NAPOLI -PSG IN 55.000 PER SPINGERE GLI AZZURRI ALLA VITTORIA
Un olandese per Napoli-Psg: Björn Kuipers, 45 anni, imprenditore, internazionale dal 2007, una finale di Champions e una di Europa League all’attivo. Arbitri d’area Higler e Van Boekel, guardalinee Van Roekel e Zeinstra, quarto uomo Schaap.
Napoli-Paris Saint Germain, match valevole per la gara di ritorno della quarta giornata della fase a gironi della competizione Uefa Champions League
Il San Paolo pronto ad accogliere il Psg DOMANI i 6 novembre in Champions.La sfida sara’ decisiva per la qualificazione agli ottavi.
Napoli-PSG: diretta tv su Sky, non si vedrà in chiaro su Rai 1
Mica sarà una serata come tutte le altre e chissenefrega che pure stavolta, come sempre, non parrà loro di star comodi come in quegli stadi che sbucano dal televisore, sono nuovi, moderni, tinteggiati e hanno pure le poltroncine: ma gli altri mica ce l’hanno quell’urlo che perfora i timpani d’una città intera, la squarcia in due da Nord a Sud e da Est a Ovest, la lascia vibrare e poi si lancia a sognare con gli occhi spalancati. «Thechampioonsss»: vi strazieranno ancora, vedrete, ormai è divenuto un vezzo popolare, un inno incontrollabile alla felicità e – come s’usava sussurrare una volta – formeranno il dodicesimo uomo in campo.
CHE FOLLA. Così si può fare, è regolare, non c’è trucco e non c’è inganno, semmai quelli c’erano primi, in questo disadorno trimestre in cui del San Paolo non s’è avuta traccia, triste e desolante come praticamente mai nella sua esistenza. Ma non si può eternamente evadere da se stessi, fingere che sia semplicemente una partita di calcio, nascondersi dietro una scusa qualsiasi, la più verosimile o anche quella apparentemente più plausibile: domani no, è il 6 febbraio, c’è Napoli-Psg, c’è Cavani e c’è la magia d’un calcio da assaporare per intero, c’è quel boato che deve far ballare ben dentro a una favola.
PRIMATO. Direte, troppo facile così, parlar di record: però è terribilmente vero, semmai l’anomalia è in questo recente passato, mentre ora Napoli si riappropria della sua normalità, ne convoca cinquantatremila al San Paolo, lascia che strillino come forsennati o che soffino al pallone: accadde contro il Liverpool, probabilmente; e forse fu la forza concentrica di quei 37.057 – il massimo stagionale – e dei loro sospiri a spingere Callejon per il cross e Insigne per il tap in al novantesimo. Può darsi. Perché si fecero sentire anche loro, anche se in realtà parevano pochini, mentre in questo martedì stellare, godendosi il luccichio di un’emozione, lo riempiranno (quasi) per intero, come ai bei tempi, come una Bombonera, un Maracanà, come un teatro dei sogni che si chiama San Paolo.
LA VIGILIA. Ormai manca poco, le lancette corrono velocemente, e chi si è avviato in anticipo, da due settimane, abbonandosi, o chi comunque s’è prenotato, pagando per questo gran gala da lasciare senza fiato, sa che ricomparirà quell’atmosfera fascinosa, sin dal primo istante, e quando poi partirà la colonna sonora, Hamsik resterà incantato, e Ancelotti alzerà lo sguardo al cielo: «È vero che poi resteranno tre partite ancora, ma questa può essere determinante. Per vincerla, dovremmo fare una gara straordinaria, perché loro hanno calciatori eccezionali. Penso a Mbappé, a esempio, che potrebbe vincere il Pallone d’Oro e se non ci riuscirà quest’anno lo farà in futuro, perché è candidato a diventare il successore di Messi e di Cristiano Ronaldo. E sarà una sfida importante e probabilmente decisiva per entrambe». E il Napoli la giocherà lasciandosi cullare dal San Paolo, che gli farà compagnia: undici più cinquantatremila…Napule è (sempre) mille culure.
Nikola Maksimovic getty images
NAPOLI – Ma stavolta (può darsi), meglio evitare di intrufolarsi nel laboratorio, per inventarsi ancora: e sarà diversa, certo, ma finirà per apparire uguale, quasi una copia perfetta, d’una squadra già vista. La quindicesima, ce ne accorgeremo, nasce al Parco dei Principi, portandosi appresso le tracce d’una notte magica e assai indicativa, quella d’una rivoluzione copernicana in cui al centro della terra ci finì la difesa a tre, anzi a quattro, ma no a tre a mezzo…Il calcio di Ancelotti in salsa partenopea cambiò quella sera, dopo riflessioni profonde non sul metodo o sul sistema, ma sugli uomini, sulle loro conoscenze, sulle attitudini dei singoli da combinare con i suggerimenti dell’allenatore: tu, Maksimovic, stai largo a destra e poi, in fase di possesso, scivoli verso il centro, con Albiol e Koulibaly che scalano verso l’esterno e Mario Rui che si alza un po’. Elementare, guagliù: ci sono voluti novanta minuti per dimostrare che nella sua semplicità, c’era nascosta una via di fuga verso il futuro.
RIECCOLI. E’ Napoli-Liverpool l’ora e mezza in cui, incredibilmente, Ancelotti rimescola una squadra reduce dagli schiaffoni dell’Allianz Stadium, a Torino, e rimasta un ibrido, un’incompiuta, contemporaneamente tanto (come con la Lazio e il Milan) o niente (per esempio a Marassi con la Sampdoria): però l’epicentro dei pensieri, della identità, pareva racchiusa nella difesa a quattro. Un must. E invece, per uscire dagli equivoci, assorbite le caratteristiche d’ognuno, verificata la loro versatilità, Ancelotti interviene «chirurgicamente», plasmando il Napoli e strappandolo un po’ al proprio cliché, chiedendogli una diversità ritenuta praticabile e scorgendo margini di miglioramento in chiunque. TURN-OVER. È chiaro che però adesso sta emergendo una squadra (quasi) completamente rifatta rispetto all’ultima, quella che ha battuto l’Empoli ma ha sofferto: ci sono, ci saranno, ci dovrebbero essere sette volti nuovi e verrà fuori quel Napoli da Champions che Ancelotti ha poi ritoccato, rispetto all’«originale» truccato per il Liverpool, solo in attacco, com Mertens al posto di Milik a far compagnia a Insigne. Ma Ospina se ne starà tra i pali, davanti ai quattro che sembrano tracciare una linea ondeggiante (Maksimovic, Albiol, Koulibaly, Mario Rui), a loro volta protetti da una cerniera lampo che deve garantire coperture degli spazi ma anche verticalità e capacità di entrare nel campo (Callejon, Allan, Hamsik e Fabian Ruiz). Quindici Napoli, ma questo è il secondo: come se fosse il Gattopardo…Affinché tutto resti immutato: quella luce che spirigiona il Napoli, ad esempio.
fonte.corrieredellosport