di nomi, tra centravanti, veri, falsi, presunti, pescati da ogni possibile suggestione. Immobile, Belotti, Zaza, Giovinco, Lasagna, Pavoletti, Kean, prima o poi sarà il turno di Inglese (per me è lui oggi “the man”). E Balotelli, la prima suggestione. «Ha 28 anni, è ancora giovane. Ha grandi qualità e dipende tutto da lui». E se fosse proprio lui, Balotelli, il sottile tormento, l’assillo che sfiora l’ossessione? Il Balo e il Mancio, la strana coppia, ma anche l’attrazione fatale. Uno che butta da sempre il suo talento, l’altro che non smette di riconoscerlo. Perché, sia chiaro, il Mancio sa riconoscere il talento come pochi.
L’inguardabile Micro Mario mandato alla gogna contro la Polonia, ma soprattutto contro se stesso, potrà essere credibilmente recuperato solo dopo aver mostrato e bruciato ogni alternativa possibile? Lui resta, nella testa di Mancini, il più forte e il più completo di tutti? Credo di sì, anche se comincio a credere sempre più che il suo Balo potrà ritrovarlo sì, il Mancio, ma sotto un altro sembiante, un altro nome e un altro millennio, quello di Moise Kean, da qui a due anni il più forte di tutti.
Ancora di più credo che la svolta di questa Nazionale rinascente non sarà nel dubbio del bomber da scegliere, ma nella certezza del gioco. Un brivido che mancava da troppo tempo. Lo conferma anche l’ultima scelta di Sensi. Nessuno è disposto ad amare il brutto anche se verniciato d’azzurro. Mancini sa che il gioco deve passare fluido dai piedi buoni. Sensi o Jorginho, Verratti, Barella. Tutto nasce da qui, da una palla che circola con ebbrezza e lucidità. Se c’è il gioco, non c’è bisogno dell’uomo della Provvidenza, che si chiami Balotelli o Lasagna. Se la palla fluisce, la porta si avvicina e quello che oggi è spreco domani sarà raccolto. La svolta c’è già stata, grazie al Mancio, e chi se ne frega se la palla oggi esce. Domani entrerà.
fonte:corrieredellosport